«Ha avuto un percorso di revisione critica». Così dopo sette anni è tornato in libertà, con affidamento ai servizi sociali. Luca Traini, il 35enne di Tolentino che il 3 febbraio del 2018 ferì sei persone, in quanto nere, a colpi di pistola per le strade di Macerata a bordo di un'Alfa 147 nera. Traini era stato condannato a 12 anni con l’accusa di strage, porto abusivo d’armi e danneggiamenti con l’aggravante dell’odio razziale.

Ora, il tribunale di Sorveglianza ha accolto la richiesta della difesa di affidamento in prova ai servizi sociali. L'avvocato Sergio Del Medico, difensore di Traini, ha commentato sottolineando che «ha dimostrato una revisione critica in cui ha compreso l’enormità del gesto che ha compiuto e il danno e il dolore che ha causato. Ha mostrato impegno e passione in tutte le attività che gli sono state affidate in carcere. Intende anche risarcire le persone che ha ferito».

Dichiaratamente neofascista, Traini nel 2017 era stato candidato con la Lega alle amministrative di Corridonia, sempre in provincia di Macerata. Il 3 febbraio del 2018 uscì di casa armato da Tolentino – il suo comune di residenza – per «fare una strage» come lui stesso aveva lucidamente annunciato verso 9.30 al bar del distributore Ip della Statale 77, l’unica stazione di servizio tra Tolentino e Macerata.

L’intenzione dichiarata: «vendicare» la morte di Pamela Mastropietro, uccisa qualche giorno prima da Innocent Oseghale (condannato definitivamente all’ergastolo nel 2020). Aveva 28 anni all’epoca. La testa rasata, un tatuaggio sulla tempia destra, la zeta rovesciata e tagliata simile a una svastica, simbolo di Terza Posizione, i neofascisti anni ‘70 e ‘80. A bordo della sua macchina con una Glock 17 aveva sparato quasi venti colpi ferendo Wilson Kofi, Omar Fadera, Jennifer Otiotio, Gideon Azeke, Mahamadou Toure e Festus Omagbon.

Dopodiché si era consegnato ai carabinieri di fronte al Monumento dei Caduti, dopo aver fatto il saluto romano ed essersi avvolto in una bandiera tricolore. Volendo «dare un messaggio contro l’immigrazione», come dirà in seguito agli inquirenti, aveva preso di mira anche locali e discoteche frequentati a suo dire da migranti e «spacciatori» nonché la sede del Partito democratico locale.

La Cassazione stabilì il diritto al risarcimento per le vittime e per le parti civili. E sulla definizione del reato di strage e l’aggravante del razzismo restano le parole pronunciate dal pg Marco Dall’Olio nella sua requisitoria «è corretto definire strage, Traini voleva uccidere un numero indeterminato di persone. Come dimostrato dalla sequenza impressionante di colpi, 17 bossoli e 14 frammenti di proiettili rinvenuti, sparati a distanza ravvicinata, ad altezza d’uomo e rivolti verso persone, esercizi commerciali e anche verso la sede di un partito». L’odio razziale era visibile: le vittime erano tutte nere.

Il simbolo dell’estrema destra

Negli anni Traini è diventato un simbolo per l’estrema destra italiana e non solo. In Italia sono stati diversi gli striscioni con la scritta «Onore a Traini» apparsi in alcune città e gli elogi di Forza nuova. Idolo di un fenomeno globalizzato e fuso tra il neofascismo italiano e il suprematismo americano: quello del terrorismo bianco.

Glorificato tra meme, bandiere, iconografie. Nel marzo del 2019, quando a Christchurch il suprematista bianco Brenton Tarrant uccise a colpi di mitra 51 persone in una moschea, tra i nomi dei suoi ispiratori scritti sui caricatori c’era anche quello dell’attentatore marchigiano.

Tornando in Italia siamo nel 2021 quando Andrea Cavalleri, viene arrestato con l’accusa di aver costituito un'associazione con finalità di terrorismo nonché di aver svolto azione di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale aggravata dal negazionismo.

Un odio profondo verso gli ebrei e le donne, entrambi ritenuti soggetti da eliminare fisicamente, ma sognava anche una rivoluzione violenta contro «lo stato occupato dai sionisti». Nelle conversazioni intercettate il giovane savonese incitava a commettere gesti estremi anche a costo della propria vita, incoraggiando lo «school shooting», i massacri nelle scuole, o il «day of the rope», l’uccisione dei traditori. «Io una strage la faccio davvero. L’unica cosa da fare è morire combattendo. Ho le armi. Farò Traini 2.0».

Sui forum come 4chan, in cui vengono veicolate le teorie cospirazioniste e la propaganda estremista, il volto di Luca Traini viene photoshoppato su manifesti e meme che inneggiano alla difesa dell’Italia e alla vendetta del popolo. La simbologia è un elemento importantissimo per l’estremismo di destra, che include un mix di nazismo e antisemitismo, richiami esoterici (come l’Ordine di Hagal a Napoli e il Sole Nero a Savona) ma anche al cristianesimo con le crociate e i templari.

Icona di un terrorismo di estrema destra molto diverso da quello che abbiamo conosciuto tra gli anni Settanta e Ottanta, non punta a destabilizzare il Paese ma a difenderlo «dall’invasione», «dalla sostituzione etnica» o a creare un «etno-Stato» bianco.

Da questa “popolarità” nel segno del bianco, Traini si è dissociato negli ultimi anni, tramite il suo avvocato. Adesso tornerà a vivere a Tolentino, dove avrebbe già trovato un lavoro e vorrebbe risarcire le vittime del reato. Intanto sui social si festeggia.

Sotto il post Facebook con cui l’agenzia Ansa da la notizia della scarcerazione si possono leggere commenti come: «Eroe», «Mi dispiace che abbia dovuto fare 7 anni di prigione», «Grande uomo» , «Un grande italiano», «Onore a te». Una dimensione psichica, individuale e collettiva, che monta nelle chat e sui social. Un velo bianco che non si vede ma si sente.

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