L'udienza è stata subito rinviata al prossimo 12 maggio, sia per l'assenza di due legali degli imputati sia perché alcuni familiari delle vittime, che avevano depositato le nomine nel fascicolo quando il procedimento era ancora a carico di ignoti, non hanno ricevuto i relativi avvisi
Un buco di quasi sei ore: dalle 22:23 del 25 febbraio 2023, momento in cui l'aereo Eagle 1 di Frontex avvista il caicco “Summer Love” a circa 40 miglia dalle coste calabresi, fino alle 4:12 del giorno successivo, quando l'imbarcazione si schianta contro la secca a 80 metri dalla riva della spiaggia di Steccato di Cutro, andando in frantumi. Email, segnalazioni, mezzi usciti e rientrati subito dopo a causa delle condizioni proibitive del mare, ma nessun caso Sar attivato per salvare quelle 200 persone partite cinque giorni prima dalla Turchia.
È iniziata, davanti al gup del Tribunale di Crotone, Elisa Marchetto, l'udienza preliminare a carico di sei militari (quattro della guardia di finanza e due della guardia costiera), per i quali la procura di Crotone ha chiesto il rinvio a giudizio per i reati di naufragio colposo e omicidio plurimo colposo, in relazione a una serie di presunte omissioni legate alle attività di soccorso in mare, che di fatto non sono mai partite, costando la vita a 94 migranti (di cui 35 minori), e un numero imprecisato di dispersi.
I militari a processo
Gli imputati sono Giuseppe Grillo, 56 anni, capo turno della sala operativa del Reparto operativo aeronavale della Guardia di Finanza di Vibo Valentia; Alberto Lippolis, 50 anni, comandante del Roan; Antonino Lopresti, 51 anni, ufficiale in comando tattico; Nicolino Vardaro, 52 anni, comandante del Gruppo aeronavale di Taranto; Francesca Perfido, 40 anni, ufficiale di ispezione dell'Imrcc (Italian Maritime Rescue Coordination Center) di Roma, e Nicola Nania, 51 anni, in servizio al V Mrsc di Reggio Calabria la notte del naufragio.
Presenti, insieme al sostituto procuratore Pasquale Festa, già titolare dell'altro filone d'inchiesta relativa ai presunti scafisti, anche il neo procuratore della Repubblica di Crotone, Domenico Guarascio.
Il rinvio
L'udienza è stata subito rinviata al prossimo 12 maggio, sia per l'assenza di due legali degli imputati, Sergio Rotundo e Giuseppe Di Renzo, difensori rispettivamente di Vardaro e Grillo, sia perché alcuni familiari delle vittime, che avevano depositato le nomine nel fascicolo quando il procedimento era ancora a carico di ignoti, non hanno ricevuto i relativi avvisi. Durante i prossimi due mesi i parenti potranno quindi ricevere la notifica e, di conseguenza, chiedere di costituirsi parte civile nella successiva udienza fissata per il 26 maggio.
In mattinata sono state annunciate numerose richieste di costituzione di parte civile, tra cui quelle del sindacato dei finanzieri democratici e del sindacato dei militari per danno d'immagine arrecato, oltre a quelle del Codacons e dell'Associazione delle ong italiane. Tra gli imputati erano presenti solo Perfido e Lippolis.
Come ha sottolineato l'avvocato Francesco Verri, che assiste numerose famiglie delle vittime, «non tutti i familiari, che hanno diritto a partecipare al processo, hanno ricevuto la notifica. Bisogna considerare che sono sparsi in tutto il mondo, ma devono comunque avere la possibilità di prendere parte al procedimento relativo ad un evento che ha sconvolto le loro vite».
Per questo motivo, in alcuni casi sarà necessario un permesso di soggiorno ad hoc, che ne garantisca la permanenza almeno per tutta la durata del processo che, secondo Verri, non sarà «né facile né breve». A tal proposito, è stata presentata una richiesta specifica alla Procura di Crotone, in quanto in Paesi come Iran e Afghanistan non è possibile sottoscrivere la procura speciale che consente ai familiari di essere rappresentati direttamente dai loro legali.
Oltre alle udienze del 12 e del 26 maggio, ne è stata fissata un'ulteriore per il 9 giugno, data entro la quale il gup dovrebbe pronunciarsi sulle richieste di rinvio a giudizio per i sei militari.
I dubbi da sciogliere
Restano però ancora diversi interrogativi: perché, nonostante la segnalazione di quell'imbarcazione da parte di Frontex – pur in condizioni di buona galleggiabilità, ma con un'elevata risposta termica a bordo, segno della probabile presenza di persone ammassate nella stiva e senza salvagenti a bordo, indicato come “probabile imbarcazione di migranti” – non è stato attivato immediatamente un caso Sar, ma solo un'operazione di law and enforcement?
Perché i mezzi della Guardia di Finanza, una volta arrivati nei pressi di Capocolonna, non molto distanti dal target, sono tornati indietro a causa delle condizioni proibitive del mare senza però avvisare la Capitaneria di Porto, che si era dichiarata disponibile a uscire con un proprio mezzo?
Perché, in sintesi, più di cento persone, intercettate molte ore prima, sono morte senza che nessuno muovesse un dito?
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