Raccontano che negli ultimi giorni Roberto Mancini fosse molto pensieroso. Non sentiva fiducia intorno a sé, ma forse soprattutto dentro sé. Al culmine di questo sentimento di disagio ha piazzato l’addio in prossimità del Ferragosto. Alla vigilia dell’Assunzione sono arrivate le più clamorose delle dimissioni.

La tempistica sconvolge non soltanto perché giunge in una domenica da piene vacanze e bollino nero. C’è infatti che Ferragosto è per il mondo del calcio un po’ come il capodanno stagionale: da quella riga in poi parte la nuova stagione per i campionati e per l’attività delle nazionali. Per gli azzurri sono alle porte due gare di qualificazione agli Europei 2024 di Germania: il 9 settembre a Skopje contro la Macedonia del Nord, tre giorni dopo a Milano contro l’Ucraina.

Le pre-convocazioni per queste due gare dovranno essere diramate sabato 19 agosto. Da chi? Mistero paradossale, nel paese dei cinquanta milioni di commissari tecnici che adesso non sa se ne troverà uno in tempo per stilare la lista.

Ma al di là delle lepidezze, rimane il mistero di una decisione così precipitosa, giunta nemmeno dieci giorni dopo la concessione al commissario tecnico di pieni poteri sulle rappresentative nazionali fino all’Under 20, con uno staff completamente di suo gradimento e scelte anche dolorose su chi mettere alla porta. Perché succede allora tutto adesso?

Dica 2024

Su entrambi i fronti, quello federale e quello della cerchia di fedelissimi del tecnico, c’è molta ritrosia a parlare. «Un fulmine a ciel sereno» è la formula di prammatica. Di certo si sa che nulla c’entra il possibile arruolamento del difensore juventino Leonardo Bonucci nello staff del Club Italia. Non è certo per motivi del genere che si recede da un impegno fino al 2026 da 4 milioni di euro annui. Tanto più se la federazione ha appena accontentato il ct, arruolando persone di fiducia sua, anche a costo di lasciar fuori dal giro professionisti come il commissario tecnico della nazionale Under 21, Paolo Nicolato. Altri sono i motivi in gioco.

In primis, vanno menzionate le insicurezze dello stesso Mancini, alle prese con un periodo molto difficili sul piano personale. La morte nel giro di pochi giorni di due ex colleghi e grandi amici come Sinisa Mihajlovic e Gianluca Vialli lo ha segnato nel profondo.

Anche sul piano professionale sono stati tempi duri per un allenatore che sempre più spesso dava l’impressione di aver lasciato il meglio di sé sul prato di Wembley, nel giorno della finale degli Europei vinta ai rigori contro l’Inghilterra (11 luglio 2021). Soltanto 8 mesi dopo, la Macedonia del Nord estrometteva gli azzurri dalla corsa verso Qatar 2022 e da lì in poi le incertezze nel percorso della nazionale si sono riflesse nell’atteggiamento del commissario tecnico, apparso sempre più sotto tono nelle conferenze stampa e nelle interviste post-partita.

Un’insicurezza che nelle ultime settimane sarebbe montata, unitamente alla paura di non farcela a raggiungere la qualificazione agli Europei 2024.

Il tema è stato oggetto delle chiacchierate più recenti col presidente della Figc, Gabriele Gravina, chiacchierate su cui aleggiava il fantasma della clausola rescissoria del contratto in caso di mancata qualificazione. Una crepa c’era già e si è andata allargando, ma da entrambe le parti c’era anche stato un tentativo di ricomposizione, di cui la concessione dei pieni poteri e il rinnovo dello staff secondo i suoi desiderata sono stati segnali chiari. Deve essere successo qualcos’altro.

Sim Sala Bin (Salman)

Esiste davvero un’offerta per guidare la nazionale dell’Arabia Saudita? L’ipotesi era circolata nei giorni scorsi e ha ripreso a correre ieri dopo l’ufficializzazione delle dimissioni di Roberto Mancini.

Sulle prime era parsa la solita voce da calciomercato estivo, tanto più che quello dell’estate in corso è dominato dal denaro dei sauditi e dunque accostare un nome in più a quel calderone è diventato un gioco di società. Da parte federale ci sarebbe stata una richiesta di rassicurazioni, alle quali Mancini avrebbe risposto che no, la storia dell’offerta da parte dei sauditi è una chiacchiera di nessun fondamento.

Dunque, allo stato delle cose bisogna attenersi a quanto dichiarato, sia pure in via riservata. Il tempo dirà. Di sicuro, nella giornata di ieri, sul web questa spiegazione ha preso rapidamente il sopravvento rispetto a quella che chiamava in causa Bonucci. Se infine, fra settimane o mesi, la prospettiva dovesse verificarsi e Mancini accettasse di essere parte del progetto del principe ereditario saudita, Mohammed bin Salman, sarebbe ulteriore veleno nei rapporti fra l’ex ct azzurro e la federazione. Con chissà quali conseguenze.

Aurelio, pensaci

Rimanendo coi piedi piantati nel presente, a questo punto si tratta di trovare un allenatore e pure in gran fretta. Una situazione inedita, ma la rapidità con cui i nomi hanno preso a circolare, lascia pensare che comunque in federazione avessero già un piano d’emergenza. I nomi che vengono fatti in queste ore sono parecchi, ma scartando quelli che al momento appaiono improbabili (Fabio Cannavaro, Gennaro Gattuso, Daniele De Rossi) o non realizzabili (Massimiliano Allegri), i candidati forti sono due: Antonio Conte e Luciano Spalletti. Entrambe candidature con dei pro e dei contro. Antonio Conte è stato già ct nel biennio 2014-16, poi preferì andarsene lasciando spazio alla sciagurata gestione di Gian Piero Ventura. Inoltre, la sua ultima esperienza infelice sulla panchina del Tottenham Hotspur ne ha offuscato le credenziali. Quanto a Spalletti, sarebbe la scelta più suggestiva. Ma bisogna affrontare un ostacolo molto duro: la penale pretesa nei confronti del tecnico da parte del presidente e proprietario del Napoli, Aurelio De Laurentiis. Il patto è che Spalletti si è preso un anno sabbatico e dunque non deve allenare una squadra da qui alla fine della stagione 2023-24. Chi volesse indurlo a rompere il patto, dovrebbe pagare 3,25 milioni di euro. Una mossa che la federazione non può fare in nessun caso. Un primo abboccamento ci sarebbe stato e De Laurentiis avrebbe risposto negativamente: la clausola va pagata, da chiunque. Ma i margini per la trattativa ci sono ancora, sia pure in tempi strettissimi. Altrimenti davvero bisognerà far stilare le preconvocazioni da Chat GPT.

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