Un rosso d’esercizio da quasi 210 milioni di euro. Sotto la presidenza di Andrea Agnelli la Juventus continua a macinare record, ma da oltre un anno a questa parte non si tratta più di celebrare i nove scudetti consecutivi. Il vento è girato altrove e quando accadeva la società bianconera non ha avuto la prontezza di correggere la rotta, né probabilmente era in grado di farlo.

Sicché adesso la società torinese deve fronteggiare un presente grigio cupo. Sul campo la squadra del ritornato (ma ancora non perfettamente sintonizzato) Massimiliano Allegri deve compiere una fatica bestiale per piegare lo Spezia e acciuffare la prima vittoria in campionato dopo cinque giornate (domani alle 12.30 giocherà contro la Sampdoria). E fuori dal campo i conti esplorano nuovi abissi, con un bilancio consolidato che per l’esercizio chiuso il 30 giugno 2021 fa segnare un rosso da 209,9 milioni di euro. Che rispetto agli 89,9 milioni di euro dell’esercizio 2020 significa un peggioramento del 134 per cento.

In un quadro così negativo risulta tutto sommato contenuto l’incremento dell’indebitamento finanziario netto, che però si attestava già su cifre alte (da 385,2 a 389,2 milioni di euro), mentre precipita il patrimonio netto: da 239,2 a 28,4 milioni di euro, con erosione dell’88,1 per cento. Una perdita “derivata quasi totalmente dal risultato del periodo”, come si legge in un passaggio del progetto di bilancio approvato dal consiglio d’amministrazione, sul quale dovrà pronunciarsi l’assemblea annuale degli azionisti convocata per venerdì 29 ottobre.

Da CR7 a Locatelli

Cifre preoccupanti, che fra l’altro chiamano al secondo aumento di capitale (fino a 400 milioni di euro) nel giro di due anni. Ovvio che per grossa parte il vertiginoso peggioramento dei conti venga attribuito alla pandemia. Ma non può essere tutto lì. Oltre ad avere colpito ogni altra società del calcio italiano ed europeo, nel caso della Juventus il Covid-19 ha fatto detonare un equilibrio dei conti già molto precario, specie dopo la sconsiderata acquisizione di Cristiano Ronaldo nell’estate del 2018.

Che quella mossa si risolvesse in un crash test negativo per i conti della società bianconera, al di là della fantasiosa propaganda secondo cui l’acquisizione e lo stipendio (30 milioni di euro netti all’anno) del portoghese sarebbero stati ripagati col merchandising delle maglie, non era così difficile da prevedere. L’esercizio chiuso al 30 giugno 2018, cioè poche settimane prima che Cr7 venisse ingaggiato, faceva attestare i ricavi annuali a poco più di 504 milioni di euro. Se il costo annuo di un solo calciatore (fra stipendio lordo e quota dell’ammortamento quadriennale per l’acquisizione facevano circa 87 milioni di euro) vale circa un sesto dei ricavi d’esercizio, significa che quantomeno si va a giocare un bell’azzardo.

Adesso sappiamo che quell’azzardo è stato finanziariamente rovinoso. Oltreché ininfluente sul piano sportivo, poiché la Juventus con Cr7 in campo ha vinto meno di quanto vincesse prima del suo arrivo e ha visto allontanarsi la Champions league. In compenso, adesso per prendere Manuel Locatelli da una società amica come il Sassuolo tocca alla società bianconera inventarsi formule come quella del prestito biennale con obbligo di riscatto a metà della seconda stagione sportiva. Un “pagherò” molto posticipato che simbolicamente mette per lungo tempo in pausa ogni idea di grandeur.

Ma la Superlega…

Ma nonostante tutto quella grandeur è difficile da porre fra parentesi. Benché si trovi in una fase di bassa fortuna la Juventus continua a sentirsi società leader in Italia e in Europa. Per questo insiste a non rinnegare il progetto di Superlega europea per club.

Ha trovato modo di menzionare il supercampionato europeo pure nel documento del progetto di bilancio, dove si trova un paragrafo dedicato dal titolo “progetto Superleague”. Nove righe scarse divise in due capoversi per dare conto della tentata secessione operata e miseramente fallita lo scorso aprile. E nel secondo capoverso ecco la dichiarazione di non pentimento per l’adesione (mai revocata) al campionato continentale d’elite: «A oggi non è possibile prevedere con certezza gli esiti e i futuri sviluppi del progetto Superleague, della cui legittimità la Juventus rimane convinta».

Nei piani di chi l’aveva progettato, il torneo doveva iniziare il mese scorso. Allo stato dei fatti, e compiendo una rapida panoramica del rendimento fin qui garantito nei propri campionati dalle squadre che vi avrebbero dovuto partecipare, la Juventus vi occuperebbe l’ultimo posto in classifica. Contento lei, signorino Agnelli, contenti tutti.

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