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Migranti, dubbi sugli scafisti condannati come trafficanti

  • Il report di varie Ong “Dal mare al carcere” ha studiato le vicende processuali di chi viene accusato per la tratta dalla Libia: spesso le indagini non riescono ad attribuire chiare responsabilità, ma i processi si concludono con pesanti condanne
  • La famiglia di Tareq vive a Bengasi, ed è dalla Libia che è partito nell’estate del 2015 per proseguire la sua carriera di calciatore. Adesso è condannato per omicidio.
  • Il caso di Tareq è uno degli oltre 2.500 casi di “scafisti” che in Italia sono stati arrestati dal 2013 con l’accusa di aver condotto le barche o aver contribuito all’organizzazione dei viaggi illegali.

Ogni venerdì Tareq attende la videochiamata della famiglia, da quando la pandemia ha permesso ai detenuti che non potevano più ricevere visite di usare questo mezzo di comunicazione. La famiglia di Tareq vive a Bengasi, ed è dalla Libia che è partito nell’estate del 2015 per proseguire la sua carriera di calciatore. Già giocatore nel Tahaddi Benghazi, aveva deciso di unirsi ai migranti che convergono in Libia per un passaggio verso l’Europa. È stato condannato a 30 anni di carcere per traffico

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