Ciò che è accaduto a Pisa venerdì è stato un «fallimento» totale del governo. A dare una dura lezione all’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, mentre la premier era a Kiev per i due anni dall’inizio della guerra, è stato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Il comunicato del Quirinale sulle cariche della polizia antisommossa contro gli studenti che venerdì manifestavano in favore della Palestina è uno dei più duri pubblicati da quando il governo sovranista è in carica. «Il presidente della Repubblica ha fatto presente al ministro dell’Interno, trovandone condivisione, che l’autorevolezza delle forze dell’ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni», si legge nella nota pubblicata ieri nel primo pomeriggio.

Un discorso ribadito da Mattarella anche nella telefonata che ha avuto ieri con il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, finito nel mirino per l’operato dei suoi uomini. Venerdì sera oltre cinquemila persone hanno riempito la piazza dei Cavalieri di Pisa per protestare contro le violenze dello stato e chiedendo una presa di posizione da parte delle istituzioni. E mentre gran parte dei membri del governo hanno cercato di giustificare l’operato della polizia affermando che il corteo non era organizzato, Mattarella ha fatto da scudo per i giovani studenti.

Anche perché le cariche di Pisa sono soltanto le ultime in ordine cronologico di una lunga serie di episodi in cui la polizia ha cercato di reprimere il dissenso con la violenza. Immagini simili si sono verificate fuori dalle sedi Rai di Napoli e Bologna, senza contare le identificazioni della Digos alla Scala di Milano o al sit-in per la morte dell’oppositore politico Aleksej Navalny. Insomma, le parole di Mattarella bacchettano il governo: serve un cambio di rotta per garantire il rispetto della Costituzione.

Prima del voto

Le manganellate della polizia sono diventate un caso politico a cui il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi dovrà dare risposte. Lo chiedono la cittadinanza e le opposizioni. Il tempismo, però, non è dei migliori per il governo.

Il monito di Mattarella è arrivato alla vigilia del voto per le elezioni regionali in Sardegna, dove la maggioranza è chiamata a misurare il consenso politico elettorale a oltre un anno dal suo insediamento. Sulle cariche la polizia ha annunciato un’indagine interna con la procura per identificare gli agenti. Già da venerdì sera i manifestanti chiedevano le dimissioni del questore Sebastiano Salvo, subentrato a Pisa lo scorso luglio. Durante il g8 di Genova Salvo era in servizio nei giorni del summit globale concluso con il massacro della polizia alla scuola Diaz. Ma Salvo non è mai stato coinvolto in quelle indagini o in sospetti collegati con le violenze delle forze dell’ordine.

Le opposizioni

Le violenze di Pisa e Firenze hanno unito il fronte delle opposizioni e i sindacati. Da Giuseppe Conte a Elly Schlein tutti hanno condannato l’operato degli agenti. «Bisogna che Piantedosi venga finalmente a chiarire in parlamento davanti al paese e prendersi le sue responsabilità. Non possiamo più assistere a scene inaccettabili come quelle che abbiamo visto, di manganellate sui minori, di minori trattenuti e immobilizzati a terra. Non è accettabile», ha detto la segretaria del Pd.

Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ha chiesto un incontro con il capo del Viminale, esprimendo preoccupazione democratica dopo ciò che è avvenuto. L’arduo compito di “mettere una toppa” è toccato al vicepremier Antonio Tajani. «Il ministro dell’Interno prenderà i provvedimenti necessari. Se qualcuno ha sbagliato, e forse l’ha fatto, deve essere sottoposto ad azione disciplinare, ma questo non significa che si mettono sotto processo tutte le forze dell’ordine», ha detto il Tajani dopo il congresso di Forza Italia.

Dal partito di Fratelli d’Italia, invece, accusano la sinistra di essere «la causa dei disordini». «Noi difendiamo le regole democratiche di convivenza che si basano sul diritto di manifestare e il dovere di farlo pacificamente e nel rispetto della legge», si legge in una nota dell’ufficio stampa. Il caso durerà a lungo. Per oggi, infatti, è previsto un sit-in davanti il Viminale.

Educare gli studenti

Fa discutere invece la proposta del vicepresidente della Camera Giorgio Mulè che ipotizza dei corsi di formazione che insegnino agli studenti come manifestare. «È necessario pensare a dei corsi di manifestazione per i ragazzi perché quelli che sono andati a manifestare a Pisa o a Firenze sono dei giovani che probabilmente erano alla loro prima manifestazione e magari spinti da “cattivi maestri” sono andati contro il cordone della polizia provocando una reazione sulla quale possiamo discutere rispetto alla proporzionalità di ciò che è successo con i manganelli», ha detto Mulè. Le immagini di venerdì, però, mostrano che i “cattivi maestri” sono altri.

© Riproduzione riservata