Il tribunale egiziano ha rinviato al 19 gennaio la sentenza sul prolungamento della detenzione dell’attivista Patrick Zaki. Il portavoce di Amnesty International, Riccardo Noury ha definito «una violenza al cubo» la decisione di ritardare la comunicazione della sentenza accusando le autorità del Cairo di avere sottoposto Zaki a «undici mesi di detenzione illegale e arbitraria senza processo, senza poter contestare le prove». Inoltre, secondo Amnesty, nel giorno dell’udienza l’attivista è stato tenuto «dieci ore bloccato in aula anche quando il suo caso era stato trattato, perché bisognava trattare tutti gli altri». La sessione si era svolta alla presenza di una delegazione di rappresentanti dell'Unione Europea, dell'Italia,dei Paesi Bassi, della Francia e del Canada. 

Il caso Zaki

Attivista ed ex studente di un master dell’Universtià di Bologna, Patrick Zaki è stato arrestato con l’accusa di propaganda eversiva e incitazione alla violenza, all’aeroporto del Cairo dove era atterrato il 7 febbraio di ritorno dall’Italia. Le accuse contro Zaki sono quelle usate tipicamente dal regime del presidente Abdel Fattah al Sisi per perseguire i dissidenti. Nonostante le proteste delle associazioni per i diritti umani e della famiglia, Zaki è detenuto da undici mesi. La sua detenzione era stata prolungata in una udienza del 7 dicembre per altri 45 giorni.  Fin da subito la sua detenzione ha suscitato la proteste delle associazioni dei diritti umani e del mondo politico italiano che ha chiesto il suo rilascio. A Natale, l’attivista ha scritto una lettera per augurare buone festività ai suoi sostenitori dicendo di essere in carcere «in quanto difensore dei diritti umani». Precedentemente, in altre due missive, consegnate alla famiglia Zaki aveva detto di essere molto provato dalle  in carcere. 

Il mondo politico 

La detenzione di Zaki insieme a quella di altri dissidenti egiziani ha provocato le proteste della società civile occidentale. In particolare diversi sindaci italiani si sono mossi per manifestare la propria solidarietà al giovane studente: dopo Milano, Napoli e altre città, anche il comune di Bologna ha conferito, l’11 gennaio, la cittadinanza onoraria a Zaki. 

Tra le figure del mondo civile che si sono mosse in favore del rilascio degli attivisti c’è stata anche l’attrice americana Scarlett Johansson. Anche il Parlamento europeo ha approvato a dicembre una risoluzione per chiedere all’Egitto di liberare i dissidenti attualmente detenuti e di collaborare con le autorità italiane per arrivare a punire i responsabili dell’assassinio del ricercatore italiano Giulio Regeni trovato morto il 3 febbraio del 2016. Le decisioni del regime del presidente egiziano, Abdel Fattah al Sisi hanno finora ignorato le richieste occidentali.  

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