Secondo un’indagine della Società italiana di medicina d’emergenza urgenza dal prossimo anno un pronto soccorso su quattro rischia di avere l’organico dimezzato. Questa analisi è stata fatta in occasione dell’Accademia dei direttori Simeu e fotografa un problema del paese che si combatte da tempo. Le criticità cambiano anche da regione a regione e si evidenzia un particolare divario tra nord e sud Italia. 

Quando è stato chiesto ai direttori di Struttura di commentare la copertura di organico medico prevista per il gennaio 2026, avrebbero indicato il calo anche come conseguenza post-pandemia, specificando che le nuove carenze sarebbero «in ragione della progressiva scadenza dei contratti con le società di servizi, nonché per la possibile scadenza di alcune tipologie di contratto risalenti alla pandemia ma tuttora in vigore».

I dati

Oltre al dato sul dimezzamento dell’organico, il 39 per cento dei pronto soccorso avrà un numero di medici in servizio che oscillerà tra il 50 e il 75 per cento del numero attuale.

Per il 4 per cento delle strutture l’organico medico sarà addirittura inferiore al 25 per cento. Secondo l’indagine, soltanto il 31 per cento degli ospedali avrà una copertura superiore al 75: «Questi dati evidenziano come il 69 per cento dei pronto soccorso preveda per il gennaio prossimo una copertura organica inferiore al 75 per cento» dice il presidente nazionale Simeu, Alessandro Riccardi. 

Tenuta del sistema a rischio

Le difficoltà per medici e operatori sanitari non sono da sottovalutare. I pronto soccorso sovraffollati non sono una novità e spesso la copertura dei casi meno urgenti diventa più difficile, con le poche braccia disponibili impegnate a occuparsi delle emergenze. 

Anche se le stime migliorano rispetto agli anni precedenti, le prospettive rimangono comunque cupe: «I dati che abbiamo presentato fotografano una situazione estremamente pericolosa per tutta la tenuta del sistema» spiega Riccardi. «Confermano la criticità che da tempo denunciamo e confermano le carenze soprattutto nell'ambito delle strutture più periferiche. Sicuramente, evidenziano come le attuali misure per la tutela dei dipendenti del servizio pubblico nell'ambito dell'emergenza urgenza siano gradite e apprezzate, ma non sono ancora sufficienti per dare una svolta».

Problemi maggiori e soluzioni temporanee

Secondo Simeu la difficoltà maggiori sono nel reclutamento di nuovi medici d’emergenza: la pressione lavorativa risulta essere molto elevata e la mancanza di incentivi per la permanenza nei reparti dedicati non aiuta la situazione generale. Unica strada per tenere in piedi il sistema, gli aiuti temporanei: «Si conferma la necessità di ricorrere a soluzioni tampone, quali prestazioni aggiuntive e reclutamento di professionisti con modalità contrattuali esterne alla dipendenza dal Ssn».

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