Le carrube tornano d’attualità, la loro domanda cresce proporzionalmente all’aumento del costo del cacao. Le forti piogge in Costa d’Avorio e Ghana, i due maggiori paesi produttori di cacao al mondo, hanno compromesso i raccolti, facendo schizzare il prezzo del cacao alle stelle.

Questione di cacao

Questa situazione ha riacceso i riflettori attorno alla carruba, il “legume ancestrale”, presente già in alcuni passi del Vangelo, che grazie alle sue benefiche caratteristiche ha ottenuto il nominativo di superfood, dalla cui polpa si ricava una farina che è considerato un ottimo surrogato del cacao e dai cui semi viene prodotto un addensante molto utilizzato nell’industria alimentare, presente in etichette come E410.

Produttore (quasi) leader

Oggi dai dati Ismea emerge che l’Italia, con le sue 35mila tonnellate di prodotto annuo, si gioca con il Portogallo il secondo posto nel ranking dei produttori mondiali di carrube, dietro il leader Marocco. La Sicilia è la regione dove la coltivazione del carrubo ha una maggiore espansione, grazie alla capacità di questa pianta di adattarsi ai climi più siccitosi, infatti dalle province di Ragusa e Siracusa proviene il 95 per cento della produzione italiana. La coltivazione del carrubo non richiede né concimi né pesticidi perché è una pianta resistente e con pochissimi nemici naturali, può raggiungere i 10 metri di altezza e i 500 anni di età.

Gli utilizzi

L’alimentazione umana è lo sbocco più promettente, c’è una forte domanda nel mondo del gluten free di farina di semi di carrube, in Italia è impossibile reperire quantità adeguate anche perché non si è ancora riusciti a istituire una filiera che vada dalla raccolta alla trasformazione. Nel 2026, grazie ai fondi del Pnrr, nel ragusano è stato avviato un contratto di filiera, guidato dalla società LGB Sicilia Ingredients, per realizzare 67 ettari di nuovi carrubi.

«Il 2024 non è stato un anno di ripresa totale rispetto all’anno di crisi del 2023 – spiega Lorenzo Antoci, proprietario di Sicilian Carob Flour - continuo a sostenere che l’alimentazione umana sia la scelta migliore per utilizzare la farina di carrube, purtroppo deve cambiare il mercato per riuscire a cavalcare questa richiesta».

La versione pugliese

In Puglia, precisamente a Ostuni, Carmela Riccardi, soprannominata «la signora delle carrube», e Leonardo Tizi, pugliese l’una e umbro l’altro, entrambi architetti, si sono innamorati del paesaggio agrario pugliese che li ha portati a migrare dal nord al sud per dedicarsi alla terra. È nata così la masseria agricola Olère, che si dedica attraverso i suoi 60 alberi secolari alla produzione della farina di polpa di carrubo, varietà Amele (tipica del centro-sud della Puglia), certificata biologica e gluten free. «Siamo dei pionieri e come tali facciamo più fatica a promuovere il carrubo – spiega Carmela Riccardi - che avrebbe bisogno di una rete produttiva, di consorzi dedicati e di una maggiore conoscenza dei suoi benefici. Questo processo è lento, all’estero noto che sono più attenti alle proprietà di questa speciale leguminosa, c’è ancora tanto da costruire».

Chiudere la filiera

Riuscire a chiudere la filiera, dalla raccolta alla trasformazione, sembra essere un passaggio non troppo semplice, infatti, anche la masseria Olère trasporta i suoi baccelli di carruba per trasformarli in farina direttamente in Sicilia. La polpa della carruba ha bisogno di un mulino ad hoc per il suo procedimento di separazione dal seme. I semi di carrube e la polpa rappresentano un patrimonio prezioso per l’alimentazione, ideale per chi ha problemi di glicemia. In Puglia il carrubo è un alleato perfetto per il rimboschimento, essendo immune dalla temibile xylella.

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