Non si affrontano i problemi di accesso al diritto alla casa e dell’edilizia pubblica lasciata allo sfacelo nel piano salva-casa di Salvini. La sanatoria, che insieme al piano sarà presentata al Consiglio dei ministri di venerdì, se fosse approvata, andrebbe a sanare una serie di difformità edilizie e irregolarità che, a oggi, rendono le case in parte abusive.

Nonostante non si conosca ancora tutto il suo contenuto, le opposizioni rispondono alle anticipazioni di Salvini, asserendo che non si tratti di una sanatoria, bensì di un condono, insistendo sul fatto che il governo Meloni ha tagliato i fondi del Pnrr destinati alla rigenerazione urbana.

Eppure, in Italia, secondo i dati Openpolis, ci sono oltre dieci milioni di case vuote tra abitazioni di privati e patrimonio abitativo pubblico. Abitazioni, queste ultime, che potrebbero essere messe a disposizione delle cittadine e dei cittadini se per l’edilizia residenziale pubblica ci fosse un piano di investimenti sul patrimonio immobiliare pubblico; lasciato invece nell’incuria.

C’è poi il problema del lungo elenco di persone e famiglie che avrebbero diritto a un alloggio popolare che rimangono, per decenni, in liste d’attesa e graduatorie bloccate per mancanza di appositi bandi.

Il patrimonio pubblico

Un problema, quello della casa e del mancato diritto ad averla, che rispetto alle politiche abitative è in capo al ministero delle Infrastrutture e dei trasporti (Mit) e al suo ministro, Matteo Salvini, che, nonostante il tanto sbandierato Piano casa, sembra occuparsi più di condoni che di diritto all’abitare.

Al Mit non esiste nemmeno una mappatura, a livello nazionale, dello stato dell’arte dell’edilizia residenziale pubblica, con numeri aggiornati degli alloggi assegnati e di quelli vuoti. Nonostante il governo Draghi avesse approntato un Osservatorio nazionale della condizione abitativa (Osca), quest’ultimo rimane un guscio vuoto: permane infatti sul sito del Mit, senza dati e aggiornamenti.

Per Pierfrancesco Majorino, capogruppo del Partito democratico (Pd) in regione Lombardia e responsabile casa e immigrazione nella segreteria nazionale del Pd, sul tema della casa «siamo davanti a una rimozione clamorosa a livello nazionale, e l’Osservatorio non viene impiegato anche per questo. Giovannini aveva introdotto alcune innovazioni all’interno di un paese che aveva sempre evitato di avere una pianificazione nazionale sulle politiche dell’abitare, tanto che l’ultimo piano casa è stato quello di Fanfani».

Il piano casa fantasma

In merito all’operato del governo, il capogruppo sostiene che sia «sconcertante», perché quando è esploso in modo evidente il problema degli alloggi, «anche grazie alle proteste degli studenti, il governo ha pensato solo a fare annunci o un po’ di condono attraverso lo pseudo piano di Salvini».

Il ministro Salvini, al congresso nazionale dei notai dello scorso ottobre, aveva infatti dichiarato: «Sto lavorando a un nuovo piano casa. In Italia ce ne sono 70.000 pubbliche attualmente sfitte e inutilizzate». E aveva promesso: «Entro il 2026 metteremo a disposizione delle comunità 15.000 case popolari».

Secondo Majorino il dato delle case pubbliche sfitte è totalmente sottostimato, ma non ci sono dati ministeriali né osservatori governativi a rilevarli: «Abbiamo presentato il nostro piano casa e depositato due proposte di legge, una sugli affitti brevi e l’altra sull’edilizia residenziale pubblica, perché riteniamo che debba ripartire una politica nazionale sulla casa».

Anche Majorino conferma, però, che nemmeno la sinistra si è mai occupata, in modo strutturale, del tema della casa, negli anni precedenti. Parlando di sfratti, la posizione di Majorino è che «la sospensione degli sfratti non è assolutamente sufficiente, bisogna reintrodurre il fondo nazionale a sostegno dell’affitto per far sì che si risolva positivamente la questione degli sfratti per tutti quei soggetti che non hanno la possibilità di contribuire pienamente al pagamento, così da non venire sfrattati e per evitare anche la guerra tra il piccolo proprietario e chi è in affitto».

Riqualificazione

L’edilizia pubblica è dunque un grande polmone inutilizzato ma anche assai malato, come racconta il report del Social forum dell’abitare, tenutosi a Bologna ad aprile, al cui interno si denuncia anche il patrimonio immobiliare inutilizzato e sfitto e il ritardo nella sua manutenzione.

Il Social forum, inoltre, rilancia le vertenze sulla moratoria degli sfratti, la regolamentazione degli affitti brevi e il blocco della vendita del patrimonio pubblico. Per Sabina de Luca, del Forum disuguaglianze diversità, non ci sono avanzamenti sul tema della casa, ma anzi «la situazione è molto preoccupante da diversi lustri. Non mi sembra ci sia alcuna volontà di cambiamento, che è ancor più necessario dall’allarme che i dati ci restituiscono giorno per giorno».

Nel discorso sull’edilizia pubblica, il cui rilancio dovrebbe essere al centro dell’attenzione, «le cifre indicate dal ministro Salvini sono ridicolmente lontane da quello che è il fabbisogno d’intervento, che non è dato solo dall’ampliamento dell’offerta di edilizia residenziale pubblica ma anche dalla riqualificazione e rigenerazione dell’offerta esistente». Le condizioni di abbandono e i problemi di gestione di questa fetta importante di offerta della casa alle persone più vulnerabili hanno fatto sì che una parte sempre più considerevole di questo patrimonio non sia utilizzabile per problemi importanti di manutenzione.

Il tema della povertà energetica, inoltre, dovrebbe essere un tema centrale nel dibattito perché questi edifici sono proprio quelli che, per l’assenza di manutenzione, «richiedono un fabbisogno energetico molto elevato proprio alle famiglie che sono meno in condizione di poterne sostenere le spese». In un quadro che vede il tema della casa non riprendere la centralità dovuta all’interno dell’agenda politica, il tema dell’edilizia residenziale pubblica non viene affrontato con l’attenzione e con il dispiegamento di mezzi, non solo finanziari ma anche normativi, che pure la situazione drammatica e strutturale che il paese vive, richiederebbe.

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