Un altro caso di abusi da parte delle forze dell’ordine scuote la provincia di Modena. Nei giorni scorsi su Domani abbiamo raccontato l’odissea di due ragazzi, che hanno denunciato di aver subito pestaggi e umiliazioni nella Questura di Sassuolo. Ora sotto i riflettori c’è il comportamento di due carabinieri, ripresi da un passante mentre prendono a pugni in faccia un ragazzo 23enne di origine straniera e con regolare permesso di soggiorno, nel centralissimo largo Garibaldi del capoluogo emiliano. Il ragazzo è finito in ospedale mentre i carabinieri sono stati spostati ad altri incarichi.

L’ombra della profilazione razziale

Il ragazzo è originario della Guinea ed è arrivato in Italia con un barcone dalla Libia ormai sette anni fa. Qui ha ottenuto la protezione internazionale e da anni si trova stabilmente a Modena, dove lavora come aiuto cuoco in un locale della periferia est dove aveva iniziato come lavapiatti. La mattina del 13 marzo si trova nel centro di Modena, largo Garibaldi. È seduto su una panchina in attesa dell’autobus, quando tra le 9.30 e le 10, spiega la sua avvocata Barbara Bettelli, viene avvicinato da due carabinieri. «La motivazione che hanno dato i carabinieri è che aveva un’aria sospetta e si guardava in giro come se stesse aspettando qualcuno», spiega Bettelli. Una versione che fa venire in mente l’annoso problema italiano della profilazione razziale. I rapporti europei rivelano che in Italia il 70 per cento delle persone afrodiscendenti fermate dalla polizia dichiara di aver subito questo tipo di profilazione, un’emergenza su cui nel 2023 ha lanciato l’allarme anche il Comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione della discriminazione razziale.

Il ragazzo, che ha regolare permesso di soggiorno e di lavoro, in quel momento ha con sé solo l’abbonamento dell’autobus, ma non i documenti. «Ha chiesto di poter chiamare un amico perché glieli portasse da casa, ma i carabinieri hanno deciso di portarlo in caserma per accertamenti», spiega l’avvocata. E a quel punto si verifica la scena ripresa da un passante.

Pugni in faccia

Nel video si vede il 23enne in piedi davanti alla portiera posteriore dell’automobile dei Carabinieri. Si divincola senza troppa forza, la sua avvocata spiega che è fisicamente molto esile. È spaventato, deve andare al lavoro, vuole spiegare che non stava facendo nulla di male. I due membri dell’Arma lo trattengono. La scena non appare fuori controllo, la resistenza del ragazzo, che è disarmato, sembra contenuta. Ma a un certo punto uno dei carabinieri gli sferra un pugno in faccia, poi nei secondi successivi arrivano altri due colpi al volto. Il ragazzo viene spinto nell’automobile e scompare dall’obiettivo della telecamera. Il carabiniere chinato all’interno dell’automobile sembra sferrare altri colpi.

Viene arrestato per resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento dell’automobile. La giudice Natalina Pischedda nel corso dell'udienza di convalida dell'arresto ordina la sua scarcerazione senza alcuna misura cautelare e il 18 aprile si terrà il processo. Nel frattempo il 14 marzo io giovane lo passa in ospedale, visto che i postumi dei colpi del carabiniere si fanno sentire. «È molto spaventato, non ho ancora potuto vedere i referti medici ma qualche giorno di prognosi gliel’hanno dato, penso per commozione cerebrale», dice la sua avvocata.

Il comando provinciale dell’Arma di Modena intanto ha fatto sapere che i due carabinieri coinvolti nell’episodio «sono stati temporaneamente reimpiegati in altri incarichi». Ma la storia non può non far venire in mente i tanti, troppi altri episodi simili che negli ultimi anni hanno scosso la provincia di Modena.

Modena e gli abusi

Nei giorni scorsi Domani ha raccontato la storia della coppia omosessuale che ha denunciato percosse, umiliazioni e profilazione razziale e sessuale per mano della polizia nel commissariato di Sassuolo. La storia, avvenuta nel 2020, vede una prognosi di venti giorni complessivi per uno dei due, Samuel Sasiharan, cittadino tedesco di origine cingalese. Ma anche l’obbligo per entrambi di spogliarsi nel corridoio del commissariato e assumere posizioni umilianti, come documentato dai video girati dalle telecamere interne e pubblicati sul sito del nostro giornale. La procura di Modena ha chiesto l’archiviazione per il caso, accolta a fine 2023 dal gip. Gli stessi magistrati, peraltro, nell’archiviare segnalano il «comportamento non consono e poco professionale» di uno degli agenti indagati.

Sempre qualche settimana fa quattro agenti della polizia locale di Sassuolo – due agenti e due assistenti – sono stati rinviati a giudizio per tortura. I quattro agenti avrebbero picchiato un uomo di origine marocchina, trovato in stato confusionale e portato nel centro sanitario; a denunciarli è stato lo stesso direttore dell’istituto. Altri sei carabinieri sono invece sotto indagine per la morte del 30enne Taissir Sakka, deceduto durante un fermo di polizia nell’ottobre 2023 in un parcheggio del capoluogo emiliano. E poi c’è la storia del carcere Sant’Anna di Modena, dove durante la rivolta di marzo 2020 morirono nove persone in circostanze mai del tutto chiarite, tra denunce di violenze da parte delle forze dell’ordine e soccorsi tardivi. Anche in quel caso la procura modenese ha scelto la vita dell’archiviazione.

Ora alla magistratura modenese potrebbe arrivare anche la denuncia del 23enne picchiato. «Voglio prima vedere tutto il materiale a disposizione e parlare bene con lui. È probabile che denunceremo i carabinieri coinvolti», annuncia l’avvocata Bettelli.

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