La lobby più rappresentata in parlamento e nei ministeri? Turismo e ristorazione. Sono questi i settori in cui prevalgono le aziende i cui soci o dirigenti sono politici eletti o con ruoli nei ministeri. Al secondo posto troviamo il settore immobiliare, al terzo l’agroindustria, poi quello delle consulenze, distribuzione, edilizia, trasporto, finanziario e altri 41 ambiti vari. Le aziende in totale rappresentate in Parlamento sono 153 e 97 i deputati e senatori che mantengono azioni o cariche all’interno di società di capitali.

In un report su soldi e politica l’organizzazione non governativa Transparency oltre a fare il calcolo delle donazioni private ai partiti, ripercorre tutti i possibili conflitti di interessi che si annidano nei palazzi del potere e che riguardano deputati, senatori e governo. I dati sui finanziamenti alla politica incoronano la Lega di Salvini prima forza politica, anche se la maggior parte come per tutte le forze politiche è rappresentato dai versamenti dei parlamentari. Il partito di Salvini nel 2022 ha raccolto 8 milioni di euro, l’anno precedente 6,7 milioni.

Quasi 1 milione arriva da società e associazioni o fondazioni. Fratelli d’Italia è terzo, con 4,3 milioni: 600mila euro arrivano da società e associazioni. Al secondo posto i Cinquestelle, con oltre 5 milioni, tutti in pratica derivanti da versamenti degli eletti, solo 2mila arrivano da aziende e 192 mila da associazioni. Il donatore più munifico del 2022 è stato Marco Rotelli, a capo del colosso della sanità privata San Donato.

Ha versato in quell’anno 210 mila euro divisi tra Fratelli d’Italia, Lega, Pd, Italia al Centro, Italia Viva e al Comitato elettorale dell’Associazione Impegno Civico Luigi Di Maio. Se messe assieme però le donazioni a Forza Italia dei Berlusconi, schizzano in cima: gli eredi del Cavaliere hanno donato mezzo milione di euro tondo .

Conflitti di interessi

Nel dossier che Domani ha letto in esclusiva c’è l’elenco dei ministeri in cui sono presenti i politici con cariche societarie o azionisti di imprese: dagli Affari esteri al Turismo fino alla Difesa fino all’Ambiente, in totale sono nove i dicasteri coinvolti. La maggioranza di loro però svolge la propria attività politica alla Camera e al Senato. Nell’aula di Montecitorio sono ben 60, su 400 (il 15 per cento, quindi), gli eletti in portatori di interessi privati.

A palazzo Madama, invece, 26 su 200 totali (12 per cento). Accorpando i due dati, è scritto nel report, si arriva al 14,19 per cento dei parlamentari che hanno almeno una partecipazione in aziende. Tra questi troviamo anche coloro che possiedono più quote in società diverse. Vincitore di questa speciale classifica è Maurizio Casasco, deputato di Forza Italia, con «12 interessi privati», cioè ruoli in imprese.

Milita nel partito fondato da Silvio Berlusconi, che nella storia italiana ha incarnato per lungo tempo il re dei conflitti di interessi. Domani ha ricostruito la catena societaria che fa capo a Casasco, è componente della commissione attività produttive, commercio e turismo, allo stesso tempo è consigliere di Tor Vergata-Confapi-Contaminaction Hub, una società in cui è socia sia l’università romana sia Confapi, l’associazione di categoria che riunisce 83 mila piccole e medie imprese e di cui Casasco è stato presidente per dieci anni. Inoltre è anche amministratore unico di un’immobiliare con sede, sempre, nella Capitale.

Il deputato è anche socio del Il centro di medicina Panathleticon convenzionato con Regione Lombardia. Non è il solo affare sanitario di Casasco: è azionista anche nella Cds Diagnostica strumentale, si occupa di medicina del lavoro. Infine fa capo a Casasco Cds Formazione, ente accreditato presso regione Lombardia, si occupa «di progettazione, coordinamento, tutoraggio, docenza e rendicontazione di progetti formativi».

I casi

Transparency evidenzia la posizione di «14 parlamentari (11 deputati e 3 senatori)» che «hanno interessi nelle aziende che operano in un determinato settore, e sono contemporaneamente membri di una commissione permanente che è competente su quel determinato settore». Gli interessi privati rappresentati nelle commissioni «che si occupano della stessa materia delle aziende in cui sono soci i membri dell’organo parlamentare sono 33».

C’è, per esempio ha scoperto Domani, Giorgio Maria Bergesio, esponente della Lega: è amministratore di Porro Cervere ed è presidente del consiglio di amministrazione del Consorzio per la tutela del porro Cervere, un ortaggio molto apprezzato tipico dell’omonimo paese in provincia di Cuneo. Un prodotto territoriale e in quanto tale può essere soggetto a iniziativa di valorizzazione proprio parte della commissione in cui Bergesio ricopre il ruolo di vicepresidente.

Altro ramo del parlamento, casi simili, seppure con un settore diverso. Nella Commissione sui Lavori pubblici della Camera c’è Massimo Milani, Fratelli d’Italia, che fino al 2023 è stato azioni della Appalti e costruzioni. E continua a essere socio di Lm immobiliare. Il settore, naturalmente, è quello di cui si occupa in Commissione, l’edilizia, le costruzioni, le commesse pubbliche.

Nella Commissione Turismo il copione non cambia: due deputati sono azionisti in aziende del settore, inclusa la ristorazione. Si tratta di Riccardo Zucconi, del partito di Meloni, e Salvatore Di Mattina, Lega Salvini. Quest’ultimo è in quattro aziende che vivono di Turismo nel cuore del Salento. Zucconi, invece, è socio di tre società nel cuore della Versilia. E da sempre è alfiere dei balneari nella battaglia contro le i bandi per le concessioni.

Singolare anche il caso di Paolo Trancassini, deputato-questore di FdI, con interessi nell’agroalimentare. Noto per gestire un ristorante in centro a Roma, mentre a Montecitorio si pronuncia, insieme ai due colleghi del collegio dei questori, sul servizio di ristorazione della Camera.

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