Una storia di mazzette in cambio di affidamento di lavori pubblici. È novembre scorso quando gli uomini della Guardia di Finanza di Roma perquisiscono gli uffici del dipartimento Infrastrutture di via Petroselli del Comune e la sede della società Astral che fa capo alla Regione Lazio, svelando i “peccati” dietro agli appalti sul rifacimento del manto stradale.

Oggi la maxi inchiesta della procura capitolina prosegue, con l’arresto di cinque persone, finite tutte in carcere. Diciassette società invece risultano destinatarie della misura interdittiva del divieto di contrarre con la Pubblica Amministrazione. Le accuse sono quelle, a vario titolo, di associazione per delinquere, corruzione, turbata libertà degli incanti, frode nelle pubbliche forniture, trasferimento fraudolento di valori e bancarotta fraudolenta.

Tra gli arrestati anche l’imprenditore Mirko Pellegrini, già finito sotto la lente degli investigatori. Non è la prima volta infatti che Pellegrini viene coinvolto in inchieste riguardanti appalti e tangenti. Basti pensare che nel 2017 nei confronti dell’imprenditore romano è stata disposta la misura dell’obbligo di dimora nell’ambito dell’operazione Cumbertazione delle Dda di Reggio Calabria e Catanzaro. Per gli inquirenti esisteva un vero e proprio cartello, un sistema criminale cioè che permetteva al clan di ‘ndrangheta Piromalli di mettere le mani sui più importanti appalti pubblici fra la provincia di Reggio e Cosenza, per un totale di ventisette gare dal valore di novanta milioni di euro.

Ma torniamo all’operazione della procura romana. Gli altri destinatari della misura cautelare sono Simone Pellegrini, Flavio Verdone, Roberto Filipponi e Alessandro Di Pierantonio.

Le società

Gli indagati avrebbero costituito una serie di società intestate a prestanome riconducibili a un unico gruppo imprenditoriale attivo nel settore dei lavori di manutenzione stradale. Attraverso tali società l'organizzazione si sarebbe aggiudicata, anche mediante accordi o promesse corruttive, diversi appalti di lavori per il rifacimento di arterie stradali di Grande Viabilità, banditi da Roma Capitale e Astral Spa - Azienda Strade Lazio.
L'aggiudicazione sarebbe avvenuta in diversi casi attraverso il turbamento della procedura di gara, perpetrata facendo figurare come offerenti più società, solo apparentemente non tra loro collegate, riconducibili a un unico centro di interessi. 

Nelle cento pagine di ordinanza si sottolineano inoltre i «rapporti privilegiati con pubblici ufficiali di cui il Gruppo Pellegrini, nella gestione della fase di verifica e collaudo dei lavori effettuati, risultano il frutto di compensi illeciti che hanno trovato, almeno in parte ed in alcune occasioni, diretta o indiretta conferma dai risultati delle intercettazioni e, in alcuni casi, è stato monitorato l'effettivo pagamento di somme di denaro o di consegne di utilità quale corrispettivo delle dolose omissioni nei controlli».

«Non so stato condannato che cambiarne er ruolo tuttalpiù, ma no che me sospendi dal lavoro senza stipendi, ma che cazzo stai a dì, che metti che un domani io esco fuori che da tutta sta storia», dice Pellegrini intercettato. Il timore dell’operazione degli inquirenti incombe. «Perché se loro non sia mai non venissero condannati (...) te fanno un bucio de culo così paghi i danni», continua l’imprenditore. 

«A dimostrazione e conferma della concretezza delle esigenze cautelari dalla lettura delle stesse intercettazioni – si legge nell’ordinanza –  si comprende l'attivismo del Gruppo per trovare nuove soluzioni e per continuare ad operare con modalità identiche a quelle note e consolidate».

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