A primeggiare Sicilia, Calabria, Campania e Puglia che dal 2010 al 2024 hanno fatto registrare ben 3.286 casi. Il metodo più utilizzato è l’incendio. Tutti i dati raccolti dall’associazione che riunisce gli enti locali contro mafie e corruzione
Minacce, ritorsioni, aggressioni. In quindici anni sul territorio italiano sono stati censiti 5.716 atti intimidatori nei confronti di amministratori, funzionari e dipendenti pubblici. A primeggiare Sicilia, Calabria, Campania e Puglia che dal 2010 al 2024 hanno fatto registrare ben 3.286 casi.
È la fotografia che emerge dall’ultimo rapporto di Avviso Pubblico, “Amministratori sotto tiro”, presentato questa mattina a Roma negli spazi della Federazione nazionale della stampa italiana.
Un rapporto che fornisce un ulteriore dato: rispetto al 2023 gli atti intimidatori di minaccia e violenza sono aumentati del 4 per cento: le vittime sono sindaci, consiglieri comunali, presidenti della regione, dipendenti della Pubblica amministrazione.
E la Sicilia è in particolare la regione più colpita nell’ultimo anno: 51 le vicende censite, pari a un incremento del 46 per cento rispetto al 2023. Seguono la Calabria (43 casi), la Campania e la Puglia (41 casi entrambe). Per il centro nord la regione più colpita è invece il Veneto (23 casi), poi ci sono Lazio (21) e Lombardia (19).
Incendi e minacce
In base a quanto si legge nel rapporto, illustrato nel dettaglio da uno dei suoi curatori, Claudio Forleo, sono gli incendi la tipologia di intimidazione più utilizzata nel nostro paese. E poi: lettere, mail, biglietti, social network, danneggiamento di auto, case, aggressioni fisiche. Intimidazioni, dunque, di vario tipo: un’intimidazione su cinque si è registrata, per essere precisi, in comuni sciolti per mafia.
Episodi di questo tipo sono avvenuti, tra l’altro, anche alle ultime europee. A dimostrazione che il periodo più “caldo” è proprio quello delle campagne elettorali.
Alla presentazione, tra gli altri, il procuratore capo della Dna Giovanni Melillo, il presidente della FNSI Vittorio Di Trapani, l’ex presidente del senato Pietro Grasso. E poi la sottosegretaria Wanda Ferro e la presidente della commissione parlamentare antimafia Chiara Colosimo. “Lo Stato c’è”, il monito che in sintesi è stato rivolto ai tanti amministratori e sindaci presenti, vittime di minacce ed episodi analoghi. Dalla loro voce diretta le testimonianze di storie simboliche. Quelle di donne e uomini lasciati che, in realtà, spesso si sono sentiti abbandonati e lasciati soli di fronte alla brutalità criminale, alla violenza politica o all’esasperazione di comuni cittadini.
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