Non c’è solo l’inchiesta per corruzione sul presidente dell’Assemblea siciliana, meloniano e delfino di La Russa, ad agitare Fratelli d’Italia. Le tensioni interne dividono i big e cresce il malumore per incarichi affidati dagli assessori a ditte amiche di Fdi
L'estate in Sicilia si prospetta particolarmente torrida per Fratelli d'Italia. Il partito di Giorgia Meloni, che nel governo di Renato Schifani esprime quattro assessori e all'Ars una dozzina di deputati, continua a vivere tempi tutt'altro che sereni. L'ultima notizia, anticipata da alcuni quotidiani locali, riguarda il coinvolgimento di Gaetano Galvagno, delfino di Ignazio La Russa e presidente dell'Ars, in un'indagine per corruzione.
Secondo la procura di Palermo, nel 2023, dalla manovra correttiva al bilancio vennero fuori due finanziamenti – da 100mila e 200mila euro, destinati rispettivamente alla Fondazione Dragotto e al Comune di Catania, per l'organizzazione di manifestazioni natalizie – che avrebbero visto il diretto interessamento di Galvagno. A insospettire i magistrati sono stati gli incarichi ricevuti da due collaboratori di Galvagno da parte dei privati che si sono occupati degli eventi. In un caso si tratta della nota società organizzatrice di concerti Puntoeacapo. Gli inquirenti sostengono, sulla scorta di intercettazioni autorizzate nei mesi scorsi, che gli incarichi siano rimasti soltanto sulla carta, fatture per prestazioni mai rese. Un fatto che potrebbe essere stato funzionale a mascherare il pagamento di mazzette.
Galvagno si è detto del tutto estraneo alla vicenda, spiegando di avere già parlato con i magistrati, e ha incassato la fiducia di Schifani. «Avendo avuto modo, in questi anni, di apprezzarne la correttezza, il rigore morale e la trasparenza nell'azione pubblica, sono certo che saprà chiarire al più presto le contestazioni», ha detto Schifani. Neanche dall'opposizione sono arrivati particolari affondi: «Le tante inchieste, soprattutto quelle riguardanti il mondo della sanità, che negli ultimi mesi hanno coinvolto diversi amministratori pubblici, ci consegnano un quadro che nuoce gravemente al senso di fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni. Per tale motivo ci auguriamo che le indagini in corso possano fare chiarezza sulla vicenda con la massima celerità al fine di spazzare via qualsiasi ombra dall'importante istituzione che Gaetano Galvagno rappresenta», ha dichiarato in una nota il M5s.
Per Galvagno, è la seconda indagine per corruzione. Nel 2022, fu archiviato in un'inchiesta della procura di Catania: in quella circostanza un dirigente regionale, reo-confesso per avere preso tangenti, raccontò di averne incassata una nel salotto di casa del politico meloniano. A consegnarla, a suo dire, era stato un imprenditore che aveva ottenuto appalti dopo sollecitazioni proprio di Galvagno. L'incontro venne confermato dallo stesso Galvagno, che tuttavia smentì – così come l'imprenditore – qualsiasi dinamica corruttiva. L'impossibilità di accertare i fatti portò la procura a chiedere l'archiviazione.
Spine non solo giudiziarie
Lontano dai tribunali, l'atmosfera in casa Fdi resta tesa. Il partito in Sicilia continua a essere guidato da Luca Sbardella, nominato commissario da Roma. Un'iniziativa presa dopo la maretta interna, culminata con l'uscita dal partito del deputato regionale Carlo Auteri, protagonista dello scandalo dei fondi elargiti alle associazioni a lui vicine. E parlando di gestione delle risorse pubbliche, Domani ha scoperto un nuovo affidamento nel campo della comunicazione a società vicine a Fratelli d'Italia.
Nei mesi scorsi, avevamo fatto luce sulle scelte fatte per promuovere il Sicilia Express, il treno natalizio per i fuorisede, e altri eventi, istituzionali e non. Gli incarichi erano andati ad agenzie i cui titolari sono risultati vicini a esponenti di Fdi.
L'ultima vicenda riguarda l'assessorato alle Infrastrutture e Trasporti guidato da Alessandro Aricò. La Regione ha da poco ufficializzato il nome della società che, da qui alla fine dell'anno, si occuperà dei social media dell'assessorato. Si tratta della palermitana Up Project Italia srls. Dai documenti camerali emerge che due dei tre soci di Up Project Italia sono vicini a Fratelli d'Italia e, in un caso, allo stesso Aricò.
Giulio Pillitteri, 46 anni, è assistente parlamentare all'Ars dove lavora per Fratelli d'Italia. Un impegno che va oltre la professione: Pillitteri, infatti, nel 2023 ha ufficializzato il passaggio alla famiglia meloniana in quel di Carini, comune in provincia di Palermo.
Incarichi agli amici del partito
Nel provvedimento di aggiudicazione a favore della Up Project Italia si legge che il principio di rotazione può essere derogato «tenuto conto che la società sta offrendo un prodotto diverso per tipo merceologico e operativo da precedenti affidamenti» e che «da indagini condotte l'operatore uscente ha fornito in precedenza un servizio di ottimo livello con notevole soddisfazione dell'utenza».
La commessa vale 34.900 euro e oltre ai contenuti per i social ha compreso la realizzazione di contenuti per Osaka Expo 2025, evento che si è chiuso da pochi giorni e che ha visto la Regione impegnata in un'attività di promozione che – come rivelato dal quotidiano La Sicilia – è costata ai siciliani oltre un milione di euro.
Amministratore unico, oltre che socio, di Up Project Italia è il 46enne Carlo Alberto Sausa. Anche in questo caso si tratta di un simpatizzante della destra, ma in particolar modo di una persona vicina all'assessore Aricò. Sui social network ci sono fotografie che li ritraggono insieme, sia a bordo di un campo da tennis che in incontri legati a campagne elettorali. Nel 2012, peraltro, Sausa fu candidato alle Comunali di Palermo con Futuro e Libertà, il partito di Gianfranco Fini che sosteneva la candidatura a sindaco di Aricò.
«Mai guardato al colore o all’appartenenza politica, ma solo al merito dei progetti presentati – replica l'assessore Aricò, contattato da Domani – I miei uffici di diretta collaborazione hanno sempre ottemperato con la massima attenzione, scrupolosità e trasparenza a tutte le istanze pervenute alla data odierna purché conformi alle finalità istituzionali». Quando gli si chiede perché non si proceda con avvisi pubblici anziché attendere di ricevere proposte dai privati per poi dare affidamenti diretti, l'assessore chiosa: «Parliamo di importi di poche decine di migliaia di euro, fare una procedura pubblica appesantirebbe il lavoro degli uffici».
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