Le colonne del rettorato dell’Università degli Studi di Torino si sono riempite di lettere anonime. Le ha raccolte il collettivo Studenti Indipendenti insieme al movimento transfemminista Non Una di Meno, come riporta La Stampa, in sole due settimane: centinaia di studentesse denunciano molestie fisiche e verbali all’interno dei dipartimenti dell’università piemontese.

Per questo motivo l’Unione degli universitari, confederazione di associazioni studentesche presente in molti atenei italiani, ha lanciato un’indagine nazionale. Il questionario, compilabile anonimamente online, si chiama “La tua voce conta” e mira a raccogliere testimonianze dirette di violenza e molestie sessuali da parte di studentesse universitarie di tutta Italia.

«Nei giorni scorsi – si legge in un comunicato sul sito dell’Udu – abbiamo ascoltato le denunce di molte studentesse che, partendo dall’Università di Torino, hanno acceso i riflettori sul grave problema delle molestie e delle violenze negli atenei. Troppo spesso si è preferito tacere di fronte agli abusi subiti, per paura delle ripercussioni. Questo deve finire e, per questa ragione, abbiamo deciso di lanciare un’indagine nazionale».

“Pensi che la tua università sia uno spazio sicuro?” si legge all’inizio del questionario. La risposta sembra più negativa che positiva per molte delle persone, donne e altre soggettività, che attraversano gli spazi universitari. Compilarlo non sostituisce in nessun modo l’atto formale di denuncia alle forze dell’ordine, ci tiene a sottolineare Udu, «ma è funzionale a far prendere consapevolezza all’opinione pubblica del tema e, soprattutto, a comprendere quali misure mettere in atto nei nostri atenei attraverso il lavoro di rappresentanza».

Il caso Torino

La scorsa settimana le militanti dell’Assemblea Transfemminista Universitaria e di altri collettivi dell’ateneo hanno interrotto per protesta la riunione del Senato accademico con la celebre performance Un violador en tu camino. “Per noi l’8 marzo e il 25 novembre sono davvero tutti i giorni” scrive l’assemblea in un comunicato pubblico successivo, aggiungendo che la performance aveva lo scopo di “puntare il dito, metaforicamente e non, contro chi si cosparge il capo di cenere in quelle giornate ma in un giorno qualsiasi come il 6 febbraio si comporta in maniera ben diversa”.

Il rettore dell’Università di Torino, Stefano Geuna, ha dichiarato alla Stampa che «la violenza sulle donne è una piaga di eccezionale gravità e dobbiamo continuare a combattere con fermezza e senza alcun cedimento su tutti i fronti».

All’interno del campus Luigi Einaudi c’è uno sportello antiviolenza aperto ogni giovedì dalle 14 alle 19 che offre gratuitamente supporto e ascolto a studentesse, ricercatrici, docenti e impiegate a vario titolo nella struttura. Secondo quanto riportato dalla Stampa le segnalazioni di violenza e molestie da parte di donne sarebbero state centinaia da tutti i dipartimenti dell’università. I collettivi però accusano il Comitato unico di garanzia dell’ateneo, che raccoglie le denunce, di «estrema burocratizzazione dell’iter di segnalazione che contribuisce a tenere nascosti gli episodi».

Il dipartimento di Filosofia è al momento al centro del caso dopo che il consiglio di amministrazione dell’università ha sospeso dall’insegnamento per 30 giorni un professore di Estetica. Nei suoi confronti al momento non risultano presentate denunce alle autorità competenti, ma come riportato dalla Stampa “ai vertici dell’ateneo sarebbero state mostrate varie prove. Si parla di foto e video. Materiale così scottante che l’Università ha deciso di sanzionare il docente”. Il quotidiano riferisce anche di due incontri tra le studentesse che hanno segnalato i comportamenti molesti e i responsabili dell’università. Il professore sostiene di aver agito in modo amichevole.

Il dipartimento di Filosofia è stato l’unico citato nei cartelli affissi alle colonne del rettorato, a cui si riferiva tra le altre anche la testimonianza di una ex dottoranda. Battute sull’abbigliamento delle donne e comportamenti poco professionali da parte di professori.

A completare la situazione poco rosea dell’università, l’ex direttore della scuola di specializzazione di medicina legale dell’ateneo Giancarlo Di Vella è agli arresti domiciliari per varie accuse tra cui anche quelle di violenza sessuale, minacce e stalking.

Nel comunicato pubblico dell’Assemblea Transfemminista Universitaria è stato chiarito come le azioni del collettivo continueranno autonomamente rispetto al percorso intrapreso istituzionalmente dall’università. “Questo tipo di istituzione deve fare un passo indietro, riconoscere i propri giganteschi e insormontabili limiti e lasciare spazio ad esperimenti di autorganizzazione indipendenti, non istituzionali, dal basso, scomodi e conflittuali, l’unica alternativa praticabile per la nostra autodifesa”. Il gruppo non intende fermarsi e ha rilanciato un'assemblea pubblica il 19 febbraio prossimo.

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