I decreti abbondano, l’ultimo è stato approvato dal governo pochi giorni fa ed è ora al Senato. Ma sono le misure concrete a mancare. Il terremoto ai Campi Flegrei di magnitudo 4.4, alle 12.07, ha fatto tornare il panico nella popolazione scesa in strada è stata una delle scosse più violente, seconda solo a quella di marzo di magnitudo 4.6. Si è avvertita distintamente anche a Napoli: le persone sono scese in strada, preoccupate.
Le scuole e gli uffici pubblici sono stati evacuati per garantire i controlli agli edifici, mentre è andato avanti lo sciame sismico e sono state allestite le aree di attesa per le persone che hanno lasciato le proprie case. Inevitabili le ripercussioni sui trasporti con le strade intasate dal traffico delle persone in fuga. Non sono stati segnalati danni, nell’attesa di verifiche più approfondite.

L’allarme non è cessato, anzi. «Non dobbiamo cadere nell'errore di pensare che il peggio sia passato. Il peggio non ce lo stiamo augurando, ma il processo è in corso», ha detto Mauro Di Vito, direttore dell'Osservatorio vesuviano dell’Ingv. Insomma, c’è un pericolo di eruzione del Vesuvio? «Escludiamo una risalita magmatica, ma dobbiamo sapere che questo potrà accadere. Nessuno potrà dire se sarà tra 3 o tra 10 anni».

La scossa ha però riportato alla memoria le promesse mancate dal governo Meloni sul contrasto al fenomeno del bradisismo. La terra ha tremato proprio mentre il ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, era in commissione Ambiente alla Camera per rispondere alle interrogazioni, comprese quelle sulla situazione nei Campi Flegrei.

Decreti vuoti

Il problema resta politico. Al momento si contano almeno tre decreti con interventi concentrati sull’area colpita dallo sciame sismico. Eppure sul territorio non si è visto nulla di concreto.

Il ministro Musumeci ha firmato solo nello scorso dicembre i provvedimenti per rendere esecutive le norme sui contributi. E nulla è stato risolto, perché le procedure sono farraginose. Era stata prevista un’analisi di vulnerabilità sia di intere zone che dei singoli edifici. «Sono tutti compiti ben lontani dall’essere completati. Manca la verifica a tappeto e la lentezza è palese sulle verifiche dell'edificato», dice a Domani il deputato del Movimento 5 stelle, Antonio Caso, che da cittadino dell’area flegrea conosce bene la situazione.

Uno dei nodi è la modalità per avanzare le istanze necessarie a chiedere le verifiche. Secondo il meccanismo ideato dal governo sono i cittadini a doversi mettere insieme e far partire le domande, attraverso gli amministratori condominiali, per i controlli sulla vulnerabilità degli edifici. Alla fine dell’iter, viene fornita la classificazione sul livello di pericolo.

Anche gli stanziamenti dell’esecutivo sono inadeguati. «Uno degli obiettivi – osserva Caso dei 5 Stelle – è quello di migliorare gli edifici in ottica antisismica. Ma la norma prevede la copertura del 50 per cento degli interventi ed è impiegabile solo per le prime case». Insomma, le risorse sono già di per sé insufficienti e i paletti piazzati dal governo aumentano il coefficiente di difficoltà.

Peraltro gli sgomberati non ricevono un sostegno per la ricerca di nuovi alloggi. Il caso riguarda in particolare alcuni cittadini che hanno lasciato le loro case quasi un anno fa, il 20 maggio 2024, quando c’è stata un’altra forte scossa. I “contributi di autonoma sistemazione” stanno arrivando, solo che non sono sufficienti.

Nelle zone limitrofe si sta verificando un aumento dei canoni degli affitti, creando un’ulteriore difficoltà. Solo con il decreto dei giorni scorsi il governo ha previsto lo stop ai tributi e ai mutui fino ad agosto, ma con un problema: «Dovranno essere pagati a dicembre. In molti avrebbero preferito che questa misura non fosse stata adottata», insiste Caso.

E sebbene l’incolumità delle persone sia la priorità, i problemi economici per i comuni flegrei si fanno sentire. Il calo del turismo è stato quantificato tra il 20 e il 30 per cento, nonostante le campagne di rassicurazione avviate dalle autorità locali. Ma ristoratori e commercianti lamentano un peggioramento ulteriore nelle ultime settimane.

Il governo Meloni non ha però previsto interventi straordinari. Le opposizioni, con il M5s in testa, hanno presentato una serie di proposte per compensare la perdita di fatturato. Ristori sullo stile di quanto accaduto durante il Covid per compensare il calo certificato degli introiti. La maggioranza ha respinto al mittente qualsiasi proposta avanzata, compresa la possibile attivazione zona franca urbana e del bonus sisma, modello già attivo per il terremoto centro Italia.

«È indispensabile mettere a disposizione risorse e mezzi straordinari per garantire la sicurezza e il supporto alle comunità colpite», ha insistito anche Marco Sarracino, deputato del Pd. Il cortocircuito è clamoroso: c’è scarsità di vigili del fuoco. Il personale, nonostante gli sforzi, non riesce a coprire le richieste di controlli negli edifici.

Il governo non ha accolto le proposte: sono state bocciate tutte le proposte di potenziamento degli organici sul territorio presentate agli ultimi decreti.

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