Ventiquattro ore dopo aver inviato una dura lettera ai suoi sostituti per ribadire la correttezza del suo operato rispetto alla vicenda dei verbali sulla presunta loggia Ungheria dell’avvocato Piero Amara, nella quale si sottolineava la «grave» fuga di notizie a opera del pm Paolo Storari, il procuratore della Repubblica di Milano Francesco Greco si ritrova sul banco degli imputati. Nei suoi confronti la procura di Brescia ha aperto un fascicolo d’inchiesta per omissione d’atto d’ufficio in relazione alla gestione proprio di quei verbali, come ha riferito l’Ansa sulla base di informazioni che sarebbero emerse dal Consiglio superiore della magistratura.

L’apertura di un fascicolo d’indagine nei confronti di Greco segue quello su Storari, indagato circa due mesi fa per rivelazione di segreto d’ufficio, e quelli a carico dei magistrati Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro, titolari del processo Eni-Shell Nigeria, indagati per rifiuto d’atto d’ufficio per non aver voluto depositare nel processo una serie di informazioni sull’ex manager di Eni, Vincenzo Armanna, che avrebbero potuto, potenzialmente, alleggerire la posizione degli imputati. Con l’iscrizione di Francesco Greco tutti i protagonisti della guerra all’interno della procura di Milano sono finiti sotto indagine tranne, per quel che se ne sa al momento, il procuratore aggiunto Laura Pedio.

La storia è ormai nota: i pm Laura Pedio e Paolo Storari, titolari dell’indagine su un presunto depistaggio dell’Eni ai danni di alcuni colleghi del pool dei reati internazionali guidato da De Pasquale, avevano interrogato tra il dicembre e il gennaio del 2020 l’avvocato Piero Amara, ex legale della società già condannato più volte per corruzione di magistrati. In quegli interrogatori Amara aveva rivelato l’esistenza di una loggia, chiamata “Ungheria”, nella quale erano confluiti magistrati, imprenditori, alti dirigenti dello stato e delle forze dell’ordine. La presunta loggia non sarebbe altro che un imponente comitato d’affari asservito a interessi privati. Il procuratore Greco, nelle accuse che gli ha lanciato Storari, si sarebbe rifiutato di aprire subito un procedimento per verificare se le parole di Amara non fossero calunniose e se ci fosse del vero.

Per il pm quello stop è stato illegittimo e ha portato alla scelta di consegnare i verbali a Piercamillo Davigo, anch’esso indagato a Brescia in concorso con lui. La posizione di Storari è al vaglio del Csm che deve giudicare sulla richiesta di un suo trasferimento d’urgenza da Milano per incompatibilità presentata dal procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi, che vorrebbe anche destituirlo dal ruolo.

 

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