«Da qualche parte penso di essere una donna di merda perché non so cucinare, non mi sono sposata e non ho avuto figli». Chiara Francini durante la quarta serata di Sanremo ha dovuto aspettare fino all’1:39 per fare il suo monologo sulla maternità. Non ha mostrato scoraggiamento, e ha parlato come promesso di sé stessa, o meglio ha attinto da sé, per raccontare cosa vuol dire arrivare in quell’età in cui una donna non sa più se potrà essere madre, adesso che ha 43 anni.

A un certo punto «mi sembrava che tutti intorno a me avevano avuto o stessero avendo figli». E poi « mi sono accorta che se non mi sbrigavo un figlio non lo avrei avuto» poi tu «pensi di aver aspettato troppo, di aver fallito». 

Il dialogo immaginario

Il monologo, mentre sul palco è arrivata una carrozzina, è diventato un dialogo con un bambino immaginario: «Vorrei sapere come faccio con te bambino, ancora non sei nato e non so se ci capiamo, spero che se sarai maschio sarai gay, e sarà un amore senza fine, oppure no perché per te non sarà facile». E la raccomandazione: «Odia il male perché è solo con quella cosa lì che si fanno le cose». E ancora: «Non essere una di quelle creature troppo buone o dovrò stare lì a difenderti». La realtà della maternità: «Ti desidero così tanto che sarai una delusione», per poi pentirsi di averlo solo pensato. E la conclusione: «Vorrei che tu fossi fiero di me anche se non ci sei, forse perché ci sei sempre stato».

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