Dopo la corruzione, i pm contestano al presidente dell’Ars (fedelissimo di La Russa) il peculato per l’uso illecito della macchina di servizio. Intanto Domani ha scoperto che alcuni finanziamenti gestiti direttamente dalla presidenza sono finiti a una realtà studentesca legatissima al politico
Dopo la corruzione, anche il peculato. In Sicilia continua ad ampliarsi l'inchiesta su Fratelli d'Italia, che ha nel presidente dell'Ars Gaetano Galvagno il principale indagato.
Il pupillo di Ignazio La Russa, predestinato della politica e per molti pronto a candidarsi nel 2027 alla presidenza della Regione e scalzare così l'attuale governatore Renato Schifani, da settimane è nell'occhio del ciclone per la gestione dei fondi pubblici erogati dal parlamento regionale. Leggi finanziarie che si sono tramutate, in più di un caso, in una distribuzione a pioggia di mancette ad associazioni vicine agli onorevoli che siedono, ma che nel caso di Galvagno – secondo la procura di Palermo – avrebbero sconfinato nel reato di corruzione. Galvagno avrebbe infatti indirizzato finanziamenti con l'intento di ottenere in cambio utilità di diverso tipo, per sé e per le persone a lui vicine.
L’indagine si allarga
Mentre giorno dopo giorno cresce la sensazione che altre figure di primo piano del partito di Meloni potrebbero essere tirate in ballo – l'assessora al Turismo Elvira Amata ha già saputo di essere indagata –, è arrivata la notizia di una nuova accusa rivolta a Galvagno.
La contestazione – come riportato da Repubblica – riguarda l'utilizzo dell'auto blu. Secondo i magistrati in alcuni casi il mezzo di rappresentanza sarebbe stato utilizzato per finalità non istituzionali. E addirittura, mentre Galvagno era all'interno del più importante palazzo della politica siciliana, l'auto blu sarebbe stata a disposizione di parenti e conoscenti.
Una nuova ombra che oltre al rilievo penale – il reato ipotizzato è il peculato – riporta l'attenzione sull'eticità dei comportamenti che dovrebbero guidare la sfera pubblica e che invece sembra ormai un tema relegato nella soffitta della politica.
A mostrarsi morbidi nei confronti di Galvagno sono state anche le opposizioni, a partire dal Movimento 5 Stelle che ha in Nuccio Di Paola il vice di Galvagno all'Ars. Nessuna richiesta di dimissioni da parte dei cinquestelle regionali, mentre a Roma il partito guidato da Giuseppe Conte ha deciso di dare una lettura diversa alle vicende: «Abbiamo depositato un'interrogazione alla presidente Meloni e al ministro Calderoli sull'inchiesta della procura di Palermo che coinvolge il presidente dell'Assemblea regionale siciliana Gaetano Galvagno e l’assessora regionale al Turismo Elvira Amata, entrambi di Fdi – si legge in una nota dei deputati siciliani alla Camera – Alla luce delle accuse loro rivolte, la loro permanenza è del tutto inopportuna e lesiva della dignità dell’Assemblea».
I soldi alle associazioni
Gli imbarazzi per Galvagno non arrivano, però, soltanto dalle carte giudiziarie. Dopo la scoperta dei rapporti intrattenuti con Giuseppe Capizzi – sindaco di un piccolo Comune tra i principali beneficiari dei fondi regionali, che nelle vesti di imprenditore avrebbe finanziato la ristrutturazione di una casa di parenti di Galvagno, oltre che chiesto a quest'ultimo di fare da padrino di battesimo alla figlia –, Domani ha scoperto che, negli ultimi anni, il numero uno dell'Ars, attingendo dalle risorse gestite a insindacabile giudizio del presidente, ha dato diversi finanziamenti all'associazione universitaria dell'Ateneo di Catania a lui più vicina.
Si chiama We Love Unict ed è stata costituita nel 2014. Da sempre legata al mondo della destra etnea e grande estimatrice di Galvagno. Proprio il presidente dell'Ars, tra il 2024 e il 2025, ha concesso a We Love Unict 25mila euro per l'organizzazione di tre iniziative: 7mila euro per un evento amarcord legato alla storia del Calcio Catania, 9mila euro per una mostra fotografica e altri 9mila per un evento con proiezione e dibattito nella giornata della festa della donna.
«Il rapporto con Galvagno è di reciproca stima e per noi è un riferimento anche per l'esperienza che in passato ha accumulato nelle attività universitarie – dichiara a Domani Emmanuele Consoli, dall'anno scorso presidente di We Love Unict – ma ciò non ha mai significato avere un canale preferenziale per avere contributi. La nostra associazione fa tante attività e tutto viene richiesto e rendicontato come previsto dai regolamenti. Non siamo l'unica associazione che ha ricevuto aiuto economico, per noi fondamentale perché altrimenti non riusciremmo a finanziare da soli».
A rimarcare – se fosse necessario – il filo rosso che lega Galvagno a We Love Unict c'è anche un altro dato: lo storico fondatore dell'associazione, Paolo Fasanaro, dal 2023 fa parte dell'ampio staff di collaboratori del presidente dell'Ars.
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