Da leader delle proteste contro il green pass obbligatorio a dimissionario. Stefano Puzzer ha affidato a un post su Facebook l’annuncio delle sue dimissioni dal Coordinamento dei lavoratori portuali di Trieste (Cplt): «È giusto che mi assuma le mie responsabilità, una di queste è la decisione di proseguire il presidio fino al 20 di ottobre», ha scritto Puzzer che ci tiene a specificare: «La decisione è soltanto mia, non è stata forzata da nessuno, anzi non volevano accettarle ma io le ho pretese».

La decisione è stata presa dopo che Puzzer aveva annunciato la fine dei blocchi, una proposta accolta con dissenso e critiche dal resto dei portuali. Dopo le scuse in pubblico, nella serata di sabato ha iniziato a circolare un comunicato in cui si chiedeva ai portuali di continuare il presidio fino al 20 ottobre in attesa dell’incontro in senato con i membri delle istituzioni il prossimo 30 ottobre. Un incontro considerato da molti come deludente visto che per quei giorni è atteso il G20 proprio a Roma. Tuttavia alcuni risultati positivi ci sono: nel comunicato i manifestanti si dicono soddisfatti dell’offerta dei tamponi gratuiti per i portuali, anche se non tutte le aziende all’interno dell’hub si è detta d’accordo con la decisione.

Chi è Stefano Puzzer

Gruista e portavoce dei portuali di Trieste, Puzzer è balzato agli onori della cronaca come uno dei leader del presidio organizzato dal Coordinamento dei lavoratori portuali (Cplt) che ha bloccato il porto lo scorso 15 ottobre. Sono poche le informazioni che circolano sul suo conto. È una figura carismatica capace di parlare in pubblico e con i media. Nei giorni scorsi ha dichiarato ai giornali di essersi sottoposto al vaccino contro il Covid-19, ma comunque ritiene che il green pass sia una misura anticostituzionale che va contro la libertà dei lavoratori.

I suoi colleghi hanno apprezzato le sue doti sindacaliste già nel 2015 quando aveva fatto pressioni alle autorità portuali per adottare l’Allegato VIII del Trattato di Parigi del 1947. Il documento dispone che venga data priorità ai triestini nelle assunzioni presso il porto di Trieste. Dopo vari scioperi e manifestazioni l’obiettivo è stato raggiunto. Un successo che non è passato inosservato ai portuali del varco quattro, protagonisti della protesta di questi giorni.

Il comunicato dei sindacati

«Il forte legame tra il porto, i suoi lavoratori e la città non può e non deve essere compromesso da persone che con il porto non hanno nulla a che fare» scrivono in un comunicato congiunto le sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil chiedendo la fine del blocco. «Le legittime manifestazioni di dissenso devono essere garantite – continua il testo – ma non possono impedire ad un porto e ad una città di continuare a generare reddito e prospettive per il futuro. Quelle persone che hanno dimostrato solidarietà a quei lavoratori portuali in presidio facciano un passo in avanti e liberino il porto e quei lavoratori da un peso e una responsabilità che non hanno. Non si esasperi questa situazione perché, nel rispetto di tutte le idee, chiediamo che la maggioranza non sia ostaggio di una minoranza».

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