«La musica si è impossessata di lei dall’inizio fino alla fine», dice don Luigi Garbini in un'omelia piena di episodi della vita della cantante e delle parole dei suoi brani.
«Senza fine, tu sei un attimo senza fine», intona Camilla Ardenzi. La sua voce rimbomba nella gremita e commossa Chiesa di San Marco a Brera, Milano. Camilla è la nipote di Ornella Vanoni. Il suo intervento ha chiuso le esequie della cantante che si è spenta la sera del 21 novembre dopo aver chiesto un gelato. «Quando mia nonna ti amava il mondo si dipingeva di colori più vivi e quando puntava i fari su di te ti faceva sentire quella sua grandezza dentro. Diventavi grande e speciale anche tu. Per questo, quando questi fari si spegnevano, ci si sentiva piccoli», aveva raccontato poco prima la giovane.
«Posso dirlo da sua familiare, ma forse lo hanno provato altre persone che la conoscevano da una vita. Come anche i passanti di un solo incontro, irradiati dal suo calore e da un suo abbraccio sincero». Guardandosi attorno non si fatica a crederlo. Tante delle persone, di tutte le età, che sono riuscite a entrare nella chiesa dello storico quartiere meneghino hanno gli occhi lucidi.
Forse qualcuno l’aveva incrociata almeno una volta, altri la conoscevano solo tramite i suoi dischi, altri ancora per i suoi interventi ironici e virali in tv. «Porto una parte di te dentro di me. Grazie dell'onore, per sempre. Sei eterna», dice ancora la nipote.
«Ti benediciamo Signore perché ci hai dato Ornella»
Tra la gente che ha affollato le navate con largo anticipo rispetto all’inizio della funzione ci sono, tra gli altri, il sindaco di Milano Beppe Sala, il presidente del Senato Ignazio La Russa, la ministra dell’Università Anna Maria Bernini, il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi, Fabio Fazio, Luciana Littizzetto, Mara Maionchi, Roberto Vecchioni, Gianna Nannini e Ron. Accanto all’entrata, in piedi e in disparte, c’è Amadeus che nel 2023 ha invitato Ornella Vanoni in quella che rimarrà la sua ultima apparizione al Festival di Sanremo.
«Quante gente, lei sarebbe stata contenta», dice una signora di Brera entrando. Poco dopo le 14.30 il portale principale si spalanca, le note dell’organo interrompono il brusio dei presenti. Qualche istante dopo, da fuori, si sente: «Ornella sei grande». Arriva il feretro accolto da un applauso partito dalla piazza e continuato tra i banchi in legno della basilica.
«Ti benediciamo Signore perché ci hai dato Ornella», dice don Luigi Garbini in un'omelia piena di episodi della vita della cantante e delle parole dei suoi brani. Perché le «canzoni diventano ritornelli dell’esistenza. Sono come i lumini in chiesa, che continuano a muovere la fiammella anche quando non ci siamo», spiega il parroco. «Quasi un secolo di vita passato dentro il teatro, la televisione, il cinema e le canzoni. La musica si è impossessata di lei. I posseduti sono come i tarantolati: non possono opporsi. Ornella è stata posseduta dalla musica dall’inizio fino alla fine».
Nel discorso di Garbini c’è spazio pure per i momenti difficili della voce di Domani è un altro giorno: «Anche la depressione è stata un luogo della creatività dello spirito. In questo contesto le canzoni sono tentativi di ricostruzione, le note sono la migliore compagnia». E poi ancora: «La sua ironia era l'altra faccia della sua fragilità. La sua semplicità e il suo essere così diretta le hanno consentito di entrare nei cuori di tutti».
La promessa di Fresu
Il parroco si interrompe. Dal fondo della navata arriva Paolo Fresu con la sua tromba per onorare la promessa fatta all’amica: «Gli ho chiesto di suonare al mio funerale», aveva detto lei durante una delle sue consuete ospitate a Che tempo che fa di Fabio Fazio. La chiesa si riempie delle note de L’appuntamento e di Senza fine.
Suonando, il jazzista si avvicina alla bara per sfiorarla con la mano. Un crescendo di commozione che tocca il suo apice quando prende la parola Matteo, l’altro nipote dell’interprete. Lui racconta l’Ornella nonna come tante, con parole in cui molti possono ritrovarsi: «Eri quella che mi faceva i ghirigori prima di dormire, mi portava ai suoi spettacoli presentandomi come il suo fidanzato, che mi minacciava diseredarmi se non passavo gli esami all’università, che mi chiedeva cos’erano "Blu” e “Tic Tic” (Bluetooth e TikTok, ndr), che mi lasciava messaggi in segreteria di tre o quattro minuti».
E infine: «Mai l’avrei creduto, anche se me lo dicevi: “Amore, lo sai che prima o poi dovrò morire?”. Ti voglio bene».
Tristezza per favore vai via
Il feretro esce accompagnato da Ma mi, brano in dialetto milanese scritto da Giorgio Strehler. Ad abbracciarlo c’è la folla accalcata dietro le transenne sotto una pioggia che forse non ha mai messo di cadere durante la funzione. Tanti di loro, probabilmente, hanno omaggiato la cantante anche alla camera ardente che solo nelle prime quattro ore di apertura, domenica, aveva attirato più di 5mila persone.
La piazza piano piano si svuota, ma in lontananza si sente una tromba intonare Senza fine. Dall’altra parte della strada ci sono due ragazzi, molto giovani, che suonano. Dopo il brano scritto da Gino Paoli è la volta di Tristezza per favore va via.
Nel frattempo, si è radunata una piccola folla che inizia a cantare. Il modo migliore per salutare Ornella. Con «un sorriso dentro al pianto», come dice uno dei suoi brani più recenti.
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