A tre mesi dall’inizio della guerra in Ucraina, l’Italia ha revocato le prime onorificenze consegnate ad alcuni oligarchi russi. I nomi, già anticipati da Domani nelle scorse settimane, sono quelli di Mikhail Mishustin Vladimirovich (primo ministro della Federazione russa), Denis Manturov (ministro dell’Industria e del commercio), Andrey Kostin Leonidovich (Presidente della banca russa Vtb) e Viktor Evtukhov Leonidovich (Segretario di stato della Russia).

Il decreto è stato firmato lo scorso 9 maggio ed è stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale del 25 maggio. «Sentiti l’Ambasciata d’Italia a Mosca ed il Consiglio dell’Ordine, su proposta del ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale – si legge nel testo, l’onorificenze sono state revocate – per indegnità».

Le onorificenze erano state consegnate su iniziativa della presidenza del Consiglio dei ministri e in particolare della Farnesina, e dopo le polemiche politiche delle scorse settimane, il ministro Di Maio aveva promesso che avrebbe iniziato l’iter per la loro revoca.

Per via della guerra in Ucraina i quattro cittadini russi sono rientrati in diversi sanzioni europee e di altri stati. Nello specifico, il 23 febbraio scorso Kostin Leonidovich è stato inserito anche nella lista delle nuove sanzioni pubblicate nella Gazzetta ufficiale europea. Kostin è considerato «responsabile del sostegno ad azioni e politiche che compromettono l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina».

Le altre onorificenze

L’Italia è tra i paesi che hanno consegnato un alto numero di onorificenze a uomini di stato e oligarchi russi molto vicini al presidente Vladimir Putin. Tra questi rientrano le medaglie di Commendatore ordine al merito della Repubblica italiana consegnate nel 2017 al portavoce del Cremlino Dmitry Peskov e a Igor Sechin, amministratore delegato di Rosneft il colosso energetico russo già sanzionato all’epoca dagli Stati Uniti e finito nel pacchetto di sanzioni approvato dall’Unione europea lo scorso 28 febbraio. Rosneft, così come altre società russe, è accusata di un diretto coinvolgimento nel Donbass e nella guerra in Ucraina.

Queste onorificenze sono state consegnate direttamente dal presidente Sergio Mattarella in persona e non sono ancora state revocate. Nelle scorse settimane il Quirinale aveva detto a Domani che si tratta di procedimenti di revoca complicati che implicano anche il diritto al contraddittorio del diretto beneficiario dell’onorificenza. E anche se «per le onorificenze il presidente della Repubblica non deve motivare i suoi atti», il presidente Mattarella non aveva problemi per iniziare l’iter burocratico di revoca.

Non è chiaro se sia stato avviato o meno tale procedimento, ma la strada intrapresa dalla Farnesina potrebbe accelerare la decisione.

Le reazioni

«Le azioni di connivenza con la Russia, che hanno visto i nostri governi, soprattutto per mano del ministro Di Maio, elargire a pioggia onorificenze a gerarchi del Cremlino hanno rappresentato un errore politico madornale. Di fronte all'aggressione terrorista e feroce della Russia contro l'Ucraina e contro l'Europa occorre porre rimedio. Per questo mentre ci rallegriamo di queste decisioni torniamo a chiedere con forza che anche le altre 26 onorificenze rimanenti vengano revocate», dicono in una nota Massimiliano Iervolino e Igor Boni, segretario e presidente di Radicali Italiani e Giulio Manfredi, membro della giunta di Radicali Italiani.

© Riproduzione riservata