Nei giorni scorsi Domani aveva rivelato il contenuto di una lettera inviata dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano al Mef in cui chiedeva di tagliare al cinema una cifra maggiore (100 milioni di euro), rispetto a quella richiesta per l’intero dicastero. L’obiettivo era risparmiare per spendere su altri capitoli di spesa. La notizia ha suscitato tante critiche nel mondo del Cinema. Il regista vincitore del premio Oscar, Paolo Sorrentino, aveva reagito così alla notizia: «Il ministro della Cultura non ha difeso la nostra casa, che dovrebbe essere anche la sua, visto che si dice uomo di cultura. Non sembra intenzionato a farlo».

Oggi anche i documentaristi hanno deciso di scrivere una lettera al ministro.


Siamo un gruppo significativo di documentaristi indipendenti italiani e lanciamo questo
appello pubblico in un periodo critico, aggravato dai recenti tagli finanziari annunciati dal
ministro Sangiuliano. Queste misure infatti hanno ulteriormente intensificato le
preoccupazioni riguardanti il futuro del nostro settore. Desideriamo evidenziare come, negli ultimi anni, il Ministero della Cultura abbia favorito in modo marcato il cinema di finzione, sia in termini di contributi selettivi, sia per quanto riguarda il Tax Credit, nel quale il documentario ha ottenuto soltanto il 6 per cento nel 2022.

Parallelamente, il nuovo Contratto di Servizio della Rai per il 2023-2028 non ha finora
definito un ruolo specifico e chiaro per il documentario, rischiando di escluderlo
completamente dalle future produzioni e diffusioni per i prossimi 5 anni.
Molti colleghi, dirigenti e responsabili politici al di fuori della comunità dei documentari non sono a conoscenza della crisi in corso. L'idea di un'età d'oro del documentario è un mito alimentato dalle piattaforme streaming. Queste tendono a focalizzarsi però su temi
popolari come il crimine o le celebrità, spesso attraverso case di produzione con legami
stranieri che, è importante notare, hanno ampio accesso ai finanziamenti pubblici.
L'essenza del documentario indipendente, che si concentra su temi sociali, culturali e
politici cruciali, rischia di essere soffocata. La situazione per i documentaristi indipendenti è preoccupante: i fondi per lo sviluppo, la produzione e la distribuzione sono praticamente inesistenti per il documentario, rendendo quasi impossibile sostenere una professione in questo campo.
Nonostante gli ostacoli, continuiamo ad alimentare la cultura e il dibattito sociale attraverso il nostro lavoro. I documentari indipendenti non solo sfidano i pregiudizi ma rappresentano un pilastro fondamentale per una democrazia sana, fornendo una prospettiva critica spesso assente nei media mainstream.
Il documentario italiano, un'eccellenza riconosciuta a livello mondiale, è una presenza
costante e acclamata nei festival internazionali, conquistando ogni anno premi e
riconoscimenti di rilievo nel mondo dei festival del documentario e del cinema. Questo
dimostra l'importanza e la rilevanza del documentario italiano sul palcoscenico globale,
nonostante gli investimenti esigui rispetto ai film di finzione. È inoltre un settore composto perlopiù da piccole case di produzione che frequentano i mercati internazionali, spesso unica forma di finanziamento possibile.

Chiediamo una redistribuzione dei fondi della cultura con una specifica sezione del
ministero dedicata al documentario, che ha un processo creativo e produttivo molto
differente dal cinema di finzione. In aggiunta, sollecitiamo Rai e Rai Cinema a sviluppare un piano ben definito per il settore documentaristico, accompagnato da un budget annuale dedicato e da un processo trasparente per la selezione dei progetti.

Qui per firmare la lettera

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