Crostacei e frutta secca. Le festività complicano la vita agli allergici

Cibo è il nostro inserto mensile che racconta il mondo attraverso ciò che mangiamo. Esce l’ultimo sabato di ogni mese sulla app di Domani e in edicola. In ogni numero svisceriamo un tema diverso con articoli, approfondimenti e commenti: il tema del numero di questo mese è cucina insostenibile. Qui troverete man mano tutti gli altri articoli di questo numero. In questa pagina, invece, tutti gli altri articoli di Cibo, che è anche una newsletter gratuita. Ci si iscrive a questo link. Nella sua rubrica sul Washington Post, l’editorialista Carolyn Hax si è trovata a dover dare un consiglio atipico a un lettore: come sopravvivere a un pranzo di famiglia. Non per i tipici problemi che presentano queste occasioni a cui è quasi impossibile sfuggire, ma in senso strettamente letterale. Il dubbio di chi le chiedeva aiuto riguardava il festeggiare o meno la Pasqua a casa dei nonni paterni, che rifiutano di accettare la sua allergia ai crostacei. Se inizialmente si manifestava in modo palese ma poco invasivo, negli anni le conseguenze sono diventate più pericolose. Prima se la cavava con i soliti sintomi – prurito o gonfiore, dolori addominali o nausea, difficoltà a respirare o tosse – mentre ora mangiare quei pesci sarebbe come un attentato contro la propria vita. Tutto questo non però sembra interessare ai suoi cari. Lo scorso Natale hanno utilizzato le stesse forbici sia per il pesce sia per l’insalata, nonostante le raccomandazioni del nipote, costretto a ricorrere alle sue medicine e all’EpiPen, il salvavita da utilizzare nel caso di emergenze. Dopo questa esperienza e, soprattutto, data l’indisponibilità dei suoi nonni nel non comprendere le sue ragioni, qualche mese dopo il giovane ha deciso di rimanere a casa in vista del brunch di Pasqua. Una scelta obbligata, che lo ha però fatto star male (stavolta solo emotivamente) e lo ha spinto a scrivere a Hax. Che, vista la situazione, poteva solamente schierarsi dalla sua parte, sostenendolo e rassicurandolo del fatto che la sua vita fosse di gran lunga più importante dell’assecondare dei capricci familiari. «È difficile concepire l'arroganza e la mancanza di rispetto che mettono un piatto del menu al di sopra di un nipote» sentenziava la scrittrice. Anche il gusto è etica: caffè e cacao insegnano Rischio feste Quella ai crostacei è una delle allergie più comuni, la seconda per incidenza. Interessa il 13 per cento degli italiani allergici e si riscontra soprattutto tra gli adulti, forse per la semplice ragione che i bambini non tendono a mangiarli. Un problema quotidiano che, con l’avvicinarsi delle feste natalizie, si trasforma in vera e propria preoccupazione. La tradizione porta sulle tavole gamberi, ostriche, scampi, frutti di mare, astici, aragoste, per una buona parte anche ai molluschi. Per cui bisogna tenere gli occhi bene aperti. Ancor di più per chi è allergico agli acari della polvere. Secondo alcuni studi c’è una correlazione tra le due visto che entrambe presentano proteine simili, come ad esempio la tropomiosina: in questo caso, parliamo di cross-reattività allergica. La stessa proteina si trova anche nei molluschi, come dimostrato per la prima volta dai ricercatori del QIMR Berghofer della James Cook University che hanno pubblicato i risultati dei loro studi all’interno dell’European Journal of Allergy and Clinical Immunology. La cuoca e il fungo magico: come riparare ai propri errori Il tema frutta secca Quella tra crostacei e acari non è l’unica cross-reattività, ovviamente. Gli allergici alla frutta secca sono inclini a sviluppare l’allergia ai pollini. In questo caso si ha una sindrome orale, ovvero sintomi che si manifestano su labbra, bocca o gola. Anche in questo caso c’è da fare attenzione in vista del Natale, quando la frutta secca diventa la protagonista principale. È presente ovunque, a cominciare dai classici panettoni e torroni, ma viene utilizzata anche per decorare le tavole, piante e ghirlande. Chi ne è affetto (il 10 per cento degli allergici, sia adulti sia bambini, per una questione di eredità genetica o per una esposizione precoce) lo sa bene: basta anche solamente una traccia di frutta a guscio per stare male, per cui anche in questo caso bisogna leggere per bene cosa è contenuto dentro un alimento. Solitamente, il problema viene dato dai solfiti, ovvero l’anidride solforosa che viene utilizzata come conservante. I sintomi dell’allergia alla frutta secca sono simili a quelli che si manifestano con i crostacei e si presentano quindi tramite eruzioni cutanee, difficoltà respiratorie e disturbi gastrointestinali. In Europa, e dunque in Italia, l’allergia più diffusa è alla nocciola mentre negli Stati Uniti è l’arachide, che viene inserito nella frutta a guscio nonostante sia di per sé un legume. Perchè non c’è vino senza associazionismo: così viene sponsorizzata Napa nel mondo Bisogna guardare sempre gli ingredienti In questi casi, leggere cosa contengono gli alimenti è fondamentale. L’Unione europea obbliga ristoranti e locali a dichiarare la presenza di 14 allergeni, inclusi crostacei e frutta a guscio. Qualora non ci fosse un menù che permetta di capire ciò che contengono alcuni alimenti, bisogna chiederlo esplicitamente. Questo per evitare conseguenze drammatiche. Come quella che ha coinvolto ad aprile scorso una giovane studentessa americana di ventuno anni, morta dopo aver mangiato un panino contenente arachidi. Stesso tragico destino era toccato qualche mese prima, a dicembre, a una quattordicenne britannica in vacanza a Roma con la famiglia, questa volta a causa di un dessert ordinato al ristorante. Perché di allergia si può anche morire se non si presta la giusta attenzione o si sottovalutano le conseguenze. Contrariamente a quanto credono i nonni di quel ragazzo, messo all’angolo per scegliere tra la sua famiglia e la sua stessa vita. [Missing Caption][Missing Credit]