Nella notte del 14 agosto è stata raggiunta un’intesa tra ministero dell’Istruzione e parti sindacali circa il protocollo per la sicurezza nelle scuole. Uno dei punti dell’accordo sembrava essere quello dei tamponi gratuiti per il personale scolastico non vaccinato.  Tuttavia, nel pomeriggio del giorno stesso è arrivata la smentita del ministero: «non è previsto, né si è mai pensato di prevedere, un meccanismo di gratuità del tampone ai cosiddetti no vax». Secondo il ministero, il protocollo consente alle scuole di «effettuare tamponi diagnostici al personale mediante accordi con le Aziende Sanitarie Locali o con strutture diagnostiche convenzionate», ma solo per «dare supporto ai più fragili, ovvero a chi non può vaccinarsi per particolari motivazioni che saranno ulteriormente indicate». La nota del ministero non convince del tutto.

La toppa al buco dei tamponi gratuiti

Come chiarito in un precedente articolo, l’obbligo di “green pass” per un lavoratore, cioè per chi quotidianamente deve accedere al luogo ove svolge la propria attività, significa imporgli in via surrettizia un obbligo vaccinale. Il costo di un tampone ogni 48 ore, in alternativa alla vaccinazione, sarebbe un onere economicamente così gravoso da rendere l’alternativa impraticabile. Perciò le parti sindacali avevano chiesto che i tamponi fossero gratuiti per il personale scolastico, cui un decreto-legge di inizio agosto (n. 111) ha imposto l’obbligo di certificazione Covid-19 per poter lavorare. Come riportavano le agenzie stampa, sembrava che quanto richiesto fosse stato ottenuto e che il costo dei tamponi sarebbe stato coperto con le «risorse straordinarie» erogate alle scuole per l’emergenza sanitaria. Poi, come detto, da viale Trastevere è arrivata la smentita.

Quella del ministero, più che una precisazione, pare una toppa messa a seguito delle polemiche sorte circa i tamponi gratuiti per il personale scolastico non vaccinato. Da un lato, il fatto che fosse stato raggiunto un accordo circa la gratuità per tutti trovava conferma nella mancata adesione all’accordo stesso da parte dell’Associazione Nazionale Presidi.

In una nota, l’Associazione si era detta contraria proprio alla possibilità che le scuole si facessero carico del costo dei tamponi, affermando di non voler «favorire alcuna logica di “sostituzione” della vaccinazione con il tampone». Dall’altro lato, non regge la spiegazione secondo cui i tamponi sarebbero gratuiti esclusivamente per «chi non può vaccinarsi», e quindi dovrebbe farsi carico di un tampone ogni 48 ore: le persone che non possono vaccinarsi per motivi di salute sono state esentate dall’obbligo di “green pass”, quindi anche dall’obbligo di tampone, con il decreto-legge di fine luglio, ed è prevista la presentazione di un apposito certificato medico (d.l. n. 105, art. 3, c. 3 e circolare del ministero della Salute n. 35309 del 4 agosto scorso). Se, invece, ci si intendeva riferire solo a un generico controllo gratuito per i fragili non-vaccinati, non si comprende l’enfasi data nel protocollo allo stanziamento di risorse, considerato che si tratta di casi limitati.

Forse si dirà che il tampone sarà gratuito solo per chi finora non è riuscito a vaccinarsi, quindi non è no-vax. A parte il fatto che questa conclusione non trova riscontro nel testo del protocollo su cui si è raggiunta l’intesa, l’impossibilità di immunizzarsi - dopo sei mesi da quando il personale scolastico è stato ammesso alla campagna vaccinale - sarebbe difficile da comprovare. Peraltro, tale conclusione significherebbe “premiare” quanti hanno deciso di vaccinarsi all’ultimo momento e solo in forza della minaccia di una sanzione - non poter più lavorare - rispetto a coloro i quali si sono vaccinati a partire da febbraio per ragioni di solidarietà sociale.

Il “green pass” invece dell’obbligo vaccinale

A commento del decreto-legge (n. 111/2021) che ha introdotto l’obbligo di certificazione per garantire la scuola in presenza, si era rilevato che per il personale scolastico, analogamente a quello sanitario, si sarebbe dovuto sancire un obbligo vaccinale, come condizione per svolgere una mansione “al pubblico”, la popolazione studentesca. Sia il personale sanitario che quello scolastico si occupano di garantire diritti tutelati dalla Costituzione: rispettivamente quello alla salute e quello all’istruzione. Dunque, sarebbe stato opportuno un analogo obbligo. E se l’obiettivo è quello di assicurare continuità e sicurezza nell’erogazione del servizio essenziale dell’istruzione, si sarebbe dovuto imporre la vaccinazione anti-Covid anche agli studenti over 12, come altre vaccinazioni obbligatorie per i minori. La certificazione verde è un punto di compromesso fra le eterogenee forze di governo, non tutte favorevoli a un obbligo vero e proprio, ma la politica non può pregiudicare l’adozione delle soluzioni più chiare, trasparenti e lineari.

La leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, afferma che il Governo non sancisce l’obbligo di vaccino perché lo Stato sarebbe poi tenuto a pagare un indennizzo in caso di danni permanenti. Si tratta di un’argomentazione non fondata. Come già spiegato in un articolo precedente, la legge prevede un riconoscimento economico per lesioni gravi da vaccini obbligatori. Tuttavia, negli anni la Corte Costituzionale ha riconosciuto la indennizzabilità anche per specifici vaccini raccomandati, e ci sono tutti i presupposti perché la si possa estendere anche a quello anti Covid. Infatti, il fondamento del diritto all’indennizzo non sta nell’obbligatorietà, ma nel sottoporsi a una vaccinazione «nell’interesse della collettività stessa, oltre che in quello individuale» (Corte Costituzionale, sent. n. 118/2020),

Nei prossimi giorni, il ministero invierà alle istituzioni scolastiche una nota specifica in tema di “green pass”. Insomma, manca meno di un mese all’inizio delle scuole, ma confusione e incertezza continuano a essere le note dominanti. Come l’anno scorso.

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