Il Capo di stato maggiore dell’Aeronautica militare Generale di squadra aerea Luca Goretti, in chiusura della celebrazione per i cento anni del Ruolo delle armi, lo scorso 9 maggio ha invocato un cambio di pagina: «La sfida del futuro è diversa, rispetto a quella che abbiamo vissuto noi», ha detto alla platea, «si parla un linguaggio nuovo che richiede un cambiamento epocale». 

Ma quel linguaggio nuovo richiamato da Goretti è fatto di affermazioni discriminatorie e di parole maschiliste. Dopo una serie di incontri sul tema dell’intelligenza artificiale, il generale di squadra si è rivolto alla platea con fare brillante: «Una cosa è certa. L’intelligenza artificiale non riuscirà mai a battere un napoletano. Il giorno in cui l’intelligenza artificiale riuscirà a fottere il napoletano che vi fotte, quando da una radio diventa mattone, allora sì che è meglio andare a casa. Ma sono convinto che non ci sarà mai intelligenza artificiale in grado di fottere un napoletano quando vi fotte la radio». 

Così si è rivolto la maggiore carica dell’Aeronautica militare ai colleghi e alle colleghe giovani e a tutti gli altri presenti all’evento che si è tenuto a Roma, all’Aeroporto militare Francesco Baracca di Centocelle.

Ma c’è di più. Goretti ha poi ringraziato tutti per «la possibilità di festeggiare degnamente un Ruolo delle armi con le palle, perché ce le avete le palle, ve lo dico veramente. Ve lo dico con il profondo della soddisfazione di essere il vostro comandante». Il generale esprime soddisfazione per il lavoro del Ruolo delle Armi, uno dei corpi dell’Aeronautica militare, non per la professionalità, il coraggio, la dedizione, la determinazione.

Ma perché «ha le palle» per il lavoro che fa in Italia, per tutto quello che fa «con naturalezza, in silenzio, soffrendo e magari sudando sangue per consentire all’Italia di essere contemporaneamente in Alaska, in Kuwait, in Polonia, a fare la difesa aerea in Italia, insieme ai nostri amici alleati per difendere una cosa che è eccezionale che è la nostra libertà».

Dichiarazioni e argomentazioni che di certo non ci si aspetterebbe dalla maggiore carica dell’Aeronautica militare, ruolo di vertice e a capo di tutto il personale militare della Forza armata.

E ancora. Rivolgendosi ai giovani, Goretti immagina chi prenderà il suo posto tra altri cento anni. «Dobbiamo passarvi il testimone e magari tra cento anni ci sarà qualcun altro qui sopra che sarà un automa», continua, «sarà un idiota che parlerà in maniera metallica o magari parlerà come parlo io adesso. Non avrà sicuramente le mie sembianze, perché mi auguro che almeno sia bello, fisicamente prestante e che sia accattivante e che sappia parlare e sparare cazzate. Perché questa è la natura umana. Perché se non spara delle cazzate non venite neanche ad assistere a queste chiacchierate, perché sarà inutile».

Risulta complicato seguire il senso di queste ultime parole, mentre i termini volgari, gli stereotipi e la cultura maschilista che hanno caratterizzato il discorso del Capo di stato maggiore dell’Aeronautica militare, in una celebrazione ufficiale per i cent’anni del corpo di una Forza armata, sono chiari ed espliciti. Ancor di più in un contesto, quello militare, in cui la formalità e il rispetto della carica sono centrali. 

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