Dal 31 ottobre circa 5mila persone si sono riunite in un capannone in disuso. Le forze dell’ordine hanno chiuso i varchi e piazzato blocchi di cemento per evitare che i partecipanti al free party di Campogalliano potessero uscire e per identificarli. «Agli arrestati non è stato permesso di chiedere assistenza legale», riferiscono i partecipanti. Solo stamattina il via libera al deflusso
«Abbiamo subito un sequestro di persona». È la denuncia dei partecipanti al free party di Campogalliano, in provincia di Modena, che tra il 31 ottobre e le prime ore del 3 novembre ha riunito in un capannone in disuso occupato circa 5mila persone.
Il “Witchtek” è andato in scena a poca distanza dall’evento del 2022 che portò il governo Meloni a emanare il cosiddetto “decreto anti-rave”. E anche questa volta la repressione non si è fatta attendere.
Come nel 2022
Il 31 ottobre circa 5mila persone hanno occupato uno stabile a Campogalliano, in provincia di Modena. Si tratta dell’area ex Bugatti, in disuso dal 1995 e venduta ormai tre anni fa all’investitore britannico Adrien Lubi, finito poi al centro di un enorme scandalo immobiliare per evasione fiscale. L’area si è popolata di tende e camper, sono stati allestiti impianti stereo e sono stati garantiti, attraverso personale sanitario, i servizi di riduzione del danno relativamente al consumo di droghe.
Il free party “Witchtek” è andato in scena a poche centinaia di metri dal luogo dove nel 2022 si erano raccolte per un evento simile oltre 2mila persone. L’ormai noto “rave di Modena” che l’esecutivo meloniano, insediato da poche settimane, sfruttò per fare esercizio di politiche repressive e che portò all’emanazione del cosiddetto “decreto anti-rave”. La prima di una lunga serie di misure con cui sono stati creati nuovi reati, spesso fittizi a puro fine di propaganda in quanto già puniti dalla legge, e sono state aggravate pene già esistenti, come è stato poi per il “decreto Caivano” o il decreto sicurezza.
In questi tre anni i free party sono andati avanti in Italia, con frequenza, dimensioni e affluenza più contenuti. Era però dai tempi del “rave di Modena” che non si teneva un evento partecipato come quello andato in scena a Campogalliano in questi ultimi giorni.
Cariche e lacrimogeni
«Questa festa non è solo un momento di svago, è un atto politico», hanno sottolineato gli organizzatori del “Witchtek”, parlando dell’urgenza di riappropriarsi degli spazi privati dismessi e sottratti alla popolazione, di resistere a una repressione politica sempre più soffocante, di istituire spazi liberi di divertimento e di creare luoghi di lotta su cause come il diritto all’abitare o il genocidio in corso nella Striscia di Gaza, con i guadagni dell’evento destinati proprio ad associazioni operanti nel territorio palestinese.
A poche ore dall’inizio dell’evento, nell’area ex Bugatti è iniziato un enorme dispiegamento di forze dell’ordine. Lo stabilimento è stato completamente circondato e mentre all’interno la festa andava avanti, all’esterno si teneva la solita mediazione con gli organizzatori per trovare un accordo sullo sgombero, che in questi casi passa anche dalla consegna e dal sequestro di impianti audio da migliaia di euro.
Con il passare delle ore si è arrivati a contare decine di camionette, una vera e propria task force che ha assunto dimensioni belliche o antiterroristiche, per quanto ci si trovasse di fronte a un free party in un edificio abbandonato.
Le forze dell’ordine hanno chiuso tutti i varchi e piazzato blocchi di cemento per evitare che i partecipanti potessero uscire dall’area e per procedere all’identificazione di ciascuno di loro. E nella giornata del 2 novembre la situazione è degenerata.
Qualcuno ha provato a forzare il blocco o aprire vie di uscita su altri lati, dal momento che non voleva sottoporsi all’identificazione, e da quel momento sono partite violente cariche e lanci di lacrimogeni da parte delle forze dell’ordine.
Secondo la denuncia dei partecipanti un ragazzo è stato colpito in faccia da un candelotto e hanno riferito di altre persone ferite senza che venisse data la possibilità di far entrare i soccorsi. A chi è stato arrestato non sarebbe stato permesso di chiedere assistenza legale. «Non è stato reso possibile nemmeno l'ingresso dell'ambulanza per una ragazza che ha iniziato ad avere le convulsioni durante gli scontri», un’altra denuncia, che ha parlato di «stato d’assedio».
In alcuni video registrati sul posto si vede un agente manganellare una persona con le mani alzate, mentre altre vengono tirate fuori a forza dai rispettivi veicoli. Per lunghissimo tempo non è stato dato modo ai partecipanti di lasciare l’area. «Siamo bloccati dentro lo stabile da più di due giorni, senza cibo o acqua corrente», la denuncia dall’interno. «Stiamo soffrendo il freddo, c'è qualche coperta termica ma abbiamo fame e sete perché abbiamo finito praticamente tutto. Anche il servizio di riduzione del danno non c'è più e questo è un problema se qualcuno che ha assunto sostanze dovesse sentirsi male», la testimonianza di un’altra ragazza quando era ormai sera. «Siamo tutti molto stanchi, per fortuna alcuni ragazzi hanno acceso un fuoco e ci siamo un po’ scaldati. È un sequestro di persona vero e proprio».
La solidarietà
Nella serata del 2 novembre fuori dall’area si è creato un piccolo presidio in solidarietà delle persone bloccate all’interno, ma anche per tentare di consegnare beni di prima necessità.
«Occorre raggrupparsi e portare vestiti caldi, maalox, acqua», il messaggio circolato sulle chat Telegram, ma le forze dell’ordine non hanno permesso la consegna dei materiali.
Fuori dall’edificio è partita una sorta di caccia ai partecipanti usciti eventualmente da altri passaggi. «C’è gente che è stata fermata e si è presa il foglio di denuncia a distanza di chilometri, hanno creato posti di blocco in tutta l’area fino agli svincoli dell’autostrada», la denuncia di un ragazzo.
Alla fine, alle cinque di mattina del 3 novembre, è stato dato il via libera al deflusso: 15 ore dopo lo stop alla musica e 72 ore dopo l’inizio del free party.
"Questa è l’Italia del dl sicurezza. In cui ogni domenica sera siamo pronti a ricevere un bollettino di guerra», il commento della senatrice Ilaria Cucchi.
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