Ora i dati sono ufficiali: il ceppo inglese del Covid-19 è presente in Italia nel 17,8 per cento dei contagi, quasi un quinto dei casi, ma nei prossimi mesi potrebbe diventare quella predominante. Sono questi i risultati preliminari del “flash survey”, il sondaggio rapido, condotto dall’Iss e dal ministero della Salute insieme ai laboratori regionali. I dati sono stati rilevati lo scorso 3 e 4 febbraio.

Nel comunicato dell’istituto superiore della Sanità che ha presentato i dati c’è scritto: «Il risultato dell’indagine ci dice che nel nostro Paese, così come nel resto d’Europa, c’è una circolazione sostenuta della variante, che probabilmente è destinata a diventare quella prevalente nei prossimi mesi».

In totale sono stati analizzati 852 campioni provenienti da 16 regioni e province autonome, divisi in base alla popolazione. Il risultato medio attualmente è leggermente minore se confrontato con quello di altre indagini condotte in Europa. In Francia la prevalenza è del 20-25 per cento, in Germania del 30 per cento.

Maggiori restrizioni

Adesso, per l’Iss è necessario tracciare l’incidenza della variante inglese sul nostro territorio, vista «la sua maggiore trasmissibilità rispetto al virus originale». Nel comunicato di Iss e ministero si legge: «Un attento monitoraggio ci consentirebbe, assieme al rafforzamento delle misure di mitigazione, di contenere e arginare gli effetti della nuova variante mentre si prosegue con le vaccinazioni, che restano comunque efficaci anche contro il virus mutato».

In ogni caso, dall’Iss fanno sapere che l’indagine sarà ripetuta nei prossimi giorni per verificare la velocità di diffusione della variante. «La vigilanza deve restare alta però per individuare, come viene già fatto, quelle che potrebbero peggiorare la situazione in termini di trasmissibilità, sintomatologia o sensibilità nei confronti di vaccini e anticorpi, tenendo presente che questi ultimi possono essere comunque modificati per adeguarli alle versioni più pericolose» conclude il comunicato. 

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