Majed ha 27 anni e dal 2019 vive e lavora nel nostro paese. Nel settembre del 2023 è tornato a Gaza per trovare il padre malato, il suo rientro era previsto per il successivo 15 ottobre ma l’attacco di Hamas lo ha condannato a stare nell’inferno della Striscia. Ora, nonostante le autorizzazioni dell’ente israeliano che gestisce ingressi e uscite dal valico di Rafah, lui e sua moglie (incinta di 7 mesi) non riescono a uscire e chiedono l’aiuto di palazzo Chigi e Farnesina
«Vivere a Gaza è una lotta costante contro la disperazione, ogni giorno è pieno di paura e incertezza. Le nostre vite sono oscurate dal conflitto e il desiderio di sicurezza diventa più forte con ogni momento che passa. Cerchiamo disperatamente aiuto e speriamo nell'evacuazione, che può offrirci una possibilità di una vita pacifica lontano dal tumulto. È fondamentale che le nostre voci vengano ascoltate, mentre aneliamo a un futuro libero dalla sofferenza». Questo breve messaggio accompagna l’invio di un video di tre minuti diffuso da Majed al Shorbaji, un ragazzo di 27 anni che dall’inizio del conflitto si trova prigioniero a Gaza (vi avevamo raccontato la sua storia qui). Il video è un grido disperato di aiuto per uscire dalla Striscia e tornare in Italia.
Dal 2019 Majed vive in Italia dove ha ottenuto la protezione internazionale come apolide. Nel settembre del 2023 le condizioni del padre sono peggiorate e ha deciso di tornare a Gaza, passando per il valico di Rafah che confina con l’Egitto, per andare a trovarlo.
Il suo ritorno in Italia era previsto per il 15 ottobre 2023, ma gli attacchi di Hamas del 7 ottobre e la conseguente rappresaglia dell’esercito israeliano lo hanno condannato a rimanere nell’inferno di Gaza. In oltre un anno di bombardamenti è riuscito a sopravvivere spostandosi su e giù nella Striscia distrutta dalle bombe. Ha provato a fare qualsiasi lavoro possibile per trovare cibo per la sua famiglia. La sua casa nel campo profughi di Jabalia, nel Nord, è stata gravemente danneggiata dalle bombe israeliane.
Con fatica, in questi mesi, è riuscito a ottenere anche un documento del Cogat - l’organismo israeliano che si occupa di tutto ciò che entra ed esce dalla Striscia - che lo autorizza all’evacuazione. Le autorità italiane, la Farnesina e il consolato a Gerusalemme hanno più volte comunicato a Domani che conoscono il caso di Majed, ma non riescono a farlo uscire senza l’autorizzazione definitiva del governo israeliano.
Il video
Sopra i tetti del nord di Gaza, completamente rasa al suolo, Majed fa vedere la distruzione della Striscia e mostra in video la sua carta d’identità e il suo permesso di soggiorno.
«Ho pregato il consolato, la signora Meloni e il ministero (la Farnesina, ndr) per uscire da qui, ma fino adesso non ho novità. Sono stanco, sono stanchissimo, mia moglie è incinta, qui non c’è cibo non c’è niente. Stiamo morendo qui, sto morendo qui», dice nel filmato, che ha diffuso a tutti i suoi contatti. «Per favore signora Meloni e tutte le persone che si sono interessate alla mia storia a Fidenza, Bologna, Emilia-Romagna aiutatemi».
L’ultimo appello pubblico del sindaco di Fidenza, Davide Malvisi, è di fine febbraio. «Trovo inaccettabile che a distanza di un mese dal cessate il fuoco, Majed non sia ancora riuscito a ottenere i documenti necessari a lasciare la Palestina», aveva scritto il sindaco su X.
Majed non si capacita di come gli sia impedito di lasciare Gaza, mentre ogni giorno dai valichi di frontiera chi ha l’autorizzazione riesce a scappare: «Vedo ogni giorno persone che escono da qui e vanno in Italia, perché io no? Ho lavorato in Italia, ho pagato tasse per 2-3 anni come magazziniere». E ancora: «Perché sono bloccato qui? Per favore, non ho fatto niente. Voglio uscire, voglio tornare in Italia, sono stanchissimo. Sono 15 mesi che sono sotto i bombardamenti, ho paura a uscire, più volte mi hanno sparato».
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