I magistrati di piazzale Clodio hanno aperto un fascicolo, al momento senza ipotesi di reati e indagati. Gli accertamenti a seguito di un esposto che chiede di fare luce sugli studi e la laurea della politica a capo del dicastero del Lavoro: «Tutto questo è diffamazione»
Verificare la regolarità dei titoli accademici, acquisiti nel 2012 e nel 2016. È questo quanto chiede il professore di diritto pubblico comparato all’università di Brescia, Saverio Regasto, a proposito della ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone. La richiesta del prof Regasto è contenuta in un esposto, da cui è scaturita l’apertura di un fascicolo, al momento senza indagati né ipotesi di reato, da parte della procura di Roma.
Saranno dunque i pm capitolini a dover verificare quanto contestato alla ministra, inerente appunto al suo percorso di studi al Link Campus University. Calderone, intanto, continua a rispedire al mittente le accuse. «Sono serenissima, perché il mio percorso è assolutamente limpido e corretto, quindi non ho alcun tipo di preoccupazione. I due titoli di studio conseguiti non mi hanno comportato alcun vantaggio da un punto di vista professionale e nemmeno politicamente», ha detto, difesa dal penalista Cesare Placanica.
Poi ha annunciato: «Ho il dovere di procedere per il reato di diffamazione per ogni malevola illazione contro la mia persona».
Con la documentazione arrivata sulle scrivanie dei magistrati di piazzale Clodio si chiede di fare luce su alcune irregolarità: più di un esame al giorno sostenuto, l’iscrizione alla laurea magistrale senza titoli propedeutici, il conferimento, tra le altre cose, di una cattedra mentre Calderone era ancora studentessa. E poi: le rette non pagate, nonché una media d’esame che non avrebbe potuto portare al risultano finale di 110 e lode.
«I titoli di studio oggetto delle insinuazioni - ha dichiarato Calderone durante un’interrogazione parlamentare - sono stati conseguiti secondo i percorsi previsti dall'ordinamento e in conformità con la normativa. Lavoro da quando avevo 19 anni - ha continuato - ed ho sempre creduto nello studio e nella formazione continua. Per questo motivo ho deciso di intraprendere un ulteriore percorso di studi, senza l'obiettivo di ricavarne alcuna utilità materiale. Inoltre, le procedure adottate dagli Enti menzionati nell'interrogazione si sono svolte nel pieno rispetto delle regole, dei criteri di trasparenza, senza alcuna forzatura o irregolarità».
Sussistono ipotesi di reato? Indagano i pubblici ministeri.
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