I Verdini, padre e figlio, erano a capo, secondo la procura di Roma, del Sistema che faceva affari con le commesse di Anas, controllata dal ministero delle Infrastrutture, guidato da oltre un anno da Matteo Salvini. E avevano proprio in Salvini una sponda politica di rilievo. Il leghista è il genero e cognato di Denis e Tommaso Verdini, entrambi indagati per corruzione, che avevano nella società Inver la scatola magica per consulenze e affari. Il gioco era semplice, stando alle ricostruzioni dei pm e della guardia di finanza: da una parte costruirsi le alleanze politiche e dall’altra sfruttarle per avere consulenze dalle imprese che volevano fare affari con Anas. Salvini non è indagato.

Nelle informative della finanza emerge un dato. Salvini sarebbe stato il manubrio politico che Denis Verdini girava a piacimento per avere ‘amici’ nei posti di comando. I finanzieri annotano che nell’ufficio di Fabio Pileri, lui e il socio Tommaso Verdini parlano di ‘Matteo’ (Salvini) e ‘Denis’ (Verdini). È il 19 ottobre 2022, sono giorni frenetici perché le destre hanno vinto le elezioni e la futura presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si prepara al giuramento davanti al presidente della Repubblica. La squadra nei ministeri è ancora da comporre e il suocero di Salvini, ex coordinatore del Pdl, pregiudicato per bancarotta fraudolenta, non è affatto uscito di scena, ma teleguida il genero. Così emerge dalle conversazioni. Gli indagati non sanno che gli uffici sono imbottiti di microspie, piazzate dalla guardia di finanza. Verdini jr cita alcuni possibili sottosegretari alle infrastrutture: «Poi c’abbiamo a Lucchini, Rixi, Morelli, Freni e Siri», tutti della Lega, specificando che ha chiesto «tutte le infrastrutture». Pileri chiede: «Sono ministro Lega e due...sottosegretari Lega?», Verdini risponde: «Non ho detto glielo danno, ho detto che lui li ha chiesti».

Di certo questi dialoghi dimostrano una profonda conoscenze delle trattative in corso all’epoca per la formazione dell’esecutivo. Lo schema si realizza visto che Salvini diventa ministro alle Infrastrutture, Rixi vice e Freni, invece, si conferma al ministero dell’Economia. «Matteo...c’ha dato carta bianca [...] e noi siamo state persone perbene. L’abbiamo incontrato, gli abbiamo detto “Matteo, per non mettere il casino, mo, per adesso, i nostri clienti che si occupano di infrastrutture li lasciamo”. E lui c’ha solo ringraziato [...] C’ha detto “guardate qualsiasi cosa, me ne occupo io dei vostri dossier”. Dice “questa cosa mi fa solo che piacere”, punto», dice Pileri nel novembre 2022 a governo fatto. Pileri precisa subito dopo che all’interno del ministero possono contare sulla disponibilità di alcuni esponenti di alto profilo come il viceministro, Rixi. Tutti i politici, Rixi, Salvini e Freni non sono indagati. Rixi parla di «millanterie». Il gruppo sotto indagine, però, i politici ritenuti di riferimento li incontrava anche.

Freni paletta e lampeggiante

È il 17 maggio 2022 e a Palazzo Chigi c’è Mario Draghi. Nella sua squadra di governo è entrato, a settembre dell’anno precedente, l’astro nascente della classe dirigente leghista, Federico Freni, sottosegretario alle finanze. Quel giorno ha un impegno importante. Deve correre a casa dei Verdini, in pieno centro a Roma. A casa dell’ex senatore di Forza Italia, Freni si presenta alle quattro passare del pomeriggio «a bordo di una Fiat Tipo di colore grigio, con lampeggiante e paletta esposti. Freni scendeva dalla macchina ed entrava presso l’abitazione di Verdini...», annotano i finanzieri. All’incontro hanno preso parte i Verdini, il socio Pileri, anche lui indagato, e il sottosegretario in carica, Freni, oggi nuovamente al governo con Giorgia Meloni. «Ero impegnato in commissione al Senato e tornando evidentemente mi sono fermato lì, visto che è di strada tra il senato e il ministero. Ecco così spiegata la ragione della macchina di servizio. Lì c’è anche una sede della Lega, non so dove sono andato quel giorno, sono passati due anni», dice Freni a Domani.

Nel novembre 2021, però, Freni è presente a una cena alla presenza dei Verdini. Freni, non indagato, è protagonista anche di un altro episodio. Tommaso Verdini, nel dicembre 2021, si era prodigato per procurargli i biglietti per la prima della Scala a Milano, e per prenotargli un tavolo in un noto ristorante milanese. «Tommaso Verdini era ospite in un palco da sei posti riservato da un suo amico. C’erano due posti rimasti liberi e conoscendo la mia passione per l’opera mi ha chiesto se mi volessi aggregare insieme agli altri ospiti. Ovviamente ho pagato con la mia carta di credito tanto l’albergo quanto la cena e ne ho traccia», dice Freni. Sulla prenotazione dell’albergo il sottosegretario non ricorda chi ha prenotato. Le carte dell’indagine, sì. Il 3 dicembre Verdini jr chiama direttamente il presidente di Federalberghi, Bernardo Bocca, in passato senatore del Pdl. «Se c’hai posto, però siamo in tre, una per la mamma, una per me e Flavia e una per Federico Freni che viene su con noi», dice Verdini al telefono prenotando il lussuoso Hotel de la Ville. Intanto ieri Verdini jr e Pileri sono stati interrogati dopo l’arresto. Entrambi sono rimasti in silenzio davanti al giudice.

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