Il livello dello scontro potrebbe alzarsi. Dipende quale gruppo dell’estrema destra prenderà il sopravvento. Ci sono due anime e due strategie: la prima è organizzare, partecipare e condurre proteste pacifiche. Ci sta provando il movimento neofascista CasaPound, laboratorio culturale in sintonia con la destra parlamentare, Lega e Fratelli d’Italia.

La seconda è creare caos, e il progetto è in mano a Forza nuova, che ha ingaggiato gli ultras, spesso militanti dello stesso partito per seminare disordine. Ministero dell’Interno, detective e procure sono in allerta: da Verona a Brescia, da Catania a Roma, da Napoli a Salerno, dove qualche sera fa è stato sventato l’assalto alla casa del presidente della regione Vincenzo De Luca.

Ultras e neofascisti soffiano sul fuoco del malcontento popolare, si infiltrano nelle manifestazioni pacifiche di commercianti, ristoratori e liberi professionisti, e trasformano la protesta legittima in scontro con le forze dell’ordine. Con l’obiettivo di mettere in difficoltà il governo, provando a spostare l’asse del paese a destra.

L’antefatto

La prova generale è stata lo scorso 5 giugno a Roma, nei pressi del Circo Massimo, alla prima manifestazione degli estremisti da stadio riuniti sotto la sigla “Ragazzi d’Italia”, che hanno caricato giornalisti e poliziotti, per poi strumentalizzare la «repressione dello stato» contro chi vuole «un’Italia libera». Da allora si sono organizzati in gruppi Facebook e Telegram dove diffondono la loro propaganda, hanno cavalcato le manifestazioni di no mask e negazionisti del Covid, hanno rilanciato e partecipato alle manifestazioni della destra parlamentare che si oppone alle misure di contenimento dell’epidemia.

Alimentano il malcontento facendo sponda con i clan e facendo ricorso a giovanissimi reclutati nelle scuole, nelle periferie, che presidiano ormai da anni, da quando cioè sono rimaste sguarnite di spazi sociali e politici vicini alla sinistra. La mente che guida le braccia delle curve è politica e fa riferimento ai neofascisti che gravitano attorno a diversi partiti o movimenti. La curva è la palestra, il punto di saldatura tra criminalità e fanatismo politico.

L’assalto al presidente

Domenica notte, rione Carmine, Salerno. Qui vive Vincenzo De Luca, il presidente della Campania, tra i primi a imporre il coprifuoco. Il primo a essere contestato per le strade di Napoli da commercianti e partite Iva. Corteo poi trasformato in guerriglia dai professionisti dello scontro: ultras, neofascisti e uomini dei clan.

La procura di Napoli indaga sulla «saldatura» tra questi mondi e avrebbe già individuato le sigle dei gruppi della curva e relativi collegamenti con la politica neofascista. Da Napoli la rivolta si è spostata a Salerno, il feudo di De Luca. Il 25 ottobre verso mezzanotte il corteo pacifico ha cambiato pelle, mutato in battaglione in marcia verso la casa del presidente. La notizia riportata dai giornali locali riferiva di un denunciato e altri in corso di identificazione.

Alcune fonti investigative riferiscono che le indagini puntano, anche in questa vicenda, alla saldatura tra neofascismo e ambiente ultras. E che l’attacco, sventato dopo che erano stati lanciati i primi petardi e rovesciati alcuni cassonetti della spazzatura, non era stato improvvisato ma premeditato. Le indagini sono in corso per capire chi ci sia dietro questo raid organizzato. Di certo, spiega un detective, è chiara la matrice, il colore politico è nero.

Niente derby, siam fascisti

La rete che lega le violenze di piazza in tutta Italia parte da Roma. Da via Amulio, nel quadrante est della Capitale. Lì dove c’è la sede degli Ultras Lazio un tempo c’era quella di Forza nuova, il partito neofascista fondato da Roberto Fiore, l’ex terrorista di Terza posizione. Ultras Lazio è la sigla che riunisce gli ex Irriducibili, il gruppo di tifosi violenti e nostalgici di Mussolini fondato e capitanato da Fabrizio Piscitelli, “Diabolik”, signore della droga, legato alla camorra, ucciso in un agguato il 7 agosto 2019. È in via Amulio che è stato avvistato Giuliano Castellino, numero due di Forza nuova, nelle ore che hanno preceduto gli scontri di piazza del Popolo dello scorso 24 ottobre.

Una presenza insolita: Castellino all’inizio degli anni 2000 è stato il leader di un gruppo ultras della curva sud della Roma. L’opposta fede calcistica però passa in secondo piano quando c’è la comune militanza neofascista a unire, e quando ci sono piazze da riempire o scontri con le forze dell’ordine da organizzare.

Negli ultimi mesi poi, insieme a Castellino e agli Ultras Lazio c’è un altro esponente del tifo violento, che ha destato l’interesse degli investigatori sia per il suo ruolo di organizzatore di manifestazioni tra Roma e Ostia, sia per i suoi legami di parentela con uno dei più pericolosi clan della Capitale. Manuel Sannino, 34 anni, fino a qualche tempo fa era a capo del tifo organizzato dell’Ostiamare, squadra delle serie minori famosa per aver dato i natali calcistici all’ex capitano della Roma, Daniele De Rossi. All’inizio degli anni 2010 Sannino è stato indicato dalla procura come prestanome di Vito e Vincenzo Triassi, rappresentanti di Cosa nostra sul litorale romano. Sospetto che non ha avuto sviluppi giudiziari. Nel 2016 è stato vittima di un agguato di fronte al municipio di Ostia, ancora oggi avvolto nel mistero. Erano gli anni in cui i clan di Ostia si fronteggiavano tra sparatorie e agguati. Negli ultimi mesi poi è stato tra i promotori di Area 121, occupazione al Villaggio Azzurro di Ostia, insieme a Luca Marsella e Carlotta Chiaraluce, consiglieri municipali dei neofascisti di CasaPound. E proprio con loro, in questi giorni, è in testa alle manifestazioni di protesta che si svolgono a Ostia. Queste pacifiche finora, perché la strategia di CasaPound è un’altra.

Strategia raffinata

I raid violenti non piacciono a tutta la galassia nera che mira a gestire la protesta contro il governo. C’è chi storce il naso verso l’abbraccio con tra Forza nuova e gli Ultras deciso dal capo romano del gruppo Castellino. Non è un caso che CasaPound, il movimento politico culturale più in sintonia con Lega e Fratelli d’Italia, non si sia macchiata di azioni violente. La volontà è conquistare, non allontanare, il consenso dei commercianti, delle partite Iva e degli imprenditori. Un progetto politico di ordine, già in atto, che si completerà, riferiscono fonti qualificate, solo quando il leader di Forza nuova verrà esautorato dal ruolo di capo popolo.

Violenza nera

Finché c’è lui però Forza nuova e i suoi colonnelli giocano un ruolo di primo piano in tutta Italia, non solo nella Capitale. Come a Verona, dove la manifestazione degli ultras di mercoledì 28 ottobre è finita in guerriglia con cinque poliziotti feriti. Nella città l’uomo di collegamento tra ultras e neofascisti è Luca Castellini, leader locale di Forza nuova e capo degli ultras dell’Hellas Verona. Noto per le sue simpatie neonaziste e per i cori, «siamo una squadra fantastica a forma di svastica», che è solito cantare, l’anno scorso aveva cercato il suo quarto d’ora di celebrità minimizzando i cori razzisti degli ultras veronesi verso Mario Balotelli affermando che «non sarà mai del tutto italiano, non siamo razzisti, abbiamo anche noi un negro in squadra».

Il malcontento popolare è strumentalizzato anche a Brescia, dove ultras ed estremisti di destra hanno cercato di prendersi piazza della Loggia, luogo della strage neofascista del 28 maggio 1974, in cui morirono 8 persone. E poi ci sono Padova, Milano, Bari, Palermo e Catania: anche qui le piazze dei manifestanti pacifici sono state infiltrate e strumentalizzate. E le proteste sono anche qui finite in scontro. La regia è sempre quella di CasaPound e Forza nuova. Che soffiano sul fuoco della rivolta. Un fuoco nero.

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