«Non è lecito impartire una benedizione a relazioni che implicano una prassi sessuale fuori dal matrimonio (fuori dell’unione indissolubile di un uomo e una donna aperta di per sé alla trasmissione della vita), come è il caso delle unioni fra persone dello stesso sesso». La risposta della Congregazione per la Dottrina della Fede al dubium sollevato da alcuni ambienti ecclesiastici è netta. Ma l’effervescenza che si nota in tanti ambienti ecclesiastici negli ultimi anni indica che il dibattito è tutt’altro che chiuso.

Il cardinale Reinhard Marx, presidente della Conferenza episcopale tedesca, alla rivista Stern un anno fa diceva che «le coppie omosessuali possono ricevere una benedizione, nel senso di un accompagnamento spirituale».

L’evoluzione carsica delle posizioni della chiesa sul tema è stata innescata da tanti fedeli Lgbt, da sacerdoti, suore, religiosi, teologi che stanno cambiando le cose.

L’ostacolo della dottrina

Per la dottrina siamo ancora qui: «Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che “gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati”. Sono contrari alla legge naturale… In nessun caso possono essere approvati», così si legge nel Catechismo della chiesa cattolica del 1997.

«Ma la pastorale – spiega Don Gianluca Carrega, incaricato del Vescovo di Torino per l’accompagnamento delle persone Lgbt – sta viaggiando veloce e chi si occupa di Lgbt credenti, oggi, si sente con le spalle ancora più coperte grazie a Francesco. La sola idea che una dottrina possa mutare, mette in crisi, ma anche essa può adeguarsi».

Anna Maria Vitagliani è una suora delle Religiose di Nazareth che a Pozzuoli accompagna il cammino spirituale del gruppo campano di cristiani LgbtPonti da Costruire: «In Amoris Laetitia, l’esortazione apostolica di papa Francesco sull’amore nella famiglia, al paragrafo 250 si affronta il tema in modo più aperto, mentre nel Documento Finale del Sinodo dei Giovani, al n. 150 si dice: “Esistono questioni relative al corpo e alla sessualità che hanno bisogno di una più approfondita elaborazione”. Nell’accompagnamento spirituale di Lgbt il primo passaggio è portarli a fare esperienza di Dio e sentirsi amati».

Il modo in cui la chiesa ha affrontato per secoli il tema della omoffattività fa emergere un problema riguardo la sessualità più in generale.

Ci sono voluti secoli per giungere alla definizione decretata dal Concilio Vaticano II dell’amore come espressione unitiva oltre che meramente procreativa e del matrimonio come «intima comunità di vita e di amore tra coniugi», dove l’atto coniugale cementa la coppia e non ha fini solo procreativi.

«Molti problemi riguardo l’omoffatività e la sessualità – dice il gesuita Paolo Gamberini, teologo, responsabile della pastorale culturale alla cappella universitaria La Sapienza di Roma – si supereranno quando si riconoscerà la rilevanza del piacere nella sessualità umana».

Don Antonio Zito, direttore ufficio insegnanti religione della Diocesi di Palermo, per anni a fianco di Ali d’Aquila un gruppo ecumenico di fedeli Lgbtq , si dice «propenso a parlare di omorelazionalità più che di omosessualità perché non mi piace che si sottolinei sempre e solo l’aspetto sessuale: c’è innamoramento, il piacere di stare insieme, il progetto di vita comune».

Il sacramento vietato

La negazione della possibilità di innamorarsi, di avere relazioni stabili e formare famiglie, non è l’unica. A chi ha un orientamento sessuale non-etero, viene impedito il sacro.

Questo limite alimenta «la nostalgia di Dio», dice Eduardo Savarese, magistrato, scrittore, autore del libro Lettera di un omosessuale alla chiesa di Roma (e/o, 2015): «La chiesa ha chiuso tante porte ma, soprattutto, ha smesso di parlare di Dio. Un travestito, una volta, in occasione della presentazione del mio libro, si alzò e disse “Abbiamo anche noi diritto al sacro”».

La chiesa dovrebbe chiedere perdono per l’emarginazione degli omosessuali, sostiene padre Alberto Maggi dei Servi di Maria, noto biblista, teologo, fondatore del centro studi biblici Giovanni Vannucci: «Anni fa andai a Catania con un gruppo di sacerdoti nel cosiddetto quartiere a luci rosse. Una transessuale mi prese per mano e mi condusse nella sua casa “Vede padre, in questa stanza ricevo i clienti, mentre in quest’altra ci raccogliamo in preghiera nei momenti di pausa”, mi disse».

Non si possono ignorare

Suor Fabrizia Giacobbe, dell’Unione delle suore domenicane di San Tommaso d’Aquino, che segue spiritualmente il cammino dell’associazione Kairos di Firenze, spiega che «sempre più ordinati conoscono il vero spirito della morale cattolica, che non è solo oscurantismo, ma finché qualcosa non cambia nella dottrina, l’integrazione delle persone omosessuali sarà sempre parziale e gli operatori pastorali si troveranno sempre a vivere difficili equilibrismi. Francesco è certamente un grande aiuto però i passi in avanti li dobbiamo soprattutto ai credenti Lgbt».

I gruppi dei cristiani omosessuali, le fa eco la consorella Stefania Baldini, «hanno fatto quanto era in loro potere; ora i passi deve farli la chiesa ufficiale, uscendo dalle proprie sicurezze».

Sembra andare in questa direzione il teologo morale Aristide Fumagalli che nel suo L’Amore Possibile riconosce che l’amore tra persone dello stesso sesso, seppur non generativo sul piano biologico, può essere considerato «un’esperienza cristiana concreta».

Ma in Italia non si vedono aperture dalla gerarchia del genere di quella arrivata dalla Conferenza Episcopale tedesca che, recentemente, ha definito l’omosessualità una «forma normale di predisposizione sessuale».

E neanche si registrano prese di posizione nette come quelle espresse nel documento: God Is On Your Side: A Statement from Catholic Bishops on Protecting LGBT Youth, dello scorso febbraio - sottoscritto da alti prelati quali il cardinal Joseph Tobin di Newark, l’arcivescovo John C. Wester di Santa Fe e sostenuta in blocco dai gesuiti nordamericani.

A Santa Maria della Visitazione, a Pescara, persone omosessuali sono inserite nelle attività parrocchiali. Don Cristiano Marcucci spiega «È stato il mondo Lgbt a venirmi incontro, non potevo fare altro che aprire cuore e parrocchia».

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