«Putin non è pericoloso, lui vuole solo rispetto, non vuole che il modello anglosassone sia totalizzante in tutto il mondo», «per le doti che ha è l'uomo d'ordine che può far superare il caos dell'epoca di Eltsin», «può tirare fuori la Russia dalla miseria».

A raccontare così, nel 2016, Vladimir Putin è il nuovo ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Il giornalista, professore e scrittore aveva appena firmato Putin, vita di uno zar, edito da Mondadori.

L'uscita del volume è stata l'occasione per descrivere in pubblico il presidente russo come un moderno Robin Hood.

«Lui strappa le ricchezze dalle mani degli oligarchi, anche in maniera molto dura e brutale, e le restituisce allo stato». 

«Putin non è amato dalle élite occidentali, ma ha molto consenso nelle opinioni pubbliche, pesca a destra e a sinistra. Un personaggio che affascina».

L’assunzione lottizzata

Cresciuto tra i giovani del Movimento sociale italiano napoletano, in un convegno immortalato insieme a Giorgio Almirante, Gennaro Sangiuliano è diventato, negli anni, un riferimento per la destra sovranista italiana.

Docente alla Luiss, direttore della scuola di giornalismo di Salerno, biografo dei leader internazionali, fautore di una visione della cultura contro «i sacerdoti del politicamente corretto», è arrivato al ministero dopo la carriera in Rai.

Matteo Salvini lo voleva direttore del Tg1, durante il primo governo Conte, ma ha dovuto accontentarsi della direzione del Tg2, telegiornale che ha raggiunto ottimi ascolti.

Da direttore del telegiornale Rai ha girato le feste dei partiti, ha partecipato a quella della Lega così come alla scuola di formazione politica del partito salviniano, ma è stato presente anche alla conferenza programmatica di Fratelli d'Italia, lo scorso maggio a Milano.

La sua è una storia di militanza, di idee mai nascoste, di una faziosità limpida e così nel 2001 si è candidato, non eletto, nelle liste della Casa delle libertà in quota Forza Italia, vicino ad Antonio Martusciello.

Nel 2003 è approdato in Rai dopo anni di carta stampata, prima direttore del quotidiano napoletano Il Roma e poi vicedirettore di Libero.

È arrivato a viale Mazzini, come altri giornalisti, senza concorso, ma per meriti di appartenenza. Quel merito che ora ritrova al governo che alla parola ha associato addirittura un ministero.

«La direzione della Tgr Rai sta preparando l'ingresso nella redazione di Napoli di Gennaro Sangiuliano, attuale vice direttore di Libero, già candidato per la Casa delle libertà a Napoli alle ultime politiche. Si tratta di colpo di mano d'agosto; la Rai, che per risparmiare taglia i giornali nelle redazioni, dimentica le esigenze di rigore quando c'è da fare l'ennesima assunzione lottizzata», si leggeva in un comunicato del sindacato dei giornalisti Rai.

Pur riconoscendo la professionalità di Sangiuliano, l'associazione napoletana della stampa e l'ordine dei giornalisti della Campania hanno espresso piena solidarietà ai giornalisti Rai campani che hanno indetto tre giornate di sciopero.

Proteste e sollevazioni, in quel 2003, non hanno fermato l'ingresso di Sangiuliano in Rai da inviato. Dopo sei anni dal suo arrivo in azienda è diventato vicedirettore del Tg1, la consacrazione è arrivata, nel 2018, con la guida del Tg2 e uno stipendio da 209 mila euro lordi.

Le sue posizioni sulla Russia hanno fatto discutere, in particolare quelle sulla Crimea, «che è sempre stata storicamente della Russia», diceva nel 2018.

Posizioni che lo hanno spinto, di recente, a precisare che lui ha condannato fin da subito l'invasione dell'Ucraina, «c'è un aggressore e un aggredito, Putin ha stravolto le regole del diritto internazionale», ha ripetuto più volte.

Sangiuliano è un biografo di grandi leader, «qualcuno mi chiama putiniano, ma ho scritto anche quella di Hillary Clinton, io racconto luci e ombre dei leader».

Le luci dello zar

Ed eccole le luci dello zar russo: «Nell'era Putin, per la prima volta nella sua lunga storia, la Russia è uscita dalla miseria, dal degrado umano dell'alcolismo (…) Ha creato un ceto medio, una borghesia, ridotto la povertà, garantito condizioni di vita migliori per vasti strati della popolazione. Se è vero – perché certamente lo è – che c'è stata e continua a esserci qualche contrazione delle libertà politiche, ai russi interessa poco, perché gli indici demoscopici indipendenti indicano che Putin ha un gradimento, dell'85 per cento», scriveva Sangiuliano nel suo libro.

Nonostante gli elogi a  Putin, all’ex direttore è affidato il ministero della Cultura di un governo che si professa saldamente schierato con l’Ucraina. 

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