«La macchina organizzativa regionale si sta tarando in maniera sempre più efficace per quanto riguarda la vaccinazione e l’adesione del nostro personale alla campagna è buona, direi circa del 60 per cento». Matteo Sabini è presidente di Uneba Friuli Venezia Giulia, una delle principali associazioni che raggruppano Rsa non profit del mondo cattolico e a Trieste gestisce una casa di cura con 112 posti letto e circa cento dipendenti. Come molti suoi colleghi in tutta Italia, si sta preparando a ricevere la visita dei gruppi di vaccinatori che stanno iniziando la parte più difficile della prima fase del piano di vaccinazioni: quella che prevede la somministrazione dei vaccini agli ospiti delle strutture di ricovero per anziani non autosufficienti.

Vaccinare i più fragili

In questi giorni, le vaccinazioni in Italia sono andate avanti velocemente: oltre 400mila vaccini erano stati somministrati alla sera di venerdì. In proporzione alla popolazione, l’Italia è uno dei paesi dell’Unione europea che stanno lavorando più in fretta, meglio persino della Germania. Ma ora che saranno coinvolte le Rsa, il passo potrebbe improvvisamente rallentare.

Fino a ora la stragrande maggioranza delle vaccinazioni è stata distribuita al personale sanitario, sociosanitario e agli altri dipendenti di ospedali e case di cura (addetti alle pulizie, lavanderie, mense). Tra i vaccinati c’erano anche i dipendenti delle Rsa, convocati in appositi centri di vaccinazione come tutto il resto del personale non ospedaliero (i lavoratori degli ospedali solitamente hanno ricevuto il vaccino nel proprio luogo di lavoro).

Soltanto 24.338 dosi di vaccino, invece, sono state distribuite agli ospiti delle Rsa, l’altra categoria prioritaria della cosiddetta “prima fase” del piano vaccinale. Vaccinare anziani non autosufficienti è infatti molto più delicato e non sarà una sorpresa se una volta entrati nel vivo di questa fase il ritmo delle vaccinazioni dovesse rallentare.

Difficoltà e rallentamenti

Il primo problema è che l’unico modo di vaccinare gli ospiti delle Rsa è inviare del personale all’interno di ciascuna struttura. «Non si può fare diversamente – spiega Sabini – gli anziani, soprattutto in periodo di Covid, non si possono trasportare. Questo causa inevitabilmente problemi di logistica e potrà produrre anche rallentamenti».

Per questo, dice Sabini: «La regione ha organizzato squadre di vaccinatori mobili che saranno inviate in ciascuna Rsa. Si occuperanno loro delle iniezioni vere e proprie, ricevendo supporto dal nostro personale». Questi gruppi dovranno calcolare con precisione il numero di persone da vaccinare e i tempi per farlo, poiché le dosi di vaccino hanno una durata di poche ore una volta rimosse dai frigoriferi a bassissima temperatura in cui sono conservate.

Gruppi di vaccinatori sono stati organizzati in quasi tutte le regioni e in alcune sono già al lavoro da giorni. La Toscana, ad esempio, ha già vaccinato seimila ospiti di Rsa, il record in Italia. Anche Emilia-Romagna e Liguria hanno già iniziato da giorni.

Un’altra grossa difficoltà è che molti ospiti delle Rsa non sono propriamente in grado di intendere e di volere e quindi non possono dare il consenso alla vaccinazione (fino all’80 per cento degli ospiti si trova in queste condizioni, secondo una stima condivisa da numerosi gestori di case di cura).

Il decreto legge del 5 gennaio ha introdotto un sistema più rapido per permettere ai direttori sanitari di ricostruire la volontà del paziente interpellando i suoi parenti più prossimi. Per coloro che non hanno parenti facilmente raggiungibili è stata introdotta una procedura che prevede una richiesta a un giudice e un silenzio assenso automatico dopo 48 ore dall’inoltro della richiesta. Si tratta di una procedura relativamente semplice e diretta, ma che renderà comunque più lenta la vaccinazione, dice Sabini.

Il caso francese

Secondo diverse analisi, il grave ritardo nel quale si trova il programma di vaccinazione francese è dovuto, tra le altre ragioni, alla volontà di vaccinare prima i più anziani, partendo proprio dalle case di cura. Domenica scorsa, a tre giorni dall’inizio del piano, nell’intero erano state vaccinate 352 persone, meno di quanto abbia fatto il Friuli Venezia Giulia in un solo giorno.

 

© Riproduzione riservata