Taranto è una città senza pace, condannata ai veleni della diossina e del benzoapirene, ma anche da quelli di palazzo e, cosa più inquietante e grave, dall’intrigo tra l’avvocato siciliano Piero Amara e l’ex capo della procura di Taranto, Carlo Maria Capristo. Un sodalizio che è servito a condizionare indagini sull’ex Ilva. Questo è il quadro inquietante che emerge dalle indagini condotte dalla procura di Potenza, che hanno portato oggi all’esecuzione di provvedimenti di misura cautelare nei confronti dell’avvocato Amara e dell’ex procuratore Capristo.

Le accuse sono gravissime e, se confermate, sono un pugno allo stomaco alla città di Taranto, alle famiglie che vivono nel dolore e alla nostra democrazia. Accuse di corruzione, nomine di consulenti tecnici al fine di condizionare indagini e decisioni dell’autorità giudiziaria su eventi come quello delle morti sul lavoro dentro lo stabilimento siderurgico (quelle degli operai Giacomo Campo e Alessandro Morricella), con decisioni che hanno portato a chiedere il dissequestro dell’altoforno 4, che avveniva in 48 ore sulla base dell’impostazione difensiva dell’Ilva come si legge nel comunicato della procura di Potenza.

Ma cosa è successo a Taranto a partire dal marzo 2016 quando venne nominato capo della procura di Taranto Carlo Maria Capristo? Quest’ultimo era arrivato in sostituzione del procuratore Franco Sebastio, colui che aveva dato avvio all’indagine Ambiente Svenduto il cui processo si è concluso con una storica sentenza il 31 maggio scorso.

Il 7 luglio del 2019 avevo chiesto al Csm di valutare l’operato del procuratore della Repubblica di Taranto, il dottor Carlo Mario Capristo, in relazione ai rapporti con l’avvocato Amara nella vicenda ex-Ilva. Sia l’avvocato Amara, arrestato nel febbraio 2020, sia il procuratore Capristo furono coinvolti nell’indagine sul depistaggio dell’indagine Eni, inchiesta che coinvolse il 2 luglio del 2019 anche il procuratore Capristo per abuso d’ufficio.  

Nonostante le vicende giudiziarie di Amara fossero pubbliche – coinvolto nello scandalo delle sentenze pilotate del Consiglio di Stato – l’avvocato partecipò a delle riunioni in procura, guidata da Capristo, insieme all’ufficio commissariale per analizzare la vicenda del patteggiamento su Ilva.

Il consiglio superiore della magistratura non intervenne mai su Capristo anche in presenza di un’indagine grave nei suoi confronti e lo stesso procuratore rispose il 7 luglio 2019, dopo poche ore dalla mia richiesta al Csm, affermando che l’avvocato Amara non era stato invitato dalla procura ma dall’ufficio commissariale: perché una persona indagata per corruzione e poi arrestata poteva partecipare alle riunioni negli uffici della procura che riguardavano l’andamento del processo Ambiente Svenduto?

Dopo l’arrivo dell’avviso di garanzia a Capristo, 2 luglio 2019, per abuso d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta Eni, la stessa inchiesta dove era coinvolto l’avvocato Palamara, il Csm non adottò nessun provvedimento su Capristo, che continuò a guidare la procura fino al 19 maggio 2020, giorno in cui fu arrestato, sempre dalla procura di Potenza, con l’accusa di aver “aggiustato” un’inchiesta quando era capo della procura di Trani.

Nel 2018 nel quartiere Tamburi si registrarono numerosi picchi di diossina con valori nella masseria del Carmine di 900 volte superiori a quelli dell’anno precedente. Su questo evento furono presentati numerosi esposti senza esito e l’inchiesta fu archiviata per lo scudo penale voluto dal governo Renzi. Sugli incidenti sul lavoro dopo la morte drammatica dell’operaio Morricella, che fu travolto da una colata di ghisa, intervenne l’allora ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, con un decreto che consentiva il dissequestro. Decreto che fu dichiarato incostituzionale dalla Consulta con sentenza 58/2018 per violazione delle norme preminenti sulla sicurezza sul lavoro. A Taranto l’inquinamento continua a sforare i limiti di legge come due giorni fa con i picchi di SO2 o i picchi del 20 maggio scorso di pm 2,5 e pm 10.

Una domanda a questo punto a cui il Csm deve una risposta: perché nominò il dottor Capristo alla guida della procura di Taranto, una città martoriata che ha pagato e paga un prezzo drammatico di vite umane? In questa vicenda va la solidarietà ai magistrati tarantini che sono, dal mio punto di vista, parte offesa in questa brutta storia e che svolgono il loro ruolo in nome della legge e della Costituzione.

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