È iniziata oggi a Roma la terza udienza del processo tra la premier Giorgia Meloni e il giornalista Roberto Saviano. Un’importante novità è la discussione in aula sulla richiesta di costituzione di parte civile da parte del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini nel processo intestato alla presidente del Consiglio. Richiesta che alla fine è stata respinta dal giudice. Lo scrittore è accusato di diffamazione per una vicenda che risale al 2020, quando in una puntata di un programma di La7 dove si parlava di migranti Saviano definì «bastarda» l’ex leader dell’opposizione in merito al caso di un bambino di sei mesi, originario della Guinea, annegato nel Mediterraneo.

«Vi sarà tornato alla mente tutto il ciarpame detto sulle Ong: “taxi del mare”, “crociere”… viene solo da dire bastardi. Meloni, Salvini, bastardi, come avete potuto? Come è stato possibile, tutto questo dolore descriverlo così? È legittimo avere un’opinione politica ma non sull’emergenza», aveva detto Saviano.

Le dichiarazioni di Saviano

Prima di entrare in tribunale Roberto Saviano ha pubblicato un suo messaggio sui social network: «Oggi terza udienza del processo Meloni. La prima udienza c’è stata un mese fa, la seconda ieri. Pare che questo processo (che mi vede imputato) sia una eccezione, perché di norma i processi in Italia procedono lenti, lentissimi. Pensate che dal 2008 sono coinvolto, come vittima, nel processo per minacce mafiose che ho subìto dal clan dei casalesi; in quindici anni non si è ancora celebrato il secondo grado. Ironia della sorte: quando sono vittima i processi procedono lenti, quando sono imputato mettono il turbo».

Il giornalista ha anche aggiunto: «Non posso sottrarmi, non sono un parlamentare o un ministro e non godo di alcuna immunità, e soprattutto non voglio. Sarà un processo importante in cui chi mi porta alla sbarra ha da perdere molto più di me». Intanto l’udienza di oggi si è conclusa con l’ammissione dei testi della difesa.

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