Pedinava l’uomo che poi avrebbe ucciso con un colpo partito dalla sua pistola. Un atteggiamento che è finito sotto la lente degli investigatori, coordinati dalla procura di Pavia, che stanno cercando di ricostruire la dinamica dell’omicidio di Youns El Boussettaoui, il 39enne di origini marocchine ucciso martedì 20 luglio a Voghera da Massimo Adriatici, assessore alla sicurezza di Voghera, eletto nelle liste della Lega.

I pm dopo aver visto le immagini riprese dalle telecamere parlano di «coincidenza quantomeno anomala» e stanno cercando di capire i motivi del gesto da parte dell’avvocato ed ex funzionario di polizia, conosciuto in città come “lo sceriffo”. Adriatici infatti sembra essere solito a iniziative del genere: non solo ronde per la città, ma anche colloqui con i rappresentanti delle forze dell’ordine per consigliare come gestire l’ordine pubblico.

Dopo il pedinamento, El Boussettaoui avrebbe colpito con un pugno al volto l’assessore del Carroccio, dalla cui pistola è poi partito il proiettile che lo ha ferito a morte. 

Il reato contestato ad Adriatici è eccesso colposo di legittima difesa: al momento è agli arresti domiciliari, i magistrati gli hanno contestato il pericolo di reiterazione del reato nella richiesta di convalida del fermo.

Dopo l’omicidio, l’assessore ha ottenuto il sostegno pubblico di Matteo Salvini. «È normale girare con la pistola se si ha il porto d’armi», ha detto il leader della Lega, ribadendo che a suo parere «la difesa è sempre legittima».

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