Dai no-vax alla mafia, la pandemia ha influito sulle minacce ai giornalist. L’Osservatorio non governativo Ossigeno per l’Informazione ha contato che nel corso del 2021 in Italia sono stati colpiti 301 operatori dell’informazione: giornalisti, blogger, fotoreporter e video cronisti che hanno subito intimidazioni e querele per essere messi a tacere.

I no-vax

Nel corso dell’anno molti sono stati gli episodi collegati con l’emergenza da Covid-19. Su 301 casi casi totali, 69 hanno riguardato operatori ed operatrici dell’informazione impegnati a seguire le manifestazioni contro l’introduzione del green pass o del vaccino, oppure che hanno documentato l’evolversi della pandemia. Tra questi, figurano anche le aggressioni come quelle del Circo Massimo subite dalla firma di Domani, Selvaggia Lucarelli.

Un pugile dopo averle urlato contro è passato alla violenza: «Aggredita con una testata da manifestante no-vax, che per fortuna ha colpito solo lo smartphone», ricorda Ossigeno.

Lucarelli non è l’unica donna colpita da minacce: attualmente il 24 per cento delle aggressioni verbali e legali riguarda il genere femminile.

La mafia procede per vie legali

La metà delle intimidazioni, esattamente il 48 per cento, sono state realizzate attraverso querele pretestuose, un quarto con avvertimenti, il 16 per cento con aggressioni fisiche. Sono in aumento gli episodi in cui viene ostacolato l’acesso all’informazione, che hanno raggiunto il 10 per cento dei casi. Nello specifico, tra le azioni legali contro i giornalisti, compaiono l’abuso di querele per diffamazione, che nel 2021 sono state 32, e le citazioni per danni considerate strumentali. 

Tra i cronisti vittime di minacce segnalati da Ossigeno compare Cesare Giuzzi, del Corriere della Sera, che quest’estate ha deciso di non intervenire più agli eventi pubblici per le troppe querele che hanno continuato a colpirlo: scrive di malavita in Lombardia.

«Sono un giornalista di cronaca nera – si legge il 21 agosto sul suo giornale -, in questi anni ho avuto la fortuna di scrivere sulle pagine del Corriere di moltissime inchieste sulla criminalità organizzata al Nord. Farlo in Lombardia è quasi un privilegio, chi se ne occupa al Sud a volte può ritrovarsi gomme a terra, buste con proiettili, auto bruciata. Qui la mafia s’affida ai tribunali».

Questioni locali

Le regioni più colpite sono ancora una volta, nell’ordine, Lazio, Campania e Sicilia. Il Lazio, in particolare, è prima da cinque anni, ma a volte sono le sfumature che fanno la differenza. La stampa locale ha sottolineato che le minacce in Sicilia sono in aumento così come anche in Campania. In alcuni casi sono i sindaci e i rappresentati dello stato a scagliarsi contro i giornalisti.

Tra le prime di quest’anno infatti, il 27 gennaio 2021, il sindaco di Trapani, Giacomo Tranchida, ha querelato i giornalisti Aldo Virzì (direttore di Tvio), Giacomo Di Girolamo (direttore di Tp24.it) e Natale Salvo (blogger) per diffamazione a mezzo stampa. Dopo l’arresto dell’amministratore unico e presidente di Atm, l’azienda che gestisce il servizio di trasporto pubblico locale, i giornalisti hanno ricostruito era stato nominato dallo stesso sindaco. Il querelante ha ritenuto diffamatorio l’accostamento del suo nome a quello dell’arrestato.

O ancora il 20 marzo 2021, un consigliere comunale di Nola, in provincia di Napoli, ha insultato e minacciato il giornalista Pasquale Napolitano, corrispondente “Il Giornale”, perché aveva commentato sui social il tentativo dell’opposizione di sfiduciare il sindaco con l’appoggio di parte della maggioranza. Rino Barone, così si chiama il consigliere, dall’auto gli avrebbe detto: «Il mio nome lo devi dimenticare anche perché tu non sei di Nola, altrimenti scendo dalla macchina e ti massacro di botte –. Smettila, vengo a prenderti fino a casa».

Pandemia e libertà di stampa

I dati, spiega Ossigeno, apparentemente mostrano un calo di minacce e aggressioni, ma la verità è che è diventato più difficile controllare. Dal 2006 a oggi l’associazione ha segnalato 4904 giornalisti minacciati. Il numero dei minacciati del 2021 è inferiore a quello dei due anni precedenti: 301 rispetto ai 495 del 2020 e ai 472 del 2019.

«Il calo del 2021 dipende essenzialmente dal notevole indebolimento delle risorse dell’Osservatorio Ossigeno che produce questi dati». Il loro compito, ribadiscono, è di interesse pubblico e richiede una notevole mole di lavoro.

Il monitoraggio dovrebbe essere svolto con risorse pubbliche e garanzie di autonomia dal governo e dalle forze politiche, ma nonostante le raccomandazioni dell’Unesco, del Consiglio d’Europa, dell’Osce e di altre organizzazioni, a oggi viene svolto soprattutto con il volontariato professionale e qualche donazione.

Così la crisi della pandemia ha cominciato colpire indirettamente anche la libertà di informazione. L’anno scorso Ossigeno ha ricevuto meno donazioni e meno prestazioni volontarie, e di conseguenza la sua ricerca è stata più limitata: «Per l’Informazione segnala meno “contagiati” perché è stato in grado di fare e di processare molti meno “tamponi”». La parte sommersa, avvertono, è molto più estesa di quella che si riesce a vedere.

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