Inchiesta sull’urbanistica: il “nodo” delle motivazioni per la revoca ai domiciliari a Catella

Nessun pericolo di fuga, nessun rischio di insabbiamento delle prove? O, più semplicemente, l’assenza di gravi elementi di colpevolezza? Tra quarantacinque giorni i giudici del tribunale del Riesame che hanno revocato i domiciliari al “re del mattone”, Manfredi Catella, risponderanno a queste domande. Dalle motivazioni che sottoscriveranno si capirà se scarcerare il capo di Coima Sgr, accusato di falso e corruzione nell’ambito dell’inchiesta milanese sull’urbanistica, sia stato un atto dovuto alla mancanza di esigenze cautelari o a quella di fatti indiziari. Delle due l’una. Di certo per l’aggiunta Tiziana Siciliano l’indagine “Grattacieli puliti” ha solide fondamenta. «Elementi forti», aveva commentato la pm nei giorni scorsi davanti ai cronisti: «L’inchiesta è molto grande e quelle del Riesame non sono né sentenze di assoluzione né di condanna». Tutto ancora da vedere, dunque. Del resto, insieme a quelle su Catella, sono attese anche le motivazioni riguardanti gli altri cinque arrestati eccellenti – Giuseppe Marinoni, Giancarlo Tancredi, Alessandro Scandurra, Federico Pella e Andrea Bezziccheri – tornati in libertà nelle prime settimane di agosto. Urbanistica, i progetti di Catella. I pm: «Così ha leso l’intera comunità» Assieme a loro è indagato (senza essere mai stato raggiunto da misure cautelari) il sindaco di Milano, Beppe Sala, «trattato – hanno scritto i pubblici ministeri in una recente memoria di 58 pagine – come un dipendente maldestro e poco efficiente» dall’immobiliarista erede di Salvatore Ligresti. Di chat tra il primo cittadino e il capo della Sgr ce ne sono diverse agli atti del procedimento: sottolineerebbero i toni forti utilizzati da Catella quando i suoi progetti non sembrano essere sposati da palazzo Marino. «Caro Beppe ciao. Mi dispiace segnalarti che abbiamo ricevuto l’ennesima comunicazione degli uffici contraria a trovare qualunque tipo di ragionevole conciliazione al punto di non potere che interpretare un atteggiamento incomprensibilmente ostile rispetto all’impegno e lavoro che stiamo dedicando per raggiungere risultati attenti e sensibili a contribuire all’interesse della città. Bah e superbah», scrive Catella. «Sala e Tancredi? Dipendenti di Catella». Ma l’arresto è in bilico Ma l’episodio che i magistrati meneghini gli contestano riguarda il presunto accordo che avrebbe stretto con l’ex membro della Commissione paesaggio del Comune, Alessandro Scandurra. Più in particolare, secondo gli inquirenti, Coima avrebbe affidato all’architetto almeno 138mila euro di incarichi di progettazione. In cambio Scandurra avrebbe fatto gli interessi di Coima in seno alla Commissione, invece di astenersi per il conflitto di interessi in almeno due sedute. Intanto il “re del mattone” che, in una nota annuncia di star scrivendo un libro anche sulla vicenda, ha commentato: «Siamo fiduciosi che la motivazione della decisione possa contribuire a fare chiarezza sulla vicenda e sulla correttezza del nostro operato. Oggi torno al lavoro». Il Riesame nei suoi confronti, al contrario di quanto avvenuto per alcuni degli altri (ex) arrestati, non ha disposto misure interdittive. Ma anche in tal caso per capire le ragioni della decisione dei giudici, su cui potrebbe aver influito il fatto che Catella si fosse già spogliato delle deleghe con la Pa, bisognerà attendere più di un mese. Più di un mese anche per continuare a fare luce su chi, come scritto dai pm, «ha leso il territorio e la comunità milanese». L’inchiesta è aperta. Stadio, «squali» e pm. Così i fedelissimi proteggevano Sala