Il governo tedesco ha annunciato questa settimana di aver concluso un accordo bilaterale con la società Biontech per acquistare 30 milioni di dosi aggiuntive del vaccino sviluppato in collaborazione con Pfizer. Si tratta del primo accordo di questo tipo firmato da un paese membro dell’Unione Europea (con l’eccezione dell’Ungheria, che a novembre aveva acquistato alcune migliaia di dosi del vaccino russo Sputnik). Fino ad oggi, tutti gli acquisti di vaccini erano stati realizzati dalla Commissione Europea per conto dell’Unione nel suo complesso.

Anche se la decisione tedesca non è una completa sorpresa, l’annuncio ha comunque suscitato diverse reazione e in molti si sono domandati se questo non sia il primo segnale delle difficoltà della strategia europea di lotta al Covid.

La decisione tedesca

«Il governo federale tedesco ha sempre detto che avrebbe atteso le decisioni della Commissione e che una volta chiuse le trattative avrebbe eventualmente chiesto ulteriori dosi», spiega a Domani Fernando D’Aniello, editor della rivista Il Mulino che da anni vive in Germania. La decisione di acquistare nuove dosi era stata presa definitivamente in autunno ed era stata annunciata lo scorso 2 dicembre, quando il ministro della Salute tedesco Jens Spahn aveva annunciato l’inizio delle trattative con Biontech e con altre due società tedesche.

Spahn aveva precisato che le trattative con Biontech e CureVac sono iniziate solo dopo che le due società hanno garantito di essere in grado di rispettare i tempi di consegna dei vaccini già acquistati dalla Commissione, mentre la terza azienda coinvolta, Idt, non ha al momento contratti con l’Unione Europea.

Le ragioni dietro questo acquisto sono varie. La prima, è quella di assicurarsi di aver abbastanza dosi di vaccino per almeno l’80 per cento della popolazione entro l’autunno del 2021, un risultato che con i contratti sottoscritti dalla Commissione al momento non appare sicuro.

A questo, va aggiunto che la Germania in queste settimane sta vivendo una fase particolarmente grave dell’epidemia. Il governo ha accettato di chiudere le scuole, un passo politicamente molto delicato, e ora le pressioni sul governo affinché trovi una soluzione sono molto forti. Secondo D’Aniello, in questa situazione «non ci sono prove per attribuire un valore politico all’acquisizione dei nuovi vaccini, per pensare che dietro ci sia una strategia nazionale che supera e mette in difficoltà quella europea».

Le insoddisfazioni tedesche

Anche D’Aniello, però, ammette che in Germania non c’è molta soddisfazione per come la Commissione ha gestito il programma di acquisto dei vaccini fino ad ora. Come ha raccontato una dettagliata inchiesta del settimanale Spiegel, i dubbi si sarebbero accumulati nel corso dell'estate e riguarderebbero soprattutto la scelta dei produttori con cui stipulare i contratti e i ritardi nel firmare gli accordo con Pfizer e Moderna, le due società che all’inizio dell’autunno erano nella fase più avanzata di sviluppo del vaccino.

Le insoddisfazioni tedesche sono divenute pubbliche a dicembre, quando il Regno Unito e gli Stati Uniti hanno approvato il vaccino Pfizer con settimane di anticipo rispetto alle autorità farmaceutiche europee.

A questa situazione si sarebbe poi aggiunto il timore che i ritardi nello sviluppo dei vaccini annunciati dalle altre società sotto contratto della Commissione che renderanno difficile raggiungere entro il prossimo autunno l’obiettivo di vaccinare almeno l’80 per cento della popolazione tedesca.

La situazione europea

«La mossa tedesca va letta in quest'ottica. C'è un vaccino già autorizzato, prodotto in Germania fra l'altro, e la Germania vuole assicurarsi più dosi di quel vaccino per essere sicura di raggiungere un livello ottimale di vaccinati il prima possibile», spiega Mattia Guidi, ricercatore di scienze politiche all’università di Siena ed esperto di politica europea: «Ed è resa possibile dalla posizione di forza della Germania, il paese più ricco, popoloso e politicamente influente dell’Unione».

Si tratta anche di una decisione fortemente influenzata dalla politica interna della Germania, con la cancelliera Angela Merkel alla fine del suo ultimo mandato e politicamente indebolita. Ma che rischia di avere effetti più ampi. «È una decisione non illegittima, ma che sicuramente solleva dubbi – continua Guidi - Nel malaugurato caso in cui le dosi ordinate dalla Commissione ritardassero, potrebbe esserci una corsa ad accaparrarsi più dosi dei vaccini autorizzati, e se ogni paese si muovesse da solo si entrerebbe in una logica di "race to the bottom"», una corsa verso il fondo, dove i più forti e ricchi si assicurano una copertura vaccinale migliore. «Giuridicamente sarebbe legittimo, ma politicamente sarebbe un pessimo messaggio». 

© Riproduzione riservata