Un mese dopo le 222 vittime per Dana, la metropolitana non funziona, 11mila studenti non vanno ancora a scuola, i dintorni della città sono devastati. Ma questa è la città dei runner e si è deciso di non annullare l’evento. Forse pesano quei 31,3 milioni di impatto economico, una boccata d’ossigeno per alberghi e ristoranti. La corsa genera 600 posti di lavoro. Tre euro per ogni arrivato andranno agli aiuti
«Non c’è più grande traguardo che stare insieme». Domenica Valencia corre per Valencia: dopo un lungo tentennamento, la maratona, una delle cose per le quali è famosa nel mondo, è stata confermata nonostante i disastri e la tragedia di Dana. L’alluvione è ancora nella pelle della città e soprattutto dei suoi dintorni che hanno pagato il prezzo più alto nell’ambito di un bilancio feroce: 222 vittime con il conto che rischia di non essere ancora definitivo. La Metropolitana non funziona e sarà ripristinata solo alla fine della prossima settimana, ci sono ancora undicimila studenti che non vanno a scuola, quando ci si avvicina alla città con il treno da Madrid si vedono ancora le devastazioni di quel pomeriggio spietato. Per tutto il mese, podisti e cittadini si sono interrogati sui social: ha senso che l’evento resista ancora con il respiro della tragedia addosso?
Andare avanti
La risposta – sofferta, traballante, complicata – è stata sì. The run must go on, ha detto qualcuno. Ma la verità è che a Valencia la maratona non è un’ospite, un lusso, un di più di cui si può fare tranquillamente a meno. È un pezzo di carta di identità, qualcosa in cui la città ha saputo specchiarsi e trovare una nuova bellezza. Non a caso diventata tale proprio quando ha scelto il palcoscenico dell’avveniristica Città della Scienza e delle Arti disegnata dall’archistar Santiago Calatrava. Una bellezza che ora però deve sopportare la sfida più grande: convivere con il dolore di chi ha perso molto e in qualche caso tutto. Gli organizzatori dell’associazione sportiva Correcaminos e del comune di Valencia ci hanno pensato parecchio, poi hanno sciolto la riserva: non hanno nascosto lo stato d’animo e le ferite figlie di quel 29 ottobre, aggiungendo però che «come succede sempre, dopo ogni tormenta deve uscire il sole. E per questo vogliamo celebrare una maratona che sarà molto più di una corsa».
La cultura della corsa
Valencia è la città del running. Ha la migliore 10 chilometri, la migliore mezza maratona (nell’ultima edizione, l’etiope Yomif Kejelcha ha stabilito il primato del mondo sulla distanza on 57’30”), la migliore maratona di tutta la Spagna. È la città che ha intitolato alla distanza dei 42 chilometri e 195 metri persino una piazza, Praça de la Maratò, da dove partirà la fiumana dei corridori, divisa in due arterie sul Pont de Monteolivete. Un colpo d’occhio strepitoso. A poca distanza c’è l’arrivo, con quei 300 metri finali davanti all’Hemisferic, una delle strutture iconiche del parco, un suggestivo palcoscenico dove ognuno può finalmente pensare «ce l’ho fatta».
Il percorso è piatto, ideale per «fare i tempi», l’altr’anno sono stati rilevati i record nazionali di 20 Paesi. In palio, per chi dovesse stabilire il record del mondo, c’è un milione di euro. D’altronde la corsa ha le spalle coperte e un rassicurante numero di sponsor: il suo numero uno organizzativo, Juan Roig, è il capo di Mercadona, una catena di supermercati che va per la maggiore in Spagna. Ha appena aperto i battenti l’Expo. La copertura mediatica locale è enorme, va molto oltre la dimensione calcistica, che pure qualche giorno fa ha dato conto del ritorno del fútbol dopo Dana con la partita vinta dal Valencia sul Betis Siviglia per 4-2 e soprattutto con lo striscione sugli spalti che diceva «Amunt Valencians», «Avanti Valenciani».
La sua diversità
«New York, Boston, Londra sono storie che vengono dal passato. Valencia è la maratona del presente - ci racconta Massimiliano Monteforte, animatore del Purosangue Athletics Club, uno dei gruppi con lo sguardo più internazionale del mondo dei runners italiani - fino al 2011-2012, era una maratona lontana pure dalla soglia dei 10mila iscritti. Da allora ha cambiato passo. E soprattutto Valencia, una bella città che però non ha l’appeal di Roma o di Parigi, dimostra che è possibile farcela, costruire un evento noto in tutto il mondo con una grande partecipazione dall’estero».
Ora sono 35 mila gli iscritti, di cui il 53 per cento stranieri, ma avrebbero potuto essere molti di più. Si corre a dicembre e poche settimane dopo gli organizzatori alzano subito il cartello del sold out. Anche per questa edizione era stato così e nonostante il percorso di guerra dell’avvicinamento alla data prescelta, è molto probabile che in pochissimi diano forfeit, anzi è cominciata nelle ultime ore un supplemento di caccia al pettorale per chi domenica era a San Sebastiano e si è visto annullare la maratona alla quale era iscritto per il troppo vento. Anche per questo la vigilia è stata una frenetica consultazione delle previsioni per domenica: l’umidità non mancherà, si prevede al 70 per cento, ma non ci dovrebbe essere pioggia, un sospiro di sollievo, grazie così.
La politica
Certo le polemiche non sono finite intorno alle accuse sul ritardo con cui il governatore Carlos Mazon, esponente del Partito Popolare, diede l’allerta meteo: si tratta di una cicatrice troppo grande per non generare ancora tanta tensione e uno scontro sempre accesissimo sulle modalità di aiuto alla ripresa. Inoltre per qualcuno correre è non interrogarsi abbastanza sulle potenziali ragioni dell’accaduto, la crisi climatica e anche gli effetti di una crescita vorticosa del turismo su questi territori. E poi c’è pure il fatto che a distanza di pochi chilometri dalle strade podistiche ci sono ancora zone che fanno i conti con il fango, vedi Paiporta, epicentro delle devastazioni più grandi alle porte di Valencia, primatista del numero delle vittime e luogo della dura contestazione al premier socialista Pedro Sanchez e a re Felipe VI.
Forse nella scelta di correre pesano quei 31,3 milioni di euro (dato 2023) di impatto economico, una boccata d’ossigeno per alberghi e ristoranti che hanno ovviamente accusato la batosta delle cancellazioni in queste settimane. Si calcola che la maratona di Valencia generi qualcosa come 600 posti di lavoro, in forma diretta o indiretta.
Gli aiuti
Gli organizzatori hanno cucito addosso alla prova di domenica (preceduta al sabato dalla Breakfast Run, una specie di anteprima, e mini maraton per i bambini) una serie di iniziative di solidarietà. Tre euro per ogni arrivato andranno agli aiuti. Poi sponsor e organizzatori faranno la loro parte. E anche ai podisti è chiesto uno sforzo in una raccolta online che ieri ha toccato 80mila euro. Come vuole la tradizione ci saranno anche tanti italiani e fra questi pure gente che va forte: l’ex primatista Iliass Aouani. Yohanes Chiappinelli, Pietro Riva, Sara Nestola. Il cast è stellare con un super veterano in mezzo, il tre volte campione olimpico (ma mai sulla maratona) etiope Kenenisa Bekele, che a 42 anni non ha ancora voglia di smettere. Se la vedrà con il re dell’anno scorso, suo connazionale, Sisay Lemma.
Un’altra etiope, Amane Beriso, è il nome più atteso fra le donne. Dunque Valencia è pronta a correre per Valencia. E quella di questo fine settimana per la maratona, dopo una formidabile collezione di successi, è davvero la sfida più complicata. Forse il risultato non arriverà domenica sera, ma molto più in là.
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