In un video registrato nel 2012 registrato alla festa del partito democratico c’è l’immagine dello scandalo esploso a Bruxelles. Seduti allo stesso tavolo, in un convegno dal titolo “Diritti umani e diritti civili nel Mediterraneo. La primavera araba”, troviamo Antonio Panzeri, all’epoca parlamentare europeo del Pd, e Abderrahim Atmoun, diplomatico al centro dell’indagine della procura federale belga che sta svelando il sistema di corruzione architettato dal Qatar e dal Marocco per influenzare le decisioni della politica europea.

Atmoun è stato senatore, deputato e presidente del gruppo di amicizia Marocco-Francia presso la Camera dei consiglieri del Marocco, nonché presidente per parte marocchina del gruppo Ue-Marocco. Lo ritroviamo in pieno scandalo ambasciatore in Polonia. 

Atmoun alla festa del Pd prende la parola al minuto 15.40. Cinque minuti dopo è toccato a Panzeri, che ricorda le motivazioni delle primavere arabe: «La comunità occidentale ha avuto rapporti con questi paesi, in che modo? Bisogna essere chiari, è saltato un vecchio compromesso che l’Europa aveva con questi paesi. Un compromesso fondato su uno scambio, difesa dei regimi in cambio di lotta al terrorismo e controllo dei flussi migratori. Questo compromesso è saltato, per la crisi economica internazionale e per i giovani vittime di questo blocco. Infine molti di questi regimi rubavano le risorse finanziarie al popolo».

Un filone dell’indagine che scuote le istituzioni di Bruxelles riguarda le pressioni del Marocco per legittimare il suo ruolo nel Sahara Occidentale e gestire i flussi migratori.

Il governo di Rabat vuole negoziare accordi commerciali con l’Ue senza che le vicende del popolo Sarawi, che reclama l’indipendenza, siano d’intralcio. Ma quegli accordi sono già stati bocciati due volte dalla Corte di giustizia europea.

Finora il gruppo più influenzato è quello socialista di S&D, attraverso un gruppo di pressione individuato in Panzeri e Francesco Giorgi, l’ex assistente parlamentare del primo e compagno di Eva Kaili, la socialista greca vicepresidente del parlamento destituita dopo l’arresto. Anche Panzeri e Giorgi sono finiti in carcere.

Marocco connection 

Come rivelato dai giornali belgi le pressioni del Marocco si sarebbero concretizzate attraverso l’operato della Direction générale des études et de la documentation (Dged), il servizio segreto marocchino, e l’ambasciatore in Polonia Atmoun, che ha frequentato l’Italia con assiduità anche perché risulta a Domani è stato sposato con un italiana. 

Secondo le prime evidenze investigative dei detective belgi, sono emersi i contatti tra il Dged, Atmoun e gli italiani coinvolti nell’inchiesta, Panzeri, Giorgi e anche Andrea Cozzolino, eurodeputato del Pd ma non indagato. 

Il primo contatto del gruppo italiano, sospettano gli investigatori, è stato un ufficiale del Dged, Mohamed Belharache, coadiuvato da Abderrahim Atmoun, l’uomo che Panzeri conosceva fin dal 2012 come emerge dal video della festa dell’Unità, rintracciato da Domani sul web. 

Come riportato dai giornali belgi, nel mandato di cattura a carico di Panzeri e degli altri italiani si riportano gli elementi raccolti dai servizi di Bruxelles, i quali sono certi che i tre del gruppo al servizio del Qatar collaborassero anche con l’intelligence marocchina.

Sarebbe stato peraltro organizzato un incontro tra Cozzolino e il direttore generale del Dged. I servizi del Belgio non hanno certezza che si sia poi concretizzato. Pure Panzeri avrebbe viaggiato direzione Marocco per incontrare Mansour. 

C’è poi la figura misteriosa di Belharache, uomo dei servizi marocchini di stanza a Parigi per lungo tempo e finito al centro di uno scandalo di spionaggio: attraverso alcune società di consulenza, retribuite lautamente, la Dged aveva avviato campagne di monitoraggio sull’Algeria e il fronte Polisario attivo nel Sahara occidentale, in modo da delegittimare entrambe, e nel contempo promuovere l’immagine del Marocco in Europa. 

Belharache ritorna adesso nello scandalo belga-italiano, considerato il primo contatto degli italiani insieme ad Atmoun, profondo conoscitore della politica del nostro paese. 

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