«Sala e Tancredi? Dipendenti di Catella». Ma l’arresto è in bilico

Il sindaco Beppe Sala? L’ex assessore Giancarlo Tancredi? «Trattati come dipendenti maldestri e poco efficienti» dal “re del mattone” e capo di Coima Sgr, Manfredi Catella. Mercoledì l’immobiliarista, con autista e avvocato al seguito, è entrato nuovamente nel palazzo del tribunale di Milano. I giudici del Riesame lo attendevano per discutere il ricorso sulla revoca o meno dei domiciliari e, dopo un’udienza durata poco più di un’ora, si sono riservati di decidere: lo faranno entro questo venerdì. Intanto i pm che lavorano alla maxi inchiesta sulla gestione dell’urbanistica hanno depositato una nuova memoria di 58 pagine in cui chiedono la conferma della misura cautelare disposta in precedenza dal gip, Mattia Fiorentini. Nelle carte i magistrati meneghini sottolineano «il modo padronale, al limite dell’inverosimile, e fuori dalla legge» che l’erede di Salvatore Ligresti «ha di interagire con la pubblica amministrazione, servendosi come tramite dell’assessore Tancredi, del direttore generale Malangone e del sindaco Sala, per condizionare a suo vantaggio i pareri della Commissione per il paesaggio, nonché i contenuti dei bandi in cui il comune deve mettere all’asta gli immobili del suo patrimonio». Urbanistica, le chat con Sala: «La procura crea problemi» «Elementi gravi» Catella è stato arrestato lo scorso 31 luglio. Per lui l’accusa è di falso e corruzione a causa di un presunto accordo che avrebbe stretto con l’ex membro della Commissione paesaggio di palazzo Marino, Alessandro Scandurra. Più in particolare, secondo gli inquirenti, Coima avrebbe affidato all’architetto almeno 138mila euro di incarichi di progettazione. In cambio Scandurra avrebbe fatto gli interessi della Sgr in seno alla Commissione paesaggio, invece di astenersi per il conflitto di interessi in almeno due sedute. Al contrario, l’ipotesi di induzione indebita per la vicenda Pirellino è stata esclusa dal giudice per le indagini preliminari: decisione contro cui i pm hanno fatto appello. Se però «ogni patto corruttivo» è stato più volte escluso dall’imprenditore e dalla sua difesa, nella nuova memoria dei pm si «ribadisce la presenza di elementi più che gravemente indiziari». «Catella – scrivono ancora i magistrati – attraverso dichiarazioni confuse e incoerenti, avrebbe attribuito a buona fede e trasparenza le condotte che gli sono state contestate a titolo di corruzione». Inchiesta Urbanistica, tolti i domiciliari a Tancredi, Pella e Marinoni. Disposte misure interdittive Motivo per cui «le esigenze cautelari permangono al di là delle dimissioni dello stesso dalle cariche in seno a Coima in quanto l’insieme degli elementi di prova e le chat dimostrano in maniera lampante che il patron di Coima è stato sempre in strettissimo contatto con i vertici della politica e dell’amministrazione del comune con i quali condivide le dinamiche da lui dettate». I pm, oltre alla memoria, hanno anche depositato una consulenza di parte per contestare le “parcelle” di Catella all’architetto Alessandro Scandurra, «troppo alte» per risultare verosimili. Urbanistica, le chat con Sala e l’incontro con Salvini sul salva-Milano La «cupola» Sugli altri arrestati nelle scorse settimane il tribunale del Riesame ha deciso per la scarcerazione. Sono dunque tornati in libertà il patron di Bluestone, Andrea Bezziccherri, l’imprenditore Federico Pella, l’architetto Alessandro Scandurra, l’ex presidente della Commissione paesaggio, Giuseppe Marinoni, e l’ex braccio destro di Sala, Giancarlo Tancredi. Nei confronti di Pella, Tancredi e Marinoni sono però state disposte misure interdittive. E sempre nei giorni scorsi i magistrati hanno depositato una serie di chat: oltre quattromila pagine di interlocuzioni tra i personaggi chiave della vicenda. Tra queste anche i messaggi tra il “re del mattone” e il primo cittadino a cui il vicepremier Matteo Salvini ha chiesto, ancora una volta, di valutare un passo indietro. Sempre nelle chat a emergere è un rapporto di grande amicizia tra i due. Ma anche «un sistema allarmante – è scritto nella memoria – di commistione tra condotte corruttive, traffici di influenze, induzioni illecite, di cui Catella risulta protagonista principale: dalla lettura dei messaggi emerge chiaramente la sua figura quale dominus di una sorta di cupola intenta a sviare la potestà pianificatoria e programmatoria dell’ente in favore di un unico centro di interesse». L’urbanistica di mercato e le città senza futuro I pm notano, ancora, che alcuni dei progetti di Coima ricevessero dall’amministrazione «parere favorevole nonostante le grossolane lacune». Lo stesso Catella viene descritto come «dirigista, che detta le regole per procedere». Si parla di «direttive date dall’immobiliarista sull’andamento dei procedimenti amministrativi di suo interesse». Qualche esempio? Sul progetto del «Villaggio Olimpico – si legge sempre nella memoria – Catella arriva a dettare i tempi per il pronunciamento di segreteria tecnica, collegio di vigilanza e giunta comunale». È inoltre Coima, «e cioè un investitore privato, non i funzionari del comune, a predisporre le bozze di comunicazione del comune di Milano». Questo a segno di «un sostanziale asservimento della struttura pubblica a quella privata». A corredo delle proprie tesi i magistrati passano in rassegna la vicenda «dell’inedificabilità dell’area di Cenisio 2». Il “re del mattone” «cercherà di imporre a Tancredi e Marinoni una previsione di deroga all’inedificabilità». Ne verrà fuori «un bando cucito sugli interessi di Coima». Interessi per i quali «sia Tancredi sia Malangone si sono spesi attivamente per anni, influenzando gli uffici, la Commissione paesaggio, l’avvocatura comunale». Interessi, insomma, più uguali di altri. Inchiesta sull’urbanistica, i pm tornano alla carica sull’induzione indebita: «Tecnici asserviti ad assessore e sindaco»