Giuseppe Morgia è un luminare di urologia. A fine gennaio ha superato la selezione indetta dall’azienda sanitaria di Enna, in Sicilia, con un punteggio di 96. Ha superato i concorrenti grazie ai titoli e alla lunga esperienza. Sarà il nuovo direttore della struttura complessa di urologia dell’Asl siciliana. La carriera di Morgia è inarrestabile nonostante l’indagine a suo carico per corruzione. Il professore universitario nel febbraio 2019 è finito agli arresti domiciliari su richiesta della procura di Catania, guidata dal magistrato Carmelo Zuccaro.

L’indagine non ha condizionato la sua carriera e l’azienda sanitaria provinciale ha ignorato anche un altro aspetto che rende la vicenda paradossale. Lo stesso Morgia ha ammesso agli inquirenti di aver ricevuto soldi da aziende private. Le indagini hanno ricostruito le modalità operative del luminare. Al telefono chiariva al suo interlocutore la via maestra per promuovere i prodotti o i macchinari. «La differenza la fa la volontà di un’azienda di poter muovere il prodotto, di spingere», diceva Morgia. Spingere era la parola magica.

Il luminare ai domiciliari

L’inchiesta della Guardia di finanza risale al febbraio 2019. Il giudice per le indagini preliminari firma una misura cautelare a carico di sei persone indagate, insieme ad altre undici, per corruzione, concussione e turbativa d’asta. In alcune circostanze ecografi e prodotti urologici sono stati acquistati dal Policlinico in base alle volontà di Morgia, che favoriva le ditte compiacenti indirizzando le gare d’appalto in cambio di promessa di soldi o altre utilità come contributi economici per l’organizzazione di convegni all’estero. Questa è l’accusa della procura.

Il primario interviene anche nella gara di bacino pur non avendone i titoli, ma nei fatti indirizzava l’esito del bando da 55 milioni di euro. Un bando che viene cucito addosso alla società vincitrice, che riceve notizie riservate da Morgia. Con il primario vengono indagati alcuni suoi collaboratori, ma anche i rappresentanti delle aziende favorite che foraggiavano economicamente Morgia. Il caso travolge la sanità regionale. Il caso finisce nella relazione della commissione regionale antimafia, presieduta dal consigliere Claudio Fava.

«A suscitare indignazione, oltre all’impietosa fotografia sul livello di assoluta permeabilità alla corruzione del sistema sanitario regionale (Morgia, secondo l’impianto accusatorio, sarebbe stato in grado di “telecomandare” a suo piacimento – pur non facendone parte – la commissione tecnica chiamata ad esprimersi sui capitolati, al fine di favorire le imprese “amiche”), è il senso di impunità ostentato dal primario», si legge nella relazione. Dopo gli arresti domiciliari, Morgia viene scarcerato e torna in cattedra, ma prima viene ascoltato dai pubblici ministeri.

La confessione

Domani ha letto il verbale di spontanee dichiarazioni di Morgia nel quale chiarisce e conferma diverse condotte contestate. «Voglio confermare che in effetti per l’acquisto di questo ecografo io e Tirri ci accordammo affinché mi desse 10mila euro (...) Io chiesi a Tirri di uscire fuori dalla mia stanza dove erano presenti anche i nostri collaboratori e parlammo di questa dazione di denaro quando eravamo soli (…) Dopo qualche convenevole e qualche chiarimento sulla macchina in discussione, Luchini mi disse “Professore per quanto concordato non è possibile, ma si può” e scrisse su un foglio 8k. Abbiamo chiaramente tutti inteso 8mila euro. Io non risposi, annuì e me andai in sala operatoria», dice Morgia agli inquirenti il giorno 5 aprile 2019.

Il professore inizia il suo verbale con una precisazione: «Ammetto di avere controllato la gara di bacino ma era intenzione farlo nell’ottica di consentire a quelle che secondo la mia esperienza operativa sono le migliori ditte al mondo di potersi aggiudicare i lotti più importanti per garantire qualità all’operato del mio reparto». Chiariti i buoni propositi Morgia passa in rassegna i rapporti con i rappresentanti delle imprese affidatarie e le dazioni di denaro ricevute. Inizia dalle forniture dei prodotti urologici. «Sin dal 2012 ho sempre ricevuto in cambio di ordini di materiale somme di denaro in contante che venivano consegnate nella mia stanza due o tre volte all’anno per importi complessivi di circa 3mila euro», confessa Morgia.

Anche quando muore il titolare dell’azienda la storia non cambia, il nuovo responsabile lo rassicura con parole concilianti: «Professore stia tranquillo perché non cambierà nulla e io farò quello che faceva D’Arrigo (predecessore, ndr)». Così continua a ricevere 3mila euro annui per complessivi 12mila.

Il professore spiega i rapporti con altre società dalle quali ha ricevuto soldi per corsi di formazione, in questo caso regolarmente fatturati. Morgia racconta anche della gara di bacino e dell’incontro con un rappresentante che propone gel e clip chirurgiche al quale spiega che ormai era troppo tardi, ma che avrebbe potuto acquistarle fuori gara. «A quel punto mi consegnò una busta bianca che conteneva 1000 euro in contanti in tagli da 50». Ora il professore è diventato primario, aspetta che un giudice valuti la sua richiesta di patteggiamento, presentata dall’avvocato Carmelo Peluso, ma non vuole commentare la vicenda. Si limita a dire di non aver confessato nulla agli inquirenti e riporta tutto all’organizzazione di congressi.

Quando, però, gli leggiamo un passaggio del verbale di spontanee dichiarazioni spiega che «di questo non vuole discutere». Ma si è pentito di quanto emerso?

«A questa domanda non voglio rispondere». Sulla selezione vinta si limita a dire che la selezione è avvenuta regolarmente e le verifiche sono di pertinenza dell’Azienda sanitaria provinciale di Enna.

Ora deve decidere se mettersi in aspettativa da professore ordinario e diventare primario oppure continuare a insegnare in attesa che un giudice decida sulla richiesta di patteggiamento. 

E la regione cosa dice? 

«Chiederemo all’azienda sanitaria di Enna di ricostruire la vicenda e al direttore generale di tenere conto della richiesta di patteggiamento prima di formalizzare la nomina», dice Ruggero Razza, assessore alla Sanità.

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