«Come noto, negli ultimi giorni, la testata Fanpage ha avviato nei miei confronti una campagna diffamatoria senza precedenti». Esordisce così il comunicato del senatore di Azione Matteo Richetti a distanza di alcuni giorni dalla pubblicazione dell’inchiesta di Fanpage in cui si riporta la storia di una ragazza che ha dichiarato di essere stata molestata da un senatore, di cui però la testata non aveva riportato il nome.

Il nome, però, è stato pubblicato dallo stesso leader di Azione Carlo Calenda che ha difeso uno dei suoi candidati più noti che correranno per un seggio alle prossime elezioni del 25 settembre.

«Mi sono convinto, dall’evoluzione dei fatti di questi giorni, e in particolare da quanto rivelato dall’accurata inchiesta della testata Domani non certo vicina ad Azione, che si tratti di un’operazione politica, ordita per danneggiare me come candidato, e soprattutto la lista Azione-Italia Viva-Calenda a pochi giorni dal voto», scrive Richetti nel comunicato ricordando l’articolo di Emiliano Fittipaldi uscito sul numero di Domani del 19 settembre con il titolo “La vera storia del caso Richetti”.

Il senatore riporta una serie di «circostanze» che secondo lui andrebbero raccontate. Prima fra tutte è quella che l’autrice dell’inchiesta di Fanpage ha contattato il partito di Calenda ad aprile sulla base di un dossier giunto anche ad altre redazioni, ma che è stato pubblicato solo una settimana prima del voto.

Inoltre, «contrariamente a quanto affermato da Fanpage, l’articolo non era “su base anonima” ma è stato mirato direttamente contro di me, pubblicando – seppur tagliata – una foto dalla quale ero perfettamente riconoscibile visto che era stata per lungo tempo la copertina della mia pagina Fb, e infatti il mio nome è stato riconosciuto immediatamente sia per il commento di un account fake (aperto a settembre e chiuso pochi secondi dopo) pubblicato sulla pagina Fanpage che si è ben guardata dal bloccarlo, sia dai giornalisti che hanno iniziato a telefonarmi immediatamente», scrive Richetti.

Il senatore ha anche detto che Fanpage ha «omesso qualsiasi riferimento ai procedimenti penali per stalking e diffamazione avviati da altre persone negli anni passati nei confronti della mia accusatrice, uno dei quali sfociato in una condanna a 4 anni». E si «è rifiutata di approfondire la denuncia per stalking» presentata da Richettti contro la donna. «Le perquisizioni seguite alla mia denuncia sono state anzi bollate da Fanpage come “intimidazione” nei confronti della denunciante; un’accusa gravissima a procura e forze dell’ordine fatta senza alcun elemento di prova».

Secondo Richetti, il giornale diretto da Francesco Cancellato, si è rifiutato di esaminare il suo telefono per verificare la veridicità dei messaggi inviati alla donna e attribuiti al senatore.

Infine, nel comunicato si legge che il candidato di Azione è stato contattato da altre persone che hanno denunciato comportamenti analoghi subiti da parte dell’accusatrice.
«Alla luce di quanto sopra, ho dato mandato ai miei legali di agire in sede civile, penale e disciplinare nei confronti di Fanpage e di tutti i soggetti coinvolti in questa vicenda sia per i danni recati a me e alla mia famiglia, sia per la gravissima distorsione del processo democratico che costituisce l'evidente obiettivo del killeraggio avviato nei miei confronti pochi giorni prima del voto. Stiamo anche valutando le iniziative da intraprendere contro tutti coloro che hanno fatto dello sciacallaggio in questi giorni, rilanciando – spesso con toni diffamatori – le assurde accuse avanzate nei miei confronti».

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