Una cinquantina di detenuti sono stati coinvolti in una protesta nel carcere di Avellino, il penitenziario è stato circondato dagli agenti penitenziari, supportati anche da altre forze di polizia, che hanno fatto rientrare nelle celle i reclusi. I detenuti avevano preso possesso di un’intera ala della struttura e si erano organizzati minacciando gli agenti, due sarebbero rimasti feriti. Quanto accaduto nel carcere era ampiamente prevedibile e racconta di una situazione fuori controllo come denunciato più volte, negli ultimi mesi, dai sindacati della polizia penitenziaria. 

La sollevazione è nata per l’iniziativa isolata di sei detenuti raggiunti da provvedimenti disciplinari perché, nei giorni scorsi, avevano violato le regole. Uno era stato trovato in possesso di un telefono cellulare in cella, mentre un altro aveva aggredito un medico. I detenuti hanno coinvolto gli altri reclusi, ma alcuni non volevano partecipare alla rivolta e hanno chiesto di rientrare nelle celle.

I sindacati

Più volte le sigle sindacali avevano lanciato l’allarme sulla situazione gestionale del penitenziario. 

«500 detenuti presenti, di cui 90 in alta sicurezza, e solo 190 unità di Polizia penitenziaria impiegabili, di cui meno di 100 nei reparti detentivi. Ciò a fronte di un fabbisogno di 425 unità», recitava così un passaggio di un comunicato diffuso, lo scorso febbraio, dalla Uil. Il segretario generale, Gennarino De Fazio, aveva sottolineato anche che spesso gli agenti erano costretti a turni di 24 ore per mancanza di personale. Il dipartimento di polizia penitenziaria del ministero della Giustizia non era rimasto silente alle lamentele del sindacato e aveva inviato qualche unità per integrare il personale, ma  i rinforzi sono risultati del tutto insufficienti considerando che il corpo di polizia penitenziaria manca di circa 18mila agenti. 

Nei mesi scorsi, nel carcere, si erano verificate anche alcune evasioni, la rivolta è l’ultimo capitolo di una gestione sommaria e approssimativa. Il direttore del penitenziario, ma anche il comandante, sono in assegnazione provvisoria da altri istituti. Era tutto scritto nelle denunce presentate nei mesi scorsi, rimaste lettera morta.

«Il personale è stremato, svilito nell’orgoglio e mortificato nel morale anche per l’insipienza dell’amministrazione penitenziaria che appare inerte a fronte di una situazione operativa e organizzativa che è tangibilmente ben più grave di quella mediamente registrata a livello nazionale, che pure è disastrata», si leggeva nel comunicato della Uil che raccontava lo sfacelo gestionale. 

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