L’Italia finalmente ha risposto: dopo aver abbandonato nel Mediterraneo a bordo della Ocean Viking 572 persone per più giorni, nella serata di giovedì ha assegnato alla Ong il porto di Augusta. A bordo della nave vittime di torture e due minori con disabilità. L’arrivo nel porto è previsto per le 9 di venerdì mattina.

Di fronte a tutto questo, il leader della Lega, Matteo Salvini, fino al pomeriggio ha continuato a twittare contro di loro. Per Salvini, farli sbarcare è «una follia».

Ieri, il segretario del Carroccio aveva scritto una lettera al ministero dell’Interno degli Esteri, su quella che definisce una «emergenza sbarchi». Oggi ha fatto sapere che ha proposto un incontro, entro la prossima settimana, alla ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, e al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio per fronteggiare quella che definisce «una escalation pericolosa».

La situazione sulla nave

Dopo i ripetuti salvataggi – dall’uno alla notte tra il 4 e il 5 luglio – l’imbarcazione della Ong Sos Méditerrané si trova in difficoltà. Le persone a bordo risultano vittime di torture e in condizioni cliniche difficili. Una larga parte dei naufraghi salvati sono minori. Nella serata di mercoledì, un migrante si è buttato in acqua per la disperazione.

«La situazione peggiora di ora in ora. Non c'è tempo per discutere a porte chiuse. Bisogna trovare immediatamente una soluzione e individuare un luogo sicuro per i 572 naufraghi a bordo», ha detto Luisa Albera, Coordinatrice Ricerca e Soccorso a bordo della Ocean Viking.

La tensione e la stanchezza, ha raccontato, sono al massimo. Nonostante cinque richieste di PoS (Luogo sicuro) inviate dalla Ocean Viking alle autorità marittime competenti, fino ad ora nessuna reazione: «Siamo tenuti all'oscuro di tutto. Tenere in attesa i sopravvissuti sul ponte della nostra nave, esposti al sole e alle intemperie, è disumano. Va oltre ogni immaginazione».

Uno dei due minori con disabilità, racconta il comunicato di Sos Méditerranée, mostra segni di crescente rigidità del corpo a causa della riduzione dei movimenti fisici e ha dovuto essere trasferito all'ambulatorio medico durante la notte. «Una nave – dice Albera - è per definizione un mezzo temporaneo di trasporto verso un luogo sicuro per le persone salvate in mare. Trattenere le persone su una nave per un periodo di tempo prolungato, quando hanno appena vissuto un'esperienza vicina alla morte in mare, è aggiungere violenza e sofferenze inutili ed evitabili».

Non solo. Ci sono state preoccupazioni anche per il cibo: «Domani finiremo i kit di cibo preconfezionato ed entro sabato non saremo in grado di soddisfare tutti i bisogni nutrizionali dei sopravvissuti».

Alla fine si temeva anche il cattivo tempo. La nave era pronta a riparare a est della Sicilia. Assegnare rapidamente un luogo sicuro alle persone salvate in mare, conclude la coordinatrice, «non è solo un obbligo morale, è un dovere legale». Ancora una volta sollecitano l’Unione europea a intervenire: «Chiediamo agli stati membri dell’Unione europea di mostrarsi solidali e di sostenere gli stati costieri. Le autorità marittime non possono lasciarci ancora in queste condizioni terribili. Occorre trovare una soluzione subito».

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