«Vi sarà tornato alla mente tutto il ciarpame, taxi del mare, crociere, tutte quelle parole spese su questa disperazione. Viene solo da dire: bastardi! Come avete potuto? A Meloni, Salvini, bastardi». Questa la frase pronunciata a Piazzapulita, su La7, da Roberto Saviano nel dicembre 2020 che lo ha portato a processo per diffamazione.

Sul banco degli imputati, querelato dall’attuale presidente del Consiglio, è finito anche il nostro giornale per un articolo di Emiliano Fittipaldi che non aveva dato un giudizio su Meloni, ma solo riportato un dato di fatto tratto da un verbale. 

Roverto Saviano, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha querelato Domani. Anche lei è imputato, intravede un pericolo in questo uso disinvolto della querela?

Il pericolo sta nella sproporzione tra il querelante e il querelato, e nella natura stessa del reato per il quale verremo giudicati, che è un reato di opinione. 
Questa maggioranza politica intende condurci verso quella che Eduardo Galeano battezzò “democratura”: una democrazia che millanta un’appartenenza ai valori democratici, ma che agisce di fatto in maniera illiberale, scagliandosi contro le sue figure più esposte a suon di querele e attacchi personali.

Solo alla persona senza voce si lascia una comoda libertà di critica, ma a chi dispone di un megafono, di un palco, di spazio, in una democratura viene resa la vita difficile.

Nel suo caso aveva bollato come bastardi Salvini e Meloni, quel giudizio lo userebbe nuovamente o era figlio di un contesto, la visione di un filmato e della morte di un innocente?
Era senz'altro figlia di un contesto, ma le domando: il contesto è cambiato?  Accostano ai migranti la terribile parola "pacchia". Ma come può essere pacchia una traversata così spaventosa? Poche settimane fa due bambini sono morti, bruciati vivi. Hanno preso fuoco accanto al motore dell’imbarcazione su cui si trovavano.

Mentre avveniva questa tragedia, sono state fermate in mare le navi delle Ong, è stato loro impedito di portare a termine operazioni di soccorso che salvano vite. E allora io credo che il contesto non sia affatto cambiato. Dico di più, è la giurisprudenza a valorizzare il contesto della critica più che le espressioni utilizzate: ancora una volta, concentrarsi sulle espressioni è una strategia di distrazione per evitare di concentrarsi sul merito della critica.

Ma un potere che non accetta questo confronto, o peggio lo criminalizza, è evidente che ha una concetto molto singolare e pericoloso di democrazia.

Le politiche sui migranti del ministro Marco Minniti ricordavano quelle della destra, di quella vittima e del cimitero Mediterraneo dovrebbe farsi carico anche la sinistra?
Papa Francesco, troppo spesso citato da chiunque abbia anche il più piccolo degli scranni in Parlamento, ha definito Marco Minniti "criminale di guerra", e non mi pare che a oggi ci sia stata alcuna smentita. Il Papa lo definì in quel modo per la gestione dei flussi migratori e per il finanziamento in Libia di veri e propri lager.

I taxi del mare, ora il carico residuale, la parola è uno strumento formidabile per trasformare le persone in scarti, è una delle colpe di questa classe politica?

La parola è tutto. È per una parola che vengo portato alla sbarra. Ed è proprio così: la parola viene usata, nel loro caso, per togliere umanità, per allontanare ogni possibilità di empatia.

Quanto grave è processare uno scrittore o un giornalista se l'autrice della querela è chi comanda il paese?

Basta vedere l'attenzione che all'estero danno al processo che mi vede imputato. Sul Guardian hanno pubblicato ben tre articoli solo nell'ultima settimana e questo Governo non ne esce bene. Definiscono la nostra legge sulla diffamazione "draconiana", parlano apertamente di "bullismo" contro di me e sostengono che "lo spettacolo dei politici più potenti d'Italia che si alleano per intimidire uno scrittore in questo modo è indegno di uno stato membro fondatore dell'Unione Europea".

Del resto anche sedicenti liberali e garantisti hanno delineato questo rischio, salvo poi girarsi dall'altra parte quando la questione ha riguardato me. Ma in Italia non esistono i garantisti solo i diversamente giustizialisti.

C'è un rischio di riduzioni delle libertà in questo paese?

Il cosiddetto decreto antirave è un manifesto politico. Che poi lo debbano modificare, la dice lunga su quanto questi signori, che hanno giurato sulla nostra Carta Costituzionale, sentano di doverne poi anche di rispettare i contenuti.

Non si può non considerare che ogni difficoltà sul piano economico-finanziario del governo porterà a riforme di bandiera che sono a costo zero.

E le riforme di bandiera dell'estrema destra sono sempre nel segno della riduzione dei diritti e delle libertà di specifiche categorie di persone, che poiché loro ritengono di non rappresentare, utilizzeranno come valvola di sfogo del malcontento indotto dal loro malgoverno. Non sono i primi, non saranno gli ultimi.


Nei giorni successivi alla prima udienza c'è chi ha ricordato che anche lei ha querelato colleghi e persone che riteneva la avessero diffamato (con esiti a volte favorevoli e a volte no), qual è la differenza?

La differenza è questa: io non godo di alcuno scudo o protezione, non ho accesso all'immunità parlamentare, non mi difendo dal processo ma nel processo. Non sono a capo e non appartengo a gruppi di potere.

Tra me e chi governa in questo momento nel nostro paese, tra me e la premier Meloni, il Vice premier Salvini e il ministro della Cultura Sangiuliano non esiste pari peso, non siamo uguali di fronte alla giustizia. 

Da tempo si discute di introdurre una legge sulle querele temerarie, mai nessun legislatore ha approvato questa norma e molti cronisti sono in ballo con richieste di risarcimento danni milionarie, è una forma alta di intimidazione?

Lo è, e dispiace non riuscire a fare fronte comune. Non c'eravate con me in tribunale il 15 novembre, nonostante immagino già sapeste che la Premier aveva querelato un giornalista della vostra testata.

La nostra parte (se esiste una nostra parte) si divide laddove dovrebbe essere compatta, non dà sostegno se non quando ne ha necessità. Di questo passo non andiamo da nessuna parte.

Domani ha seguito il caso e continuerà a farlo. Questo governo ha appena cancellato il reddito di cittadinanza, ha un pensiero per il nostro mezzogiorno dove spesso la fame alleva nuove leve per il crimine?

Questo governo ce l'ha con gli ultimi, con chi avrebbe bisogno di sostegno e non del colpo di grazia. Si attaccano i migranti, si alza il tetto al contante a 5 mila euro, un regalo alle mafie, al riciclaggio e all’economia sommersa.

Lo voglio vedere un italiano che non arriva a fine mese avere la necessità di poter disporre di 5 mila euro in contanti senza che i suoi movimenti vengano tracciati. E colpisce il reddito di cittadinanza, una misura fondamentale che va migliorata, ma non eliminata. 

Registra intorno al tuo caso una vicinanza, una solidarietà o silenzio?
Vicinanza di lettrici e lettori, vicinanza di scrittori e amici Michela Murgia, Chiara Valerio, Sandro Veronesi, Teresa Ciabatti, Nicola Lagioia, Kasia Smutniak, Massimo Giannini che non hanno pensato che standomi accanto avrebbero perso qualcosa. Ma neanche, francamente, avevano qualcosa da guadagnare. Il loro gesto di vicinanza per me ha un valore immenso.

Poi dobbiamo fare i conti con gli effetti del berlusconismo in questo paese: non le persone, ma più del 90 per cento del sistema mediatico italiano è convinto che io sia più potente della Presidente del Consiglio.

Questo è il risultato della propaganda imbastita da un uomo che era il più ricco e più potente d'Italia e che per distruggere le critiche che gli giungevano dai suoi avversari doveva rappresentarli come più potenti di quanto lui stesso non fosse. Ci crede se le dico che i principali editorialisti di questo Paese sono veramente convinti che tra me e Meloni ci sia un rapporto paritario? Sembra una barzelletta, ma è così.
In questi giorni si parla delle cooperative di moglie e suocera del deputato Soumahoro, non emerge un bel quadro, che idea si è fatto?

Ah, ma quindi dopo una settimana che sono stati resi noti i fatti, sono già uscite le motivazioni della sentenza di Cassazione?

Cose da pazzi, poi dicono che la giustizia italiana sia lenta... Battute a parte, è tipico di un paese, di un giornalismo e di un'opinione pubblica che hanno del tutto perso la rotta, lapidare un parlamentare prima ancora di conoscere cosa sia accaduto e che responsabilità abbia (eventualmente) in vicende che riguardano persone a lui vicine. 

Torniamo alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni dovrebbe ritirare tutte le querele fino alla fine del suo mandato?
Farà quello che riterrà opportuno e in continuità con la sua storia politica. Per quanto mi riguarda non credo che lo farà: portarmi a processo è un diversivo. E questo Governo ha bisogno come l'aria di diversivi e di nemici giurati.

Pochi, sempre gli stessi, da dare in pasto all'opinione pubblica perché se ne cibi e sazi l'appetito. Almeno finché dura la digestione.

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